Rivedere la legge che disciplina l’export di armi italiane all’estero.
È l’appello lanciato dal presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad) Giuseppe Cossiga, in audizione di fronte alla commissione Esteri e Difesa del Senato, intervenuto insieme al segretario generale Carlo Festucci.
“Siamo un comparto estremamente produttivo per quanto riguarda il valore aggiunto, il comparto più importante da questo punto di vista
” ha sottolineato Cossiga. Numeri alla mano il fatturato del settore è pari a circa 17 miliardi di euro, e il valore della produzione, incluso l’indotto, è di circa 40 miliardi di euro.“Ma siamo anche una delle industrie più controllate” ha aggiunto il presidente dell’Aiad.
Il riferimento è alla legge 9 luglio 1990, n. 185 che individua in via generale e preventiva alcune fattispecie di divieto ad esportare ed importare i materiali d’armamento ed i requisiti indispensabili per poter operare nel settore. Allo stesso tempo fissa dettagliatamente le modalità e le varie fasi dei procedimenti autorizzativi, nonché le misure sanzionatorie in caso di violazione delle norme.
Tutti i dettagli.
CONTROLLO DELL’ESPORTAZIONE DI ARMAMENTI
COSA PREVEDE LA LEGGE N.185 DEL 1990
Come spiega un dossier della Camera, “la legge n. 185 del 1990 vieta infatti l’autorizzazione ad effettuare le movimentazioni di prodotti per la difesa quando queste contrastino con il principio della Costituzione italiana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; con gli impegni internazionali dell’Italia, tra i quali gli accordi concernenti la non proliferazione; con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi”.
Inoltre “i divieti si applicano quando mancano adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei prodotti per la difesa, ovvero sussistono elementi per ritenere che il destinatario previsto utilizzi gli stessi prodotti a fini di aggressione contro un altro Paese”.
Dunque ne discende “il divieto di autorizzazione delle operazioni in questione: quando il Paese destinatario è in stato di conflitto armato, in contrasto con l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite; nel caso sia stato dichiarato verso un Paese l’embargo totale o parziale delle forniture di armi da parte di organizzazioni internazionali cui l’Italia aderisce; quando il governo di quel Paese sia responsabile di gravi violazioni dei diritti umani accertate da organizzazioni internazionali cui l’Italia aderisce; quando in un Paese si destinino a bilancio militare risorse eccedenti le proprie esigenze di difesa”.
Poi l’effettuazione delle operazioni relative ai prodotti per la difesa è consentita solo alle imprese iscritte nel registro delle imprese del settore della difesa.
LE COMMESSE MAGGIORI ITALIANE IN MEDIO ORIENTE
Ma come ha illustrato Cossiga alle commissioni del Senato, i valori maggiori delle commesse italiane di armi riguardano Kuwait, Qatar ed Egitto, paesi che “potrebbero a volte presentare delle criticità anche ai sensi della legge 185″. “Si tratta di grandi commesse che riguardano grandi sistemi d’arma come una nave da combattimento o aereo da combattimento” ha specificato il presidente Aiad.
L’APPELLO DI AIAD SULLA LEGGE PER L’EXPORT
Pertanto, è necessario che il Parlamento modifichi la legge per snellire i processi autorizzativi.
“Quello che manca alla nostra legge per la regolazione dell’export è una maggiore oggettività e una maggiore chiarezza dell’impronta governativa delle decisioni che riguardano l’export” ha evidenziato Cossiga.
“Oggi struttura che regola la legge 185 è all’interno del ministero degli Esteri [l’Uama] che raccoglie gli aspetti strategici che poi sono coordinati a livello di presidenza del Consiglio” ha aggiunto il presidente Aiad. “Paesi diversi come la Francia hanno un sistema più diretto in cui la vendita è autorizzata o supportata direttamente dalla presidenza della Repubblica, e quindi a una velocità e rapidità di esecuzione superiore alla nostra”, ha puntualizzato Cossiga aggiungendo che bisogna migliorare “la rapidità di esecuzione, perché le aziende italiane spesso soffrono per iter troppo lunghi”.
In conclusione, “dobbiamo riuscire a mantenere le garanzie che ci da la legge 185 migliorando, se possibile, la rapidità d’esecuzione” ha ribadito Cossiga.
LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO
Si tratta della “stessa posizione tenuta da Guido Crosetto, predecessore di Cossiga all’Aiad, nel 2021 proprio di fronte alle commissioni: “Se si vuole cooperare con un Paese deve deciderlo il governo”diceva allora, ricorda il Fatto Quotidiano. Oggi, da ministro della Difesa, Crosetto è più cauto. Contattato per un commento dal Fatto, dice: “Non mi occupo più di Aiad da qualche mese”.