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Aumento Capitale Mps

Mps, ecco come non è andato a monte l’aumento di capitale del Monte

Tutto sul settimo aumento di capitale in 14 anni del Monte dei Paschi di Siena. L'articolo di Emanuela Rossi.

 

Si è concluso ieri il settimo aumento di capitale, in 14 anni, per Mps (Monte dei Paschi di Siena). La banca guidata dall’attivissimo amministratore delegato Luigi Lovaglio, da neppure un anno alla plancia di comando, ha ora 2,5 miliardi in tasca per portare avanti il piano industriale da lui vergato. A partire dagli oltre 4.000 esodi – 4.125 le richieste dei dipendenti a fronte delle 3.500 ipotizzate – che consentiranno a Siena un risparmio annuo di più di 300 milioni già dal 2023.

CHI HA MESSO E QUANTO IN TASCA A MPS

In una nota diramata a Borsa chiusa, il Monte ha reso noto che l’aumento di capitale è stato coperto al 96,3%, quota che corrisponde a 1.203.123.666 azioni spettanti al ministero dell’Economia e delle Finanze, in relazione al suo 64,23% del capitale, e a investitori istituzionali e privati. Tra questi vanno annoverate alcune Fondazioni bancarie che si sono fatte avanti dopo la moral suasion del Tesoro e dell’Acri, capitanato da Francesco Profumo. Ricordiamo i 10 milioni messi sul piatto sia da Cariplo sia dalla Compagnia di San Paolo e i 5 milioni a testa di Crt e di Cariparo, che dovrebbero corrispondere a cica il 4-5%. Tra i nuovi partner di Mps anche il gruppo assicurativo francese Axa con quasi l’8%, la sgr Anima con circa l’1% e la paytech Nexi con lo 0,8%.

Ad esito dell’operazione sono state sottoscritte n. 29.465.590 azioni ordinarie BMPS di nuova emissione per un controvalore complessivo pari a 58.931.180 euro. Si tratta del “frutto” dell’esercizio dei diritti inoptati – venduti in Borsa -dell’aumento di capitale. L’asta per i diritti inoptati si era chiusa mercoledì. Le residue 46.541.982 azioni di nuova emissione – per un controvalore di 93.083.964 euro (ovvero il 3,7% dell’aumento di capitale) – saranno sottoscritte dalle otto banche del consorzio di garanzia (BofA Securities Europe S.A., Citigroup Global Markets Limited, Credit Suisse Bank Europe S.A., Mediobanca – Banca di Credito Finanziario S.p.A., in qualità di joint global coordinators, e Banco Santander, S.A., Barclays Bank Ireland PLC, Société Générale e Stifel Europe Bank AG in qualità di joint bookrunners) e da Algebris, che per l’operazione hanno ricevuto una remunerazione totale pari a 125 milioni.

NON SOLO BANCHE, ECCO CHI HA PARTECIPATO ANCHE ALL’AUMENTO DI CAPITALE DI MPS

Proprio i sub-garanti e i sottoscrittori arrivati ad aumento lanciato hanno svolto un ruolo decisivo ai fini della riuscita del rafforzamento che richiedeva l’assorbimento di circa 900 milioni da parte di investitori privati, da affiancare allo Stato che ha messo sul tavolo 1,6 miliardi in virtù del suo 64% del capitale. Tra questi – sottolinea oggi il Sole 24 Ore – spicca il partner assicurativo francese Axa (200 milioni), l’italiana Anima (25), alleata nel risparmio gestito, i detentori dei bond subordinati Pimco, Bluebay, Melgart, AcomeA, Bluelnvest e Algebris, che hanno partecipato all’aumento per evitare il coinvolgimento dei subordinati posseduti in caso di bail-in. Altro tassello fondamentale è stato quello della Ion di Andrea Pignataro (50), dell’imprenditore svizzero Denis Dumont (30) e di altri investitori (fondi di investimento domestici e internazionali) a cui si è aggiunta anche Nexi, con 20 milioni.

IL RUOLO DELLE FONDAZIONI BANCARIE

Tra i partecipanti all’aumento di Mps ci sono poi le fondazioni bancarie e le casse previdenziali, che si sono mosse in una logica “di sistema” e hanno accolto l’invito arrivato dal Mef: a guidare il drappello sono Cariplo e Compagnia SanPaolo (entrambe hanno investito 10 milioni a testa), Crt e Cariparo (5), CariCuneo (3), Fondazione Sardegna (3) e Forlì (1). Importante anche la presenza delle casse previdenziali: tra queste Inarcassa (20 milioni) ed Enpam (10). Presenti anche le toscane Fondazione Mps (10 milioni), CariFirenze (10), Lucca (7), Pistoia e Pescia (3 milioni).

COM’È ANDATO IL TITOLO E QUANTO VALE MPS IN BORSA

L’andamento del titolo durante le due settimane e mezza di aumento è stato sempre oscillante ma comunque in calo rispetto ai 2,03 euro per azione fissati come riferimento. Nel giorno di chiusura Mps ha terminato le contrattazioni in calo del 5,4%, a 1,84 euro. Dunque, Piazza Affari dimostra di non aver creduto molto nell’operazione: l’istituto è valorizzato 2,3 miliardi, ovvero 200 milioni in meno di quanto entrerà grazie alla ricapitalizzazione.

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