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Mps, ecco luci, ombre e prossimi passi del Monte dei Paschi di Stato

Come vanno i conti di Mps? Quali sono le luci e le ombre del Monte dei Paschi di Siena? E per quanto tempo ancora il ministero dell’Economia resterà azionista del Monte? Sono alcune delle domande che in questi giorni si stanno ponendo addetti ai lavori, investitori, azionisti e dipendenti del gruppo bancario guidato dall’ad, Marco…

Come vanno i conti di Mps? Quali sono le luci e le ombre del Monte dei Paschi di Siena? E per quanto tempo ancora il ministero dell’Economia resterà azionista del Monte? Sono alcune delle domande che in questi giorni si stanno ponendo addetti ai lavori, investitori, azionisti e dipendenti del gruppo bancario guidato dall’ad, Marco Morelli. Ma andiamo con ordine.

CHE COSA E’ SUCCESSO E CHE COSA HA DETTO MORELLI

Mps vede l’utile per la prima volta da quando lo Stato è diventato azionista al 68%. A fine marzo 2018, il risultato della banca è stato positivo per 188 milioni di euro, contro il rosso di 169 milioni dei primi tre mesi dell’anno scorso. Siena deve sempre fare i conti con i 3,5 miliardi di perdita dell’intero 2017, ma “abbiamo voltato pagina – ha detto l’amministratore delegato Marco Morelli – abbiamo cominciato ad operare come ‘azienda normale’, dimostrando che siamo in grado di raggiungere gli obiettivi del piano di ristrutturazione”.

I NUMERI IN SINTESI DEL PRIMO TRIMESTRE 2018

Il ritorno all’utile è legato agli impieghi commerciali in aumento di 900 milioni di euro da fine dicembre 2017, grazie alla crescita del 20% dei mutui. Sono invece calati del 6% i ricavi, che si sono attestati a 877 milioni, in rialzo comunque di 74 milioni rispetto al trimestre precedente. I costi sono scesi del 12%, anche per la di riduzione del personale. I volumi di raccolta sono stati di 193,2 miliardi, in flessione del 6,4% rispetto al 31 marzo 2017. Per quel che riguarda i crediti deteriorati, Mps ha completato la cartolarizzazione per la cessione di un portafoglio di 24,1 miliardi di sofferenze. L’esposizione lorda del gruppo è di 42,6 miliardi, in flessione sia rispetto a fine marzo 2017 (-1,5 miliardi) sia al 31 dicembre 2017 (300 milioni).

L’ULTIMO UTILE FIRMATO DA VIOLA

L’ultima volta che Rocca Salimbeni ha presentato conti in positivo è stato nel 2016, con Fabrizio Viola amministratore delegato, quando il primo semestre si è chiuso con un utile da 302 milioni, anche per le componenti straordinarie legate alla tribolata operazione Alexandria.

LA QUESTIONE POLITICA

La pressione dovuta alla discontinuità politica in arrivo, e dalle critiche dei vincitori delle elezioni Lega e M5S al management Mps, ha forse accentuato la volontà di rappresentare al meglio i numeri della “ripartenza”, anche per scuotere un ambiente, dentro e fuori la banca, oppresso da anni di perdite immense (3,5 miliardi ancora nel 2017)”, ha notato il quotidiano la Repubblica.

LE LUCI DEL MONTE

Non mancano in effetti le ombre oltre alla luci nei conti divulgati dal Monte dei Paschi di Stato per i primi tre mesi dell’anno. Tra gli aspetti positivi, un – 8,7% dei costi rispetto a 12 mesi prima, la ripresa degli impieghi con 900 milioni di nuovo credito e il + 20% sui mutui, poi il costo del rischio, più che dimezzato a 61 punti base (anche grazie ai più favorevoli principi contabili Ifrs9, adottati dalla banca, ma non si dice per quanto).

LE OMBRE DEL MONTE

Le ombre? Anno su anno i ricavi perdono il 6%, le commissioni il 4,6%, la raccolta il 6,4%. Per puntellare l’utile, la banca ha rivalutato crediti fiscali pregressi (Dta) per 77 milioni, e ridotto di 53 milioni un fondo rischi legali e di copertura della cartolarizzazione, ha chiosato Repubblica.

GLI SCENARI

Ma fino a quando il ministero dell’Economia resterà nel capitale? A questa domanda che da tempo assilla soci, investitori e dipendenti del gruppo bancario senese, ha risposto nel fine settimana il Sole 24 Ore. L’uscita dall’azionariato del Tesoro da Mps, come concordato con l’Ue, dovrà avvenire entro il 2021. Ma ben prima, ovvero entro la fine dell’anno prossimo, a quanto risulta al Sole 24 Ore, il Tesoro dovrà dire come intende farlo, cioè con quali passaggi e quali scadenze. Sta di fatto, però, che molto dipenderà dal prossimo governo in fieri e dal titolare del ministero dell’Economia e delle Finanze.

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