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Banca Popolare Di Bari

Mcc-Invitalia, tutti gli sbuffi dei tecnici sul salvataggio della Popolare Bari

Che cosa hanno scritto il Servizio Studi e il Servizio Bilancio del Senato sul decreto per la Popolare di Bari. Il ruolo di Mef e Mcc (Invitalia)

E’ iniziato ieri in commissione Finanze al Senato, dopo il via libera della Camera, l’esame del decreto legge per il salvataggio della Popolare di Bari, varato dal Consiglio dei ministri all’indomani del commissariamento dell’istituto di credito da parte della Banca d’Italia, il 13 dicembre scorso. Relatrice del dl “Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento” è la senatrice del Movimento Cinque Stelle, Laura Bottici. Alcuni interessanti rilievi al provvedimento si leggono nel dossier del Servizio di Bilancio e in quello del Servizio Studi.

COSA PREVEDE IL DL

Con il decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre 2019, sono attribuiti a Invitalia (controllata dal ministero dell’Economia) uno o più contributi in conto capitale, fino a 900 milioni di euro nel 2020, per il rafforzamento patrimoniale della società Banca del Mezzogiorno Mediocredito Centrale-Mcc (controllato da Invitalia). In tal modo Mcc può promuovere attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno, mediante l’acquisizione di partecipazioni al capitale di banche e società finanziarie. In seguito è prevista la possibilità di scindere Mcc e di costituire una nuova società alla quale vengono assegnate le attività e le partecipazioni acquisite da banche e società finanziarie. Le azioni rappresentative del capitale sociale di questa società sono attribuite, senza corrispettivo, al ministero dell’Economia e delle Finanze.

LE NOTE DEL SERVIZIO STUDI AL RUOLO DI MCC E INVITALIA

Riguardo all’operazione ,i tecnici del Servizio Studi ricordano che nel comunicato stampa seguito al Cdm durante il quale è stato varato il provvedimento,  si annuncia che verrà disposto un aumento di capitale che consentirà a Mcc, insieme al Fondo e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della banca commissariata. Inoltre evidenziano che il governo ha detto che gli amministratori straordinari della Popolare di Bari stanno proseguendo le negoziazioni già avviate con Mcc e Fitd per stipulare un Accordo Quadro che contenga le linee strategiche del piano industriale per il rilancio della banca, il recupero del suo equilibrio economico e patrimoniale, l’assunzione di un ruolo centrale nel finanziamento dell’economia del Mezzogiorno.

Si nota pure come, nel corso dell’audizione svolta presso la Commissione Finanze della Camera il 9 gennaio scorso, Mediocredito Centrale abbia riferito che l’intervento pubblico è stato affiancato da un intervento privato visto che il Fondo, il 31 dicembre scorso, ha disposto un’iniezione di capitale di 310 milioni e si è impegnato a un ulteriore intervento nel capitale della banca fino a complessivi  700 milioni. E’ stato inoltre chiarito che il ruolo di Mcc è quello di intervenire sottoscrivendo un aumento di capitale per un importo da determinare in funzione di un rendimento di mercato del capitale investito e che sia l’intervento di Mcc sia quello del Fondo saranno basati su un piano industriale prodotto dalla banca e condiviso con le altre parti, da cui risulti un fabbisogno patrimoniale effettivo, necessario al rilancio concreto dell’istituto di credito, determinato all’esito di un processo di due diligence a cui partecipano le parti interessate.

ANCHE SE POPOLARE BARI NON DIRETTAMENTE VIGILATA DA BCE, OPERAZIONE RIENTRA NELLA DISCIPLINA COMUNITARIA

A scanso di equivoci, parlando dei soggetti protagonisti dell’operazione, i tecnici parlamentari ricordano che la Banca Popolare di Bari risulta nella lista delle cd. less significant institutions della Bce e dunque, “per le sue caratteristiche dimensionali e strutturali, non è direttamente vigilata dalla Banca Centrale Europea ma dall’Autorità Nazionale, ovvero dalla Banca d’Italia”.

La non significatività ai fini della vigilanza, tuttavia – si legge ancora nel dossier del Servizio Studi  – “non esclude la rilevanza dell’operazione in esame ai fini della disciplina comunitaria; nel corso degli ultimi anni, infatti, sono stati numerosi gli interventi pubblici a sostegno di singoli istituti bancari, nel più generale quadro degli interventi volti a fronteggiare la crisi economico-finanziaria e a tutelare il sistema creditizio nazionale”.

