Abi cambia, ma qualcuno storce il naso.
Il Comitato Esecutivo dell’Abi stamattina ha esaminato e approvato all’unanimità il “Piano di trasformazione e modello organizzativo” presentato dal direttore generale, Marco Elio Rottigni.
«Il piano – ha comunicato l’Abi in una nota ufficiale- traccia un percorso triennale volto a consolidare il ruolo strategico dell’Associazione Bancaria e a potenziare il supporto offerto agli Associati, con un’attenzione particolare alle dinamiche europee e internazionali. Affrontando le trasformazioni in atto nel settore bancario, il piano – per la cui definizione Abi è stata affiancata dalle società di consulenza Bain e Deloitte – definisce le principali aree strategiche d’azione e prevede un’evoluzione del modello operativo e organizzativo dell’Abi e del suo ecosistema, funzionali a rispondere con efficacia alle nuove sfide ed esigenze del settore».
Per la Confindustria delle banche è una rivoluzione. Cambieranno le attività e gli obiettivi. Le linee guida disegnate da Rottigni si sviluppano attorno a otto sfide, che rappresentano il filo conduttore di temi cruciali e tra loro interconnessi come la regolamentazione, la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica con i connessi rischi, la sostenibilità e i cambiamenti climatici, la concorrenza da parte di attori non tradizionali, l’internazionalizzazione con particolare riguardo agli scenari geopolitici, le evoluzioni demografiche, l’aumento delle disuguaglianze sociali e la gestione dei talenti e delle risorse umane.
Il presidente Antonio Patuelli ha benedetto la svolta: «Oggi abbiamo concluso un percorso molto importante che è quello relativo agli aggiornamenti di carattere organizzativo e trasformazione Ringrazio il direttore e tutta la struttura e i consulenti che hanno lavorato in proposito» ha detto il numero uno di Palazzo Altieri.
Non tutti la pensano così. Fra i circa 250 dipendenti dell’associazione, divisi tra Roma e Milano, infatti, serpeggia anche timori e un senso di smarrimento. Le vecchie direzioni vengono rimpiazzate da strutture più leggere. E, comunque, molti sentono l’assenza del vecchio direttore generale, Giovanni Sabatini. I suoi 15 anni hanno lasciato il segno?