Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza questa mattina ha effettuato perquisizioni, ordini di esibizione e ispezioni di sistemi informatici nelle sedi di Fondazione Milano-Cortina 2026 e di una società di Orvieto a cui sono stati assegnati i servizi digitali per l’evento. Le accuse sono corruzione e turbata libertà d’incanto a carico di tre persone, nessuna delle quali è un dirigente o dipendente attuale della Fondazione.
L’ESTENSIONE A DELOITTE
L’operazione – coordinata dai pm di Milano Francesco Cajani e Alessandro Gobbis e dall’aggiunto Tiziana Siciliano – è estesa anche agli uffici di Deloitte, subentrata all’azienda umbra. Le indagini, avviate dalla procura di Milano, si sono focalizzate sull’aggiudicazione dell’ecosistema digitale e della sicurezza delle infrastrutture informatiche della Fondazione – secondo l’accusa – a seguito di un accordo corruttivo tra tre soggetti (un imprenditore e due ex dirigenti apicali della Fondazione) iscritti nel registro degli indagati.
CHI SONO GLI INDAGATI
Tra i tre indagati della Procura di Milano nell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta sugli appalti digital delle Olimpiadi invernali 2026 c’è l’ex amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina, Vincenzo Novari (nella foto).
CHI È VINCENZO NOVARI
Vincenzo Novari, ricorda il quotidiano locale Il Giorno, è stato amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina fino all’agosto 2022; già amministratore delegato di Omnitel, nelle telecomunicazioni Vincenzo Novari ha fondato nel 2000 Andala spa, di cui è stato amministratore delegato sin quando la società diventò 3 Italia e si fuse con Wind. Consulente poi di CK Hutchinson e da ultimo per il gruppo dei videogiochi Commodore, il manager ha avuto incarichi importanti anche in L’Oreal e Saiwa.
CHI È LUCA TOMMASINI
Oltre a Novari, risultano iscritti un altro ex dirigente della Fondazione e il rappresentante legale della società Quibyt, la ex Vetrya spa di Orvieto, vincitrice di alcune gare per i servizi digital, Massimiliano Zuco e Luca Tomassini. Quest’ultimo, leggiamo da key4bitz, è “considerato uno dei padri della telefonia mobile italiana” essendo “stato direttore dello Sviluppo di Business di TIM, Direttore dell’Innovazione e Direttore Broadband Content del Gruppo Telecom Italia”.
“Nel 2015 – si legge sempre – è stato nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e nel 2019 Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. È Professore aggiunto dell’Università LUISS Guido Carli e professore in Digital New Media e Telecomunicazioni presso la Facoltà di Ingegneria Industriale ed Economia dell’Università degli Studi di Viterbo. È stato professore presso la Scuola Superiore Guglielmo Reiss Romoli”.
LE ACCUSE
Secondo gli elementi emersi dall’inchiesta gli ex dirigenti Novari e Zuco hanno ricevuto soldi (quantità ancora da quantificare) e una Smart dal terzo indagato, Tommasini, per “favorire l’affidamento delle gare relative al cosiddetto ecosistema digitale di Fondazione”, come si legge nel decreto di perquisizione. Tra i benefit viene appunto citata “l’auto Smart per Zuco, pagata direttamente da Tomassini tramite Vetrya fin dal novembre 2019″.
Questo per le “cortesie” fatte ”ultimamente”: così si esprime in chat lo stesso Tomassini, come emerge dal decreto di perquisizione. Secondo la procura, “comunque ne accettavano la promessa, con successive aggiudicazioni delle stesse a favore della società Vetrya ed emissione di fatture da parte di Vetrya e Quibyt (entrambe amministrate da Tomassini), nei confronti della Fondazione, per importi complessivamente non inferiori a 1.895.346,60 euro“.