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L’oro brillerà nel 2024?

I prezzi dell’oro dovrebbero beneficiare del calo dei tassi di interesse, e il suo status di bene rifugio dovrebbe offrirgli ulteriore sostegno. L'analisi di Steven Bell, Chief Economist Emea di Columbia Threadneedle Investments

Negli ultimi due anni, a causa dell’aumento dei tassi di interesse, ci aspettavamo che l’oro attraversasse un periodo difficile in quanto, come avviene per un bond senza cedola, quest’ultimo è un asset che non genera interessi. In tal senso, i rendimenti e i tassi di interesse riflettono solitamente il costo-opportunità legato alla detenzione di questo bene, laddove un aumento dei tassi di interesse dovrebbe tradursi in una riduzione dei costi dell’oro.

Tuttavia, come riportato in Figura1, è possibile notare un interessante scollamento tra i prezzi dell’oro e i tassi di interesse, con una rottura evidente a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il grafico mostra il rendimento dei TIPS degli Stati Uniti (i titoli del Tesoro protetti dall’inflazione), indicando l’andamento dei rendimenti reali. Sorprendentemente, nonostante l’impennata dei rendimenti reali, il prezzo dell’oro è rimasto fisso.

 

Fig.1 Prezzi dell’oro in forte crescita nonostante l’aumento dei tassi reali

oro
Fonte: Columbia Threadneedle Investments, Bloomberg and Macrobond, 05/01/2024

 

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno congelato ben 350 miliardi di dollari delle riserve della Banca Centrale russa. La forza sorprendente del prezzo dell’oro potrebbe riflettere la fuga di capitali verso questo bene rifugio da parte di banche centrali, personalità politiche e individui facoltosi, timorosi di poter subire un simile destino in futuro. Le sanzioni contro la Russia sono infatti senza precedenti per portata e impatto e hanno coinvolto non solo la banca centrale ma anche quasi 2.000 individui ed enti a cui sono stati congelati gli asset.

Queste sanzioni finanziarie adottate dalle banche centrali occidentali e dai sistemi di pagamento, vedono Euroclear svolgere un ruolo chiave, non senza riluttanza. Stiamo parlando infatti di miliardi di dollari in diverse valute derivanti da asset russi giunti a scadenza e che stanno maturando interessi sui depositi. L’oro, dall’altra parte, non è proprietà di nessuno e, nonostante il rischio di confisca, il suo essere un bene fisico lo rende immune da simili sanzioni.

Le banche centrali stanno facendo incetta di oro come mai prima: nel 2022 sono state acquistate oltre 1000 tonnellate e, se guardiamo ai primi 9 mesi dello scorso anno, sembra si sia mantenuto lo stesso ritmo. La Turchia è in testa alla classifica con un record di 542 tonnellate, seguita da Cina, India, Singapore, Egitto, Iraq e gli Stati del Golfo, tutti grandi acquirenti. Indubbiamente queste banche centrali potrebbero avere altri motivi a giustificare un simile interesse, ma la sicurezza sembra essere la ragione principale dato il contesto attuale. Inoltre, questi numeri non tengono conto degli acquisti fatti da soggetti diversi dalle banche centrali.

Cosa aspettarsi nel 2024? I tassi di interesse stanno scendendo, un sostegno prezioso per il prezzo dell’oro. Così come i motivi che hanno finora incentivato la fuga di capitali e la priorità della sicurezza potrebbe rimanere ancora saldi e validi. Gli asset colpiti dalle sanzioni non sono stati sequestrati; piuttosto, i governi occidentali vogliono usarli per ricostruire l’Ucraina dopo la guerra. Quando inizieranno i negoziati per un accordo di pace, capire come e chi gestirà le spese sarà fondamentale. Un dibattito che metterà in luce la vulnerabilità degli asset finanziari convenzionali. Ci sono sicuramente altri modi per proteggere i propri asset dal congelamento. Alcuni potrebbero pensare ai bitcoin, ma l’oro ha dimostrato la sua sicurezza, stabilità e valore per oltre un millennio. I bitcoin hanno ancora molta strada da fare per raggiungere un simile livello.

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