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Mps, ecco i conti in rosso che Morelli lascerà a Bastianini

E' una banca Mps in rosso quella che il ceo Morelli passerà al successore, Bastianini, e al nuovo cda voluto dal Mef. Numeri, analisi e scenari

E’ una banca Mps in rosso quella che il 18 maggio il ceo Marco Morelli passerà formalmente al successore, Guido Bastianini, e al nuovo board voluto dal Mef, azionista di maggioranza con il 68% del capitale del Monte dei Paschi di Siena. Vediamo nel dettagli i conti della trimestrale.

LA PERDITA DI MPS

Mps chiude il primo trimestre di quest’anno con un una perdita netta di 244 milioni di euro, un risultato peggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (utile di 27,9 milioni) perché include rettifiche addizionali non ordinarie per 193 milioni su crediti performing e non performing legate al nuovo contesto macroeconomico e componenti negative non operative per 112 milioni di euro.

IL RISULTATO OPERATIVO DI MPS

Anche il risultato operativo netto è stato negativo per 135 milioni a fronte del valore positivo di 91 milioni registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. A tale dato hanno contribuito accantonamenti al fondo rischi e oneri pari a -40 milioni, riconducibili ai rischi legali e in parte anche alle richieste di indennizzo connesse alle operazioni di cessione crediti.

I CONFRONTI

Al 31 marzo 2019 si registrava un saldo negativo di 39 milioni, riconducibile agli accantonamenti per impegni assunti dalla capogruppo a fronte dei ristori connessi all’operatività in diamanti. Il risultato operativo lordo è stato di 181 milioni.

EFFETTO COVID-19

I primi tre mesi di quest’anno, ha sottolineato in una nota la banca guidata da Morelli in uscita dopo quattro anni, è impattato dall’emergenza Covid-19 con rettifiche prudenziali sul portafoglio crediti. Al contempo, l’istituto senese ha realizzato ricavi complessivi pari a 729 milioni, in calo del 9,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma sopra la stima del consenso a 717 milioni, in seguito alla flessione del margine di interesse riconducibile al calo degli attivi commerciali fruttiferi e dei relativi rendimenti, solo in parte compensata dall’aumento delle commissioni nette derivante dai maggiori proventi sulla gestione del risparmio.

IL MARGINE DI INTERESSE

Non solo: il margine di interesse è sceso del 20% a 327 milioni (332 milioni la stima del consenso). Di segno opposto le commissioni nette, salite del 3,1% a 370 milioni. Erano attese dal consenso a 355 milioni. A gennaio-marzo sono stati fatti nuovi mutui per 1,9 miliardi (+13%), sono stati collocati prodotti di risparmio gestito per 3,2 miliardi (+22%) ed è aumentata la raccolta diretta commerciale di 3,1 miliardi rispetto allo scorso dicembre. Mentre gli oneri operativi sono calati del 3,6% a 548,5 milioni con le spese per il personale ridotte del 3,2% a 357 milioni (750 uscite lo scorso anno). La banca non ha contabilizzato per prudenza 22 milioni di proventi derivanti da una rivalutazione delle Dta da perdite fiscali di competenza del trimestre.

IL PATRIMONIO

Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, il Common Equity Tier 1 Ratio è sceso al 13,6% dal 14,7% di fine 2019, comunque è sopra la soglia Srep all’8,8%, e il Total Capital Ratio al 16,2% dal 16,7% registrato a fine 2019. E’ proseguita la riduzione dei crediti deteriorati. In termini lordi il rapporto tra deteriorati e totale crediti è sceso all’11,8% dal 12,4% del 2019. Al netto delle rettifiche, il rapporto è stato pari al 7,1% in calo sia rispetto al dato di fine dicembre 2019 (7,6%) sia rispetto a un anno prima (9,2%). In leggero aumento la percentuale di copertura di questi crediti, salita a fine marzo al 49,6% da 48,7% di fine 2019.

DOSSIER NPL

L’esposizione netta in termini di npl è risultata pari a 5,8 miliardi, in calo di 1,7 miliardi rispetto a fine marzo 2019. Come rivelato dal ceo Morelli in conference call, Mps “non ha ricevuto nulla, nessuna decisione formale da parte del Tesoro e dalla Commissione Ue” sulla maxi-cessione di npl oggetto di trattativa. “Spero che non ci vorrà ancora molto, ma come ho detto più di una volta è fondamentale sapere qual è la posizione ufficiale del nostro azionista e della Commissione europea in proposito”.

I LIMITI

Limiti che ora appaiono anacronistici visto anche il mutato atteggiamento degli stessi uffici Ue, le maxi garanzie statali ai prestiti bancari, la flessibilità della vigilanza e della politica monetaria Bce. Oggi, il “Monte è in una situazione molto, molto diversa” da quando arrivò nel 2016 – ha detto Morelli – e ricorda come allora “mi dicevano che ero folle e che la banca sarebbe fallita” tanto che i “concorrenti andavano dai nostri clienti a dire di spostare i conti altrimenti avrebbero perso i loro soldi”.

DUE DOSSIER RILEVANTI

Per il Monte dei Paschi di Siena, a parte i limiti all’attività commerciale, resta sospesi due su aspetti: la cessione degli Npl (l’esposizione netta è a 5,8 miliardi di euro, la lorda a 11,6) e l’aggregazione. Su entrambi i temi Morelli non si lascia andare a critiche e rimanda all’azionista Tesoro, non senza qualche rilievo implicito. Scrive il Sole 24 Ore: “A chi gli chiede come mai il Tesoro dal 2017 ad oggi non abbia valutato aggregazioni, Morelli risponde che la banca ha «sottoposto da metà 2018 in avanti varie possibili strade, l’azionista le ha valutate e immagino al suo interno abbia fatto i suoi ragionamenti e, fino ad ora, non ha ritenuto di accelerare il timing di uscita»”.

LO SCENARIO

Comunque la prima urgenza, secondo il banchiere, è quella di rivedere integralmente il piano di ristrutturazione al 2021 concordato con la Commissione Ue nel 2017, quando al Tesoro fu concesso di entrare nel capitale della banca a patto di rispettare un serie di paletti stringenti. Quel piano al 2021, oggi ancora valido, in verità «era già molto vecchio allora come stime», evidenzia Morelli, e da tempo non è più praticabile, perché troppe cose sono cambiate. A maggior ragione ora, con lo scoppio della pandemia. Dunque «adesso è fondamentale che l’azionista della banca valuti l’opportunità di rinegoziare un nuovo piano».

CAPITOLO BRUXELLES

Il ceo uscente che passerà la mano il 18 maggio a Bastianini riconosce che oggi «c’è un terreno più fertile con Bruxelles per l’interlocuzione» e il tema dovrà essere ragionevolmente affrontato. Ancora nessun riscontro formale dall’Ue, invece, è arrivato sul tema dello scorporo ad Amco di circa 10 miliardi di Npl, anche se l’augurio è che il disco verde arrivi «a stretto giro».

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