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Azerbaigian

Non solo Leonardo, ecco come l’Italia punta all’export in Azerbaigian

Si sta rafforzando la collaborazione commerciale fra Italia ed Azerbaigian anche alla luce del recente contratto per la fornitura del C-27J Spartan di Leonardo all'aeronautica azera. Tuttavia, il conflitto nel Nagorno-Karabakh solleva il dilemma dell'export miliare verso paesi belligeranti. Tutti i dettagli

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh riaccende la questione dell’export militare per il governo italiano.

Si concentra sul ruolo dei fornitori esterni di armi e sui loro trasferimenti di armamenti e altro equipaggiamento militare ai due paesi coinvolti. E in questo scenario si inserisce anche il nostro paese.

L’Azerbaigian ha raggiunto un accordo per l’acquisto dell’aereo da trasporto militare C-27J di Leonardo, un raro accordo sulle armi con un paese occidentale che è nato dalla crescente cooperazione energetica tra Baku e Roma. Anticipato prima dal Sole 24 Ore, lo scorso 8 giugno è arrivata la conferma da parte del gruppo guidato Roberto Cingolani: “Leonardo ha firmato un contratto per il C-27J alla Forza Aerea dell’Azerbaijan”. Tuttavia, la nota della società di Piazza Monte Grappa non ha specificato il numero di aerei acquistati o il valore dell’accordo. Allo stesso tempo Leonardo ha dichiarato che la vendita è legata ai legami energetici più stretti tra l’Italia e l’Azerbaigian. L’Italia è emersa come il principale cliente energetico dell’Azerbaigian. in Europa.

“Per l’Azerbaigian, un C-27J offre all’aeronautica azera nuove operazioni tattiche per il trasporto, la logistica e potenzialmente, a seconda della versione finale del C-27J acquistata, supporto a terra e opzioni EW”, aveva commentato a Breaking Defense Ryan Bohl, analista senior di Medio Oriente e Nord Africa presso Rane, aggiungendo che questo è un notevole passo avanti per le relazioni militari azero-occidentali, dato che l’Azerbaigian, è sottoposto a un embargo informale sulle armi che lo ha visto in gran parte isolato dagli acquisti militari in Occidente.

Nel 1992 infatti, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) ha chiesto agli stati membri di imporre un embargo sulle armi sia contro l’Armenia che contro l’Azerbaigian, durante la prima guerra tra le due parti. La richiesta di embargo resta in vigore.

IL PROGRAMMA DI ACQUISTO DEL C-27J DI LEONARDO DA PARTE DELL’AZERBAIGIAN

L’Azerbaigian è diventato la 17esima nazione ad acquistare il velivolo da trasporto tattico  di Leonardo, sottolineava a giugno Defense News.

Si consolida dunque la collaborazione commerciale fra Roma e Baku. I due paesi hanno firmato un contratto per la fornitura del C-27J Spartan nell’ambito della visita di una delegazione Azera in Italia alla presenza di rappresentanti dei Ministri della Difesa dei due Paesi. L’intesa si inserisce nell’ambito dell’ampio programma di ammodernamento delle Forze Armate Azere che guardano con sempre maggiore interesse ai prodotti dell’industria italiana, precisa la nota di Leonardo.

LEONARDO IN Azerbaigian

Come ricordava AresDifesa, “La cooperazione tra Baku e Leonardo è iniziata nel 2012 con l’accordo tra AugustaWestland e l’Azerbaijan Airlines per la fornitura di 10 elicotteri”.

Inoltre, nel 2017 Leonardo ha firmato a Baku un’intesa con SOCAR, la società petrolifera dell’Azerbaigian che guida la costruzione del gasdotto Southern Gas Corridor. Obiettivo dell’accordo era incrementare la sicurezza fisica e cyber delle infrastrutture per gli approvvigionamenti energetici e garantire maggiore efficienza alle attività della società azera.

Quest’ultimo accordo “si inserisce nell’ambito dell’ampio programma di ammodernamento delle Forze Armate Azere che guardano con sempre maggiore interesse ai prodotti dell’industria italiana”, si legge nella nota di Leonardo.

ANCHE I SOTTOMARINI DI DRASS TRA I DESIDERATA DELLE FORZE DI BAKU

Inoltre, secondo Repubblica, “In cima ai desideri di Baku ci sono i sottomarini: battelli “tascabili” costruiti dalla Drass Galeazzi con dimensioni ridotte e prestazioni micidiali”.