MCC INTERVENGA NEL RISPETTO DELLA DISCIPLINA UE SUGLI AIUTI DI STATO

Si segnala che la relazione illustrativa e il comunicato stampa del governo non specificano l’avvio di interlocuzioni con l’Unione europea ai sensi della comunicazione del 2013 della Commissione europea relativa agli aiuti di Stato del settore bancario. Al riguardo si ricorda che, durante l’esame del decreto svolto alla Camera, “nell’esprimere il proprio parere favorevole al provvedimento, la Commissione Affari costituzionali ha invitato la Commissione di merito (Finanze, ndr) a valutare l’opportunità di verificare il contenuto delle disposizioni recate dal provvedimento alla luce della disciplina europea sugli aiuti di Stato al settore bancario”. Inoltre la Commissione Politiche dell’Ue ha invitato la Finanze “a specificare che lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento da parte di Mcc sia proposto nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato”.

LE PULCI FINANZIARIE DEL SERVIZIO BILANCIO

Il Servizio Bilancio pone ovviamente uno sguardo attento alle questioni finanziarie che interessano il provvedimento. In particolare, sul fronte dei 900 milioni ‘previsti per l’operazione,  evidenzia che “trattandosi di maggiore spesa volta espressamente all’acquisizione di partecipazioni azionarie da parte dello Stato – per cui la stessa norma richiama il rispetto di ‘logiche, criteri e condizioni’ di mercato – andrebbero non di meno richiesti maggiori dettagli informativi circa l’autentica natura economico finanziaria e non di mero sostegno dell’intervento in parola”. Inoltre, pur considerando la classificazione di Invitalia “a fini di contabilità nazionale, nell’ambito delle ‘Amministrazioni centrali’ del comparto delle ‘Amministrazioni pubbliche’ , l’operazione andrebbe classificata come di carattere ‘finanziario’ ai fini del SEC2010 (Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nell’Ue, ndr)” secondo una consolidata giurisprudenza in materia di classificazione contabile delle operazioni del settore pubblico. In sostanza, si tratterebbe di un’operazione “neutrale” per l’impatto in termini di indebitamento netto. Tali elementi, sottolineano i tecnici, sono ancora più “indispensabili” per escludere il rischio di eventuali riclassificazioni contabili successive da parte dell’autorità statistica europea, nel caso in cui Eurostat “dovesse ravvisare l’assenza dei requisiti previsti al fine di escluderne l’impatto anche sul saldo di indebitamento netto, stante la natura di investimento ‘finanziario’”.

IL RUOLO DEL MEF

Sempre nell’articolo 1 si stabilisce che le azioni rappresentative dell’intero capitale sociale della società sono attribuite, senza corrispettivo, al Mef. Al riguardo, “premesso che l’esercizio delle facoltà previste dalla norma è espressamente rimesso all’adozione di un provvedimento la cui adozione interverrà solo in un secondo momento” secondo il Servizio Bilancio sarebbe “utile l’acquisizione sin d’ora di ulteriori elementi informativi volti ad escludere l’assunzione di rischi e connesse responsabilità patrimoniali correlate alla situazione gestionale della società di nuova costituzione, da cui possano derivare implicazioni per i soggetti della PA comunque coinvolti, a partire dal Ministero dell’economia e delle finanze che risulterà titolare delle partecipazioni”. Insomma, attenzione a mettere in mezzo Via XX Settembre.

SERVONO CHIARIMENTI SULLE COPERTURE

In merito all’articolo 2, relativo alle risorse finanziarie, il Servizio Bilancio evidenzia che “andrebbe in primis confermata l’esistenza delle disponibilità indicate a copertura” per i 900 milioni di euro per il 2020 ovvero tramite corrispondente riduzione delle risorse derivanti dall’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 170 della legge 228/2012 (stabilità 2013), iscritte sul capitolo 7175 dello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze, destinate a Fondi multilaterali di sviluppo e al Fondo globale per l’ambiente. “Sul punto – si legge ancora -, va poi necessariamente evidenziato che il capitolo 7175 è classificato come di natura giuridicamente ‘obbligatoria’ nell’ambito del bilancio dello Stato”. Circostanza non da poco perché “di per sé dovrebbe a ‘rigore’ inibirne la possibilità di riduzione dello stanziamento ai fini della compensazione di nuovi o maggiori oneri. Da ultimo il provvedimento autorizza una maggiore spesa in conto capitale ma “andrebbero richieste più puntuali delucidazioni in merito alla eventuale distribuzione degli effetti d’impatto sul fabbisogno della maggiore spesa prevista”.

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