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Mps, ecco la bomba legale nei conti del Monte dei Paschi di Siena

Che cosa emerge dal bilancio 2018 del Monte dei Paschi di Siena sulle cause per danni che al momento costerebbero a Mps circa 5 miliardi. Tutti i dettagli

 

Un altro anno difficile da archiviare per il Monte dei Paschi di Siena, che ha chiuso il 2018 con tutte le voci principali in calo: ricavi, margine d’interesse, commissioni nette.

Ma altre nubi si addensano su Siena e potrebbero scatenare un forte temporale. Si tratta delle cause per danni che al momento – se andassero tutte a buon fine – costerebbero alla banca circa 5 miliardi.

TUTTI I DETTAGLI SUI CONTENZIONI DI MPS

I contenziosi sono stati intentati perlopiù da ex azionisti di Rocca Salimbeni che accusano la scarsa chiarezza dei prospetti informativi relativi agli aumenti di capitale nelle operazioni Alexandria e Santorini.

I PROCESSI SUI VECCHI VERTICI MPS

Al momento sono in corso i processi a carico dei vecchi vertici, ovvero l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni e poi i successori, l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola.

GLI ACCANTONAMENTI DEL MONTE

Nel comunicato sui conti dello scorso anno, Montepaschi – che dal settembre 2016 è guidata dall’ad e dg Marco Morelli – rileva che alla formazione del risultato di esercizio concorrono anche gli accantonamenti al fondo rischi e oneri pari a -69 milioni, un effetto netto negativo “riconducibile prevalentemente ad accantonamenti per cause legali e per impegni assunti dalla banca a fronte dell’operatività con la clientela”.

I NUMERI 2018 DI MPS

Inoltre, si ricorda che al 31 dicembre 2017 si registrava un saldo negativo di 276 milioni penalizzato anche a causa dei maggiori accantonamenti per cause legali. Ma è nei risultati preliminari che l’istituto fornisce parecchie informazioni in merito a quest’argomento che, come rende noto la stessa bozza di bilancio, da gennaio scorso è oggetto di un’ispezione da parte della Banca centrale europea.

COSA C’E’ SCRITTO NELLA BOZZA DI BILANCIO 2018

Nel focus dedicato ai rischi legali si specifica che sono stati effettuati accantonamenti per 574 milioni a fronte di pretese legali pari a circa 5 miliardi di euro che “includono – si legge – non solo i crediti legali ritenuti ‘probabili’ e per i quali sono richiesti accantonamenti, ma anche una quantità significativa di crediti classificati come ‘possibili’ o ‘remoti’ per i quali non è consentita la rilevazione di accantonamenti secondo lo IAS” ovvero i principi contabili internazionali. Il livello delle riserve per crediti legali, informano da Siena, è di circa l’11,5% ed è in linea con quelle dichiarate da altre grandi banche italiane.

TUTTI I RISCHI ELENCATI NEL BILANCIO 2018

Per quanto riguarda il rischio di esborso, è “probabile” in relazione ai crediti per i fatti avvenuti tra il 2008 e il 2011 (procedimento legale, penale n. 29634/14 e contenziosi in pericolo) e perciò l’istituto di credito riconosce quanto disposto in precedenza. Invece, per i reclami relativi al periodo tra il 2012 e il 2015, Mps non ha effettuato accantonamenti perché il rischio di esborso è ritenuto “non probabile”. Del resto, prosegue la bozza di bilancio, “le prime sentenze emesse alla fine del 2018 dal Tribunale di Firenze supportano l’approccio seguito dalla banca nei rendiconti finanziari”. Rocca Salimbeni spiega poi di non rendere note le disposizioni contabilizzate in quanto queste informazioni “potrebbero compromettere seriamente la propria posizione in relazione alle controversie esistenti e nelle negoziazioni di potenziali accordi transattivi stragiudiziali”.

LE INFORMAZIONI AL MERCATO

Qualche parola anche sui rischi legali connessi ai contenziosi derivanti dalle informazioni finanziarie comunicate da Mps al mercato nel periodo tra il 2008 e il 2015: nel complesso le richieste sono stimate in circa 1,5 miliardi, di cui 607 milioni non sono compresi nella cifra complessiva dei 5 miliardi perché relativi a contenziosi a rischio. Infine, viene confermata l’analisi legale effettuata nel 2017 e nel primo trimestre del 2018 specificando che non è stata apportata nessuna rettifica sostanziale agli accantonamenti.

LA RICHIESTA DEL FONDO YORK

Nel frattempo, come ricorda il Corriere della Sera, è arrivata un’altra tegola per Montepaschi: il fondo York ha fatto causa alla banca chiedendo 186,7 milioni di danni patrimoniali. A luglio 2014 York “era diventato il primo azionista di Mps con una quota del 5% del capitale. La partecipazione era poi stata liquidata a novembre dello stesso anno dopo che gli stress test della Bce avevano evidenziato un deficit di capitale, nello scenario avverso, di 2,1 miliardi di euro, a pochi mesi di distanza dall’aumento di capitale da 5 miliardi di euro chiuso nel giugno del 2014”. Ora il fondo accusa i vertici di Siena di un “presunto comportamento illecito” perché “avrebbero falsato la rappresentazione finanziaria nei bilanci” e alterato “in modo determinante” gli assunti su cui si è basata la valutazione delle azioni.

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