Dal 1927 Drass Galeazzi, con sede a Livorno, è un’azienda che opera nella tecnologia iperbarica e nella produzione di mezzi per immersioni commerciali profonde, sottomarini compatti e veicoli per forze speciali. Proprio ieri, Sergio Cappelletti, presidente della Drass Underwater Technology and Defence, ha illustrato le capacità di Drass per la difesa nazionale alla luce delle esigenze attuali e future in audizione presso la Commissione Difesa della Camera dei Deputati. Tra queste, i sottomarini compatti come il Dg550, sottomarini molto più piccoli rispetto a quelli convenzionali ma dalle alte prestazioni.

LE MIRE DEL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO E LA QUESTIONE DELLA LEGGE SULL’EXPORT MILITARE

Dunque l’industria della difesa italiana, supportata dal ministro della Difesa Crosetto, punta all’export militare con l’Azerbaigian.

“I colloqui tra i ministeri della difesa dei due paesi per raggiungere l’accordo [C-27J] riflettono il crescente utilizzo da parte dell’Italia di negoziati da governo a governo (G2G) per vendere prodotti fabbricati dalle aziende controllate dallo stato Leonardo e Fincantieri”, ha scritto sempre Defense News in occasione della sigla del contratto.

Tuttavia, la legge n. 185 del 1990 che disciplina disciplina la normativa sull’export armi dell’industria della difesa nazionale, vietando tra l’altro il trasferimento di armamenti verso i Paesi in stato di conflitto armato. Senza dimenticare che nel 1992, in risposta al primo conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian sull’area del Nagorno-Karabakh, l’Osce ha chiesto ai suoi Stati partecipanti di imporre un embargo sulle consegne di armi alle forze impegnate nella guerra.

“In realtà — segnala oggi Repubblica —  tutti i contratti sono ancora bloccati perché manca l’autorizzazione dello Uama, l’ufficio che arbitra le esportazioni belliche vigilando sull’applicazione della legge del 1992: quelle regole vietano ogni cessione a un Paese in guerra”.

CHE COSA HA DECISO IL GOVERNO SU IMPORT-EXPORT DI ARMI

Da tempo però l’industria della difesa aveva lanciato un appello al Parlamento affinché modifichi la legge per snellire i processi autorizzativi. E proprio quest’estate il governo Meloni ha provveduto.

Il Consiglio dei ministri del 3 agosto, su proposta del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani, ha approvato un disegno di legge che introduce modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, che regola il controllo delle movimentazioni internazionali del materiale di armamento. Innanzitutto, la responsabilità di applicazione dei divieti è attribuita al Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (Cisd), composto dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dell’interno, della difesa, dell’economia e delle finanze e delle imprese e del made in Italy. Finora, la struttura che regolava la legge 185 era all’interno del ministero degli Esteri: l’agenzia Uama, ovvero Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento a cui finora spettava autorizzare o meno il commercio di armamenti.

L’INTERVENTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI TAJANI

Quindi “il governo Meloni ha ripristinato un comitato ministeriale che prenderà una decisione politica sull’export e potrà far pesare di più la “ragion di Stato”” ha concluso Repubblica.

Nel frattempo, il 19 settembre il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ha scritto su Twitter/X: “Alla luce delle tensioni in atto, a New York ho voluto incontrare il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov sottolineando la necessità di dialogo e moderazione per trovare una soluzione diplomatica nel Nagorno Karabakh. L’Azerbaijan è un partner importante: lavoriamo insieme anche contro i trafficanti di esseri umani”.

Dopodiché, la Farnesina ha reso noto che Tajani ha incontrato gli omologhi di Armenia e Azerbaigian, Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. “Ho voluto incontrare oggi i due ministri, alla luce delle tensioni delle ultime ore: ho invitato l’Azerbaigian a cessare immediatamente l’azione militare”, ha detto, sottolineando la necessità di tornare ad un dialogo costruttivo per trovare una soluzione diplomatica al conflitto del Nagorno-Karabakh. “Ai due ministri ho offerto la mediazione di Roma, proponendo anche di valutare il modello di successo dell’Alto Adige”, ha aggiunto il ministro degli Esteri.

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