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Mps, ecco conti e problemi del Monte dei Paschi di Siena

I conti dei primi nove mesi di Mps e i dossier ancora da sbrogliare per il Monte dei Paschi di Siena. Numeri, confronti e scenari

 

Utile netto dimezzato nei primi nove mesi dell’anno, a 187 milioni, e ricavi in calo a 2,3 miliardi. Sono i numeri presentati ieri dal Monte dei Paschi di Siena (Mps) che però può contare su una posizione patrimoniale solida e sulla conferma del target 2019 per il rapporto crediti deteriorati e crediti erogati, Npe ratio, sotto la soglia del 12,5%.

Nel frattempo non sono poche le pratiche importanti che Siena deve gestire nei prossimi mesi, a partire dalla dismissione dei crediti deteriorati su cui si attende a breve il parere di Bruxelles in merito alla soluzione individuata dal Tesoro. Una decisione che potrebbe avere riflessi anche sull’uscita del principale azionista, proprio il ministero dell’Economia e delle Finanze, chiamato a far conoscere tempi e modalità dell’addio entro l’anno. Se l’Ue dovesse rispondere picche, via XX Settembre potrebbe far slittare all’anno successivo la road map della sua uscita. Intanto, durante la presentazione dei conti, l’amministratore delegato Marco Morelli, in scadenza a primavera, ha detto: “Speriamo di poter capire qualcosa di più nel giro di qualche settimana”.

C’è poi un’altra questione su cui i prossimi mesi potrebbero fornire indicazioni: i rischi legali di Rocca Salimbeni che, a fine giugno scorso, ammontavano a 5,4 miliardi.

IL PROBLEMA DELLA DISMISSIONE DEI CREDITI DETERIORATI

Sulla questione dei circa 10-14 miliardi di crediti deteriorati da dismettere secondo il Sole 24 Ore si starebbe pensando a una novità. Ormai da mesi – a giugno la Direzione della Concorrenza Ue ha nominato il suo advisor Oliver Wyman – il Mef e Bruxelles stanno trattando sulla pulizia degli attivi del Monte dei Paschi di Siena con ben due stelle polari all’orizzonte: mantenere gli equilibri patrimoniali ed evitare effetti distorsivi sul mercato. Per questo il dicastero ora guidato da Roberto Gualtieri aveva presentato all’Ue una proposta formale in cui gli Npl venivano ceduti ad Amco, l’ex Sga, sempre pubblica, a un prezzo in linea con i valori di bilancio.

In questo modo, ricorda il quotidiano confindustriale, “gli impatti negativi sul capitale di Mps verrebbero neutralizzati, cosa che invece non avverrebbe in caso di cessione”. Ai soci di minoranza, quale contropartita, verrebbe offerta la possibilità di entrare nel capitale di Amco. Una soluzione che però creerebbe un precedente peraltro non gradito – pare – alla commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che avrebbe paura di effetti distorsivi sul mercato.

Di sicuro, con la proposta individuata dall’azionista di maggioranza, Siena si libererebbe degli Npl – divenendo più attraente per potenziali investitori – e i crediti deteriorati andrebbero a una società specializzata che saprebbe come agire per recuperarne il valore.

IL PESO DEL RISCHIO LEGALE

Sui conti del Monte dei Paschi di Siena, come si diceva, grava anche il rischio per i contenziosi legai che la banca sta affrontando. Al 30 giugno i rischi legali erano pari a 5,4 miliardi, in aumento dai 5 miliardi del 2018 e dai 3,9 miliardi del 2017. Di questi, 2,4 miliardi erano classificati con rischio di soccombenza “probabile”, 1,4 miliardi con rischio “possibile” e 1,6 miliardi con rischio “remoto”.

Sui livelli di rischio pesano certamente le cause giudiziarie in cui l’istituto di credito è coinvolto. A fine luglio la pubblica accusa della Procura di Milano ha respinto per la quinta volta la richiesta di archiviazione per le operazioni Alexandria e Santorini, gli strumenti finanziari emessi in occasione degli aumenti di capitale 2008, 2011, 2014 e 2015 che vedono tra gli imputati gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni per il 2008-2011 e Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori per gli aumenti del 2014 e del 2015. Il gip ha chiesto ai pm un supplemento di indagini di nove mesi e quindi già nel 2020 potrebbe arrivare la sentenza di primo grado: è è probabile che l’esito possa cambiare il livello di rischio dell’attuale petitum.

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