Tensioni sempre più a fior di pelle tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca sull’Offerta pubblica di scambio lanciata dal gruppo capeggiato dall’amministratore delegato, Carlo Messina, sull’istituto guidato dall’ad, Victor Massiah.
Le tensioni si evincono non solo dalle cronache giornalistiche, ma anche dai documenti inviati dalle due banche alle autorità (da rimarcare che, come emerge dal bollettino Antitrust, Ubi ha inviato una sorta di esposto all’Agcm sull’Ops), compresa la Consob.
I legali delle parti affilano sempre più le armi e spifferano anche tesi e controtesi senza risparmiarsi. Ecco le ultime novità.
Un evento di portata eccezionale, come la pandemia, cambia il contesto e fa scattare la cosiddetta condizione Mac (Material adverse change) che rende «inefficace» l’offerta di scambio da 4,9 miliardi promossa da Intesa Sanpaolo.
E’ quello che in sostanza emerge dall’esposto spedito da Ubi Banca alla Commissione presieduta da Paolo Savona contro l’Ops lanciata da Intesa.
Nell’esposto, Ubi Banca afferma che Intesa Sanpaolo «si sarebbe dovuta esprimere tempestivamente sulla rinuncia a tale condizione, non potendo invece riservarsi, come ha fatto fin qui, di confermare se l’offerta è valida oppure no al termine del processo perché l’offerta è e deve essere irrevocabile».
Per il gruppo creditizio oggetto dell’Offerta, l’ordinamento «non tollera che l’autonomia gestionale, l’andamento del mercato e le scelte degli investitori siano indebitamente ridotte o distorte da un’offerta che non ha quelle caratteristiche di irrevocabilità».
In replica ad alcune indiscrezioni di stampa di ieri Ubi, “una delle poche banche che non ha annunciato la possibile revisione del piano”, ha chiosato oggi il Corriere della Sera, ha precisato che non c’è alcun «deterioramento del proprio profilo finanziario e creditizio» e che i dati di marzo confermano la solidità patrimoniale e la qualità degli attivi.
Fonti vicine all’offerta di Intesa, seguita dallo studio Pedersoli, fanno notare «l’evidente contraddizione tra il prospettare l’avvenuto avveramento della condizione Mac e il considerare gli effetti dell’epidemia del tutto privi di impatto», si legge sul Corsera.
Anche alla luce del fatto, viene osservato, «che i principali istituti italiani e europei, a tutela dei rispettivi azionisti e su richiesta di Consob e Eiopa, hanno dato visibilità rispetto alle attese degli impatti derivanti dal Covid 19 sui rispettivi piani in attuazione».
Il Sole 24 Ore ha preso di fatto le difese di Intesa Sanpaolo: “Quello che la ex popolare – ieri in calo del 3,87%, più del settore – non spiega è che la Mac è una clausola, inclusa di default in quasi tutti i contratti di acquisizione, legata ad effetti sfavorevoli intervenuti fra il momento dell’accordo e il closing – ha scritto il quotidiano di Confindustria – Essa fornisce all’acquirente il diritto di recedere dal contratto oppure di chiedere la revisione del prezzo. Si tratta di una clausola a favore dell’acquirente il quale, evidentemente, recede o chiede la revisione del prezzo certo non per pagare di più, ma per spendere di meno perché ritiene che l’oggetto della transazione abbia nel frattempo perso parte del suo valore”.