Non solo intelligenza artificiale, ieri il Parlamento europeo ha votato a larghissima maggioranza la proposta di legge, avanzata dalla Commissione europea il 30 marzo 2022, che regola l’obsolescenza programmata e il greenwashing.
Per obsolescenza programmata si intende la strategia commerciale volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato, mentre con greenwashing si indicano le dichiarazioni ambientali ingannevoli.
Il comune denominatore è ostacolare la transizione verde.
PERCHÉ UNA LEGGE SULL’OBSOLESCENZA PROGRAMMATA
Sarà capitato a tutti che il telefono o un elettrodomestico non fosse aggiornabile o riparabile. Questo accade perché soprattutto i prodotti tecnologici, in fase di produzione vengono programmati apposta per avere una data di scadenza che ci impone di comprane di nuovi. Ma oltre a essere dispendioso a livello economico, si tratta di una pratica che ci fa produrre enormi quantità di rifiuti difficili da smaltire o riciclare, diventando dannosa per l’ambiente.
Per questo motivo, l’anno scorso la Commissione Ue ha proposto una direttiva sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde che ieri, durante la plenaria del Parlamento Ue, con 544 voti favorevoli, 18 contrari e 17 astensioni, è stata approvata.
Il principale obiettivo è aiutare i consumatori a fare scelte ecologiche e incoraggiare le aziende a offrire prodotti più durevoli e sostenibili.
STOP ALLE FURBATE IN FASE DI PRODUZIONE
Con la proposta di legge, l’Ue vuole intervenire vietando l’introduzione di caratteristiche progettuali che limitano la vita di un prodotto o che ne causano il malfunzionamento prematuro. Inoltre, i produttori non dovrebbero essere autorizzati a limitare la funzionalità di un prodotto quando questo viene utilizzato con materiali di consumo, parti di ricambio o accessori prodotti da altre aziende. Basti pensare ai caricabatterie o alle cartucce d’inchiostro.
UNA NUOVA ETICHETTA DI GARANZIA
I deputati propongono anche una nuova etichetta di garanzia che indichi non solo la durata della garanzia richiesta per legge, ma anche la durata di eventuali estensioni della garanzia offerte dai produttori. Questo contribuirebbe, infatti, a mettere in evidenza i prodotti di qualità e a motivare le aziende a concentrarsi maggiormente sulla durata.
Dopo il voto, la relatrice Biljana Borzan (S&D, HR) ha dichiarato: “L’industria non trarrà più profitto dalla produzione di beni di consumo che si rompono appena terminato il periodo di garanzia”, ha dichiarato la relatrice socialdemocratica Biljana Borzan. “I consumatori dovranno essere informati in modo chiaro sulle opzioni e sui costi delle riparazioni. Le etichette dei prodotti informeranno i cittadini su quali prodotti sono garantiti per una maggiore durata e i produttori che hanno prodotti più durevoli ne trarranno vantaggio”.
BASTA FINTI SLOGAN GREEN…
Per quanto, invece, riguarda il greenwashing, il testo prevede di vietare l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “naturale”, “biodegradabile”, “ecologico” e così via se non sono accompagnate da prove dettagliate.
Infatti, secondo uno studio del 2020 citato da Eunews, “Bruxelles ha analizzato circa 150 dichiarazioni ambientali fatte dalle aziende (come ‘imballaggi realizzati con materiali riciclati’ o anche “impronta climatica ridotta’), concludendo che il 53,3 per cento delle indicazioni ambientali esaminate nell’Ue sono ‘vaghe, fuorvianti o infondate’ e il 40 per cento non è stato comprovato”.
Non a caso uno degli obiettivi è quello di vietare le indicazioni ambientali che si basano esclusivamente su schemi di compensazione delle emissioni di carbonio.
…E ALTRE PRATICHE INGANNEVOLI
Il Parlamento Ue fa sapere poi che saranno vietate anche altre pratiche ingannevoli, come fare affermazioni sull’intero prodotto se questa è vera solo per una parte di esso o dire che un prodotto durerà per un certo periodo di tempo o potrà essere usato a un certo livello di intensità se ciò non è vero.
Per informare i consumatori, gli eurodeputati propongono di introdurre l’uso solo di etichette di sostenibilità basate su schemi di certificazione ufficiali o stabilite da autorità pubbliche. Come ha infatti aggiunto Borzan: “La giungla delle false dichiarazioni ambientali finirà, perché saranno consentite solo le dichiarazioni ecologiche certificate e comprovate”.