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Tutti i trambusti fra Vivendi e Tim su Kkr, Mef e non solo

Tesi contrapposte sul dossier rete Tim come emergono dal carteggio fra Tim, Vivendi e Consob

Mancano ormai poche ore alle riunioni in cui il consiglio di amministrazione di Tim potrebbe decidere sul destino del gruppo. Non è chiaro, in particolare, se il consiglio di amministrazione sceglierà di decidere in solitudine, oppure coinvolgerà l’assemblea dei soci.

A spingere per la prima delle due opzioni sono gli americani del fondo Kkr, forti dell’offerta presentata e del vigoroso sostegno del capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, in ottimi rapporti anche con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti

A insistere per il passaggio in assemblea, possibilmente straordinaria, sono i francesi di Vivendi, che non perdono occasione per minacciare micidiali azioni legali in caso contrario.

Nelle ultime ore, poi, sta tenendo banco l’ipotesi di far precedere tutto dal vaglio del Comitato Parti Correlate di Tim.

I francesi pensano che non se ne possa fare a meno, ma il presidente Tim, l’ex direttore generale di Bankitalia Salvatore Rossi, è di avviso contrario e considera il coinvolgimento del ministero dell’Economia marginale e successivo nella vicenda dell’offerta. A rilevare, insomma, è l’offerta di Kkr (che si candida al 100% di Netco), e invocare l’intervento del Comitato Parti Correlate è un formalismo per cercare di guadagnare tempo e finire in assemblea.

Rossi non è ovviamente uno sprovveduto, e sicuramente si sarà consultato con fior di avvocati prima di replicare ai francesi. Questi ultimi hanno a sbertucciato Rossi – come si evince dalle cronache di questi giorni in particolare del Sole 24 ore e de La Stampa –  ricordandogli che i poteri del Tesoro non sono marginali nell’economia dell’operazione NetCo. E, d’altra parte, il coinvolgimento del Tesoro – al non modico prezzo di 2 miliardi e mezzo di euro dei contribuenti italiani – non serve forse a garantire un presidio di italianità dell’infrastruttura di rete? E il Tesoro non è a sua volta coinvolta ogni qual volta che il Governo deve apporre la Golden Power sulle operazioni strategiche come, appunto, lo scorporo della rete?

Inoltre nel parere della Corte dei Conti sull’operazione Kkr-Mef si parla di garantire al Mef “poteri di monitoraggio sulla gestione e meccanismi, anche di governance, di presidio sulle decisioni rilevanti”.

Infine nella nota di Palazzo Chigi che ha stoppato il piano di Merlyn si parla esplicitamente di un controllo pubblico di Tim nell’offerta di Kkr: “L’iniziativa assunta dal Governo prevede chiaramente il controllo pubblico sull’assetto strategico come risultato finale espressamente garantito dalla proposta – l’unica proposta, hanno sottolineato nel fine settimana fonti vicine al governo – alla quale l’Esecutivo partecipa con il riconoscimento del ruolo strategico e dei poteri speciali riconosciuti al Governo, in piena conformità all’ordinamento Ue”.

Vivendi a sua volta ha messo in pista un super accademico, Luca Enriques, ex commissario Consob, per passare al setaccio quanto prevedono i principi contabili internazionali e la casistica della Consob. Ma i rottweiler di Parigi hanno capito che il pertugio è prima di tutto politico: per schivare l’esame delle parti correlate, Rossi deve sminuire il ruolo del Tesoro. Se non è un corto circuito istituzionale, ci assomiglia molto.

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