Dopo quasi dieci anni continua a produrre effetti quantomeno spiacevoli la vicenda dei diamanti acquistati a prezzi gonfiati da clienti di varie banche nostrane. L’ultima scoperta è che Montepaschi, in questi anni già in grande difficoltà per gli strascichi delle operazioni Alexandria e Santorini, ha in bilancio minusvalenze per quasi 250 milioni di euro grazie ai ristori effettuati finora, oltre il 99% di quelli richiesti. Ma facciamo un passo indietro.
LA VICENDA INCRIMINATA
La storia dei diamanti da investimento venduti agli sportelli bancari a prezzi gonfiati è partita con i resoconti della Procura di Milano, si è chiusa nel 2021 (nel 2017 è intervenuto l’Antitrust con una multa) e ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio di 105 persone e di cinque società, di cui quattro banche (Banco Bpm, Banca Aletti, Unicredit e Montepaschi), più l’intermediario International Diamond Business. Altre due società indagate, Intesa Sanpaolo e l’altro intermediario Diamond Private Investment, hanno invece chiesto il patteggiamento, ottenendo già il parere favorevole della procura.
I magistrati hanno ipotizzato, a vario titolo, i reati di truffa, autoriciclaggio, riciclaggio, corruzione fra privati e, in un caso, ostacolo all’autorità di vigilanza. Per dirla in breve, i clienti che avevano investito nelle pietre preziose, con acquisti agli sportelli bancari, si sono trovati in mano diamanti che poi sul mercato valevano in media il 30% di quanto avevano pagato.
In questa storia a rimetterci è stato pure Carlo Bertini, funzionario della Banca d’Italia, che alla trasmissione televisiva “Report” ha accusato Via Nazionale di omessa vigilanza. Bertini è stato prima demansionato e poi sanzionato dalla banca centrale con la sospensione dal servizio e dalla retribuzione per dodici mesi. Una sanzione che si è poi trasformata in licenziamento, impugnato dal funzionario cui il Tar del Lazio due mesi fa ha dato ragione. Al momento però Bertini non è stato ancora reintegrato.
L’INTERVENTO DELL’ANTITRUST E L’INDAGINE DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUL SISTEMA BANCARIO E FINANZIARIO
Come si diceva, della vicenda si è occupata anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ad ottobre 2017, allora guidata da Giovanni Pitruzzella, ha sanzionato istituti di credito e imprese venditrici per oltre 15 milioni di euro.
Poco più di un anno fa, a marzo 2022, l’Antitrust è stata ascoltata dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, nella scorsa legislatura presieduta da Carla Ruocco (M5S).
A febbraio, però, a tenere banco era stata la Banca d’Italia, che nel corso dell’audizione ha evidenziato il fatto che “l’attività di segnalazione alla clientela della possibilità di acquistare diamanti da società terze presso i propri sportelli non costituisce, a termini di legge, né un’attività bancaria o finanziaria, né un servizio d’investimento”.
Durante l’audizione dell’Agcm il capo di gabinetto, Maria Tuccillo, ha ricordato che dall’istruttoria di Piazza Verdi era emerso che la vendita dei diamanti attraverso il canale bancario è stata configurata come un’attività “connessa a quella bancaria”. Inoltre si erano riscontrate “pratiche commerciali scorrette e scarsa trasparenza sulla natura dei beni (proposti come diamanti da investimento) e sui prezzi effettivi come sulla liquidità del bene acquisito”. E ancora: “Per quanto in particolare concerne gli istituti di credito – aveva proseguito – l’Autorità ne ha accertato la compartecipazione all’illecito, avendo con il loro contegno contribuito, in qualità di co-autori, alla realizzazione dell’infrazione e avendo essi svolto un ‘ruolo attivo’ – non di mero segnalatore – nella dinamica contrattuale complessiva in cui il consumatore era coinvolto e nelle diverse fasi dell’acquisto”.
LE MINUSVALENZE NEL BILANCIO MPS
Tornando all’attualità, come si legge nella prima trimestrale dell’anno, fino a marzo 2023 sono arrivate a Siena oltre 12mila richieste di ristoro “per un controvalore totale di circa 317 milioni di euro, mentre le pratiche concluse sono state complessivamente pari a circa 316,3 milioni di euro” di cui “circa 0,26 milioni nel corso dei primi tre mesi del 2023, coperti per il controvalore al netto del valore di mercato delle pietre dal fondo rischi ed oneri stanziato negli esercizi precedenti”.
I ristori effettuati finora “rappresentano il 99,7% del volume complessivo delle segnalazioni di offerta dei diamanti da parte della Capogruppo”. Nel documento si evidenzia che “i f ondi per rischi ed oneri residuali rilevati a fronte dell’iniziativa di ristoro ammontano a fine marzo 2023 a 4,2 milioni di euro”. Se questi sono i numeri delle richieste e dei ristori, c’è qualcosa che stona: il valore delle pietre preziose iscritte a bilancio (al 31 marzo scorso) è di 68,6 milioni di euro.
Cifre che non sono passate inosservate neppure a Nicola Borzi, ex Sole 24 Ore (è stato un whistleblower come Bertini) e ora giornalista del Fatto quotidiano che segue da anni questa vicenda. “@Carlo Bertini vedi perché sei stato fatto ingiustamente a pezzi (e ancora continui a essere perseguitato) da #BancaItalia per aver segnalato a #Report #Rai3 quello che sui #diamanti venduti attraverso #Mps i tuoi superiori non volevano che si sapesse in giro?” scrive su Twitter. Borzi, come fatto in passato, accusa Via Nazionale “che in base alle carte conosceva da anni la situazione e non ha fatto niente sino all’esplosione dello scandalo” e ricorda che “anche l’inchiesta penale di Milano è stata smembrata”. Un ultimo “pensiero” al suo ex giornale, da cui è uscito in forte polemica: “Oggi #IlSole24Ore riesce nel capolavoro ridicolo e vergognoso di dare un titolo positivo a quello scandalo verminoso. Scrivono apertamente che quei diamanti che la banca ha riacquistato dai clienti per evitare denunce penali valgono molto meno del prezzo di riacquisto, creando una minusvalenza di pari importo per la banca: 250 milioni di buco. E’ quello il valore per il quale è stata fatta a pezzi la vita tua e della tua famiglia”.