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Open Fiber, che cosa succede tra Mef, Cdp, Enel e Macquarie

L'offerta del fondo Macquarie per la quota di Enel in Open Fiber, il forcing del Tesoro su Enel per passare quote di Open Fiber a Cdp per agevolare il progetto della società unica della rete AccessCo. Fatti, nomi, numeri e indiscrezioni

 

Grandi manovre fra società private, gruppi pubblici, governo e fondi stranieri sulla società della rete unica.

In queste ore è in particolare l’assetto azionario di Open Fiber (OF), la società per la realizzazione della rete in fibra ottica costituita nel 2016 da Cdp ed Enel su input del governo Renzi, a essere al centro delle discussioni, in vista della confluenza di Open Fiber nel progetto AccessCo.

Il Tesoro sta facendo forcing sull’Enel affinché si trasferiscano alcune quote di OF detenute da Enel a Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia e partecipata dalle fondazioni bancarie) per agevolare la confluenza della rete in fibra ottica di Open Fiber nella società unica della rete architettata da Tim, governo e Cdp.

In questo modo, il pallino azionario di Open Fiber sarebbe di Cdp, mentre il fondo australiano Macquarie sta per entrare nella compagine societaria di OF.

Infatti la proposta di Macquarie per Open Fiber è arrivata a Enel e oggi è stata al centro della riunione del consiglio di amministrazione del gruppo presieduto da Michele Crisostomo e guidato da Francesco Starace.

Il consiglio di amministrazione di Enel, si legge in una nota del gruppo, è stato informato della avvenuta ricezione dell’offerta vincolante inviata nella giornata di ieri da Macquarie Infrastructure & Real Assets (Mira) per l’acquisto del 50% del capitale di Open Fiber  posseduto da Enel.

Tale offerta, riferisce una nota di Enel, prevede il riconoscimento di un corrispettivo pari a circa 2.650 milioni di euro, al netto dell’indebitamento, per l’acquisto della partecipazione sopra indicata, con meccanismi di aggiustamento ed earn out.

L’offerta del fondo australiano valuta la società Open Fiber presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’ad, Elisabetta Ripa,  7,3 miliardi di euro, ossia circa 5 miliardi al netto dei debiti.

L’offerta non è ancora stata valutata: “I tempi sono quelli necessari per approfondire cose del genere, parliamo di settimane intere, un mese’, ha specificato Starace: “Sono tempi abbastanza lunghi, sono offerte che vanno esaminate. Non c’è niente di urgente non abbiamo un calendario che ci corre dietro. Gestiremo la cosa con i tempi necessari’, ha aggiunto il capo azienda di Enel, specificando che se l’offerta è per l’intero 50% di Open Fiber “questo lo dovremo dire quando avremo finito di esaminarla. Non glielo posso dire in questo momento. Certamente il 50% era il punto di partenza”.

L’offerta vincolante per rilevare il 50% che Enel detiene nella società della rete, della quale è socia con un altro 50% Cdp, arriva dopo la due diligence svolta dal fondo australiano che aveva presentato una manifestazione di interesse a giugno con la quale valorizzava l’intera Open Fiber 7,7 miliardi di euro.

Alla luce del progetto di rete unica cui lavora il governo per unire Open Fiber con Fibercop, la società di Tim e Fastweb nella quale entra Kkr (valorizzata anch’essa nel complesso 7,7 miliardi) le valutazioni potrebbero essere state modificate con un ritocco all’insù.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd), in vista del cda di oggi di Enel, ieri pomeriggio ha convocato al dicastero del Tesoro (che è azionista diretto di Enel con il 23,59%) il numero uno del gruppo energetico, Starace, e l’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo.

In base agli auspici del ministero dell’Economia, la Cdp – secondo la ricostruzione di Start Magazine – dovrebbe acquisire da Enel un ulteriore 5-10% di Open Fiber (controllata ora pariteticamente da Enel e Cassa depositi e prestiti) da Enel salendo così intorno al 60-65% e lasciando Macquaire in posizione di minoranza: uno schema dunque simile a quello trovato per FiberCop con il fondo americano Kkr.

Con l’Enel in uscita e con in pancia una congrua plusvalenza (ha sborsato 7-800 milioni per il lancio di Open Fiber e potrebbe incassare 2,5-3 miliardi per il suo 50%) – ha scritto Repubblica – “la convergenza tra le due entità potrebbe procedere più speditamente passando alle valutazioni degli altri pezzi di rete da apportare anche in base ai parametri forniti dai fondi Kkr e Macquarie”.

PERCHE’ IL MEF BORBOTTA SU MACQUARIE

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