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Mappa dei rischi Sace 2022: il cigno nero della guerra in Ucraina

Italia: come cambia la Mappa dei rischi Sace 2022 con la guerra Russia-Ucraina

Cosa emerge dalla nuova Mappa dei rischi Sace per l’Italia

L’incertezza è il nemico numero uno degli investimenti. “La pesante escalation militare e le pesanti sanzioni imposte da diversi paesi alla Russia fanno alzare il rischio del credito cioè il rischio di mancato pagamento che, in media, in Russia passa dal 62 al 70, su un punteggio da 0 a 100. Peggio è per i rischi politici, che per la Russia va da 51 a 76, dove aumenta il rischio di restrizioni e trasferimento della convertibilità valutaria. In termini economici questo vuol dire che la Banca centrale russa ha aumentato i tassi di interesse, il rublo si è svalutato del 50%, è difficile pensare che l’economia russa non andrà in recessione. Le prime stime parlano di un -3% in questo anno in un contesto di prezzo del petrolio e del gas che restano alti a suo favore. Nel 2023 potrebbe tornare in ripresa ma non sarà risolutiva”. A fare questa disamina è Alessandro Terzulli, capo economista della Sace nel corso della presentazione della mappa dei rischi SACE 2022 che quest’anno si intitola “Rischi (in)soliti per tempi insoliti: il mondo nel 2022”.

Le instabilità politiche tra Russia e Ucraina

Gli effetti economici negativi della guerra tra Russia e Ucraina si faranno sentire anche nei paesi dell’area euro. “L’impatto ci sarà anche sull’area euro, avremo un rallentamento della crescita che ci aspettavamo vigorosa per quest’anno ma rimarrà crescita nell’area euro e in Italia – continua Terzulli -. Ad oggi è difficile pensare a un peggioramento della ripresa che è stata solida nel 2021”.

I canali di trasmissione della crisi ucraina in Italia e in Europa

Sono diversi i canali attraverso i quali le instabilità politiche della Russia si trasferiranno in Italia e in Europa. Il primo posto è occupato dalla vendita di beni energetici con “il prezzo del gas naturale sul TTF di Amsterdam a 116 euro al metro cubo”. Abbiamo anche il canale del commercio. Nonostante un solido quadro fiscale e di riserve valutarie, le sanzioni imposte da numerosi Paesi alla Russia ostacolano i pagamenti nelle relazioni commerciali con l’estero, impattando di conseguenza il rischio di credito delle controparti pubbliche e private della Russia. Nel 2021 l’Italia ha esportato beni in Russia per 7,7 miliardi “siamo ancora lontani 10,7 miliardi del 2013”. Da non sottovalutare nemmeno l’export verso l’Ucraina “cresciuto del 25% a 2,2 miliardi” e l’export di servizi, in particolare del turismo. “Nel 2019 abbiamo avuto 5,8 milioni di presenze russe in Italia con un ticket medio di presenza giornaliera a 1000 euro, in incremento dell’8% – continua Terzulli -. A risentire della recessione saranno anche le imprese italiane operanti in Russia, sono circa 750, ma nulla di catastrofico”.

Gli impatti sull’economia dell’Ucraina secondo la Mappa dei rischi

L’Ucraina sconta in maniera evidente l’intervento militare della Russia. “I reali impatti sull’economia non sono chiaramente noti, trattandosi di un evento attualmente in corso e in continua e repentina evoluzione, ma non è difficile immaginare che anche in presenza di una rapida risoluzione del conflitto, le controparti nel Paese saranno più in difficoltà a onorare i propri debiti- si legge nel Focus On Mappa dei Rischi 2022 – Rischi (in)soliti per tempi insoliti: il mondo nel 2022 elaborato dall’Ufficio Studi SACE -. A parziale mitigazione di questo aspetto, va considerato il supporto finanziario internazionale a favore di Kiev”.

I rischi legati alle sanzioni

Le sanzioni inflitte alla Russia, e le possibili risposte del Cremlino, non potranno non avere un impatto sull’economia russa. “In particolare, l’incremento del rischio di trasferimento è dovuto alla disponibilità Paese, che potrebbe ulteriormente acuirsi a seguito dell’esclusione dal canale Swift del sistema finanziario russo – si legge nel rapporto -. In aggiunta, pesa sul rischio di convertibilità, la recente adozione da parte russa di misure di controllo sui movimenti di capitali in valuta estera”.

I rischi di esproprio

La reazione della Russia alle sanzioni potrebbe essere molto violenza, anche in termini economici. “Parimenti, il rischio di esproprio aumenta sulla scia delle eventuali possibili ritorsioni sugli investitori internazionali per le sanzioni imposte a Mosca, traducendosi in azioni di confisca, senza adeguate compensazioni, o in eventi di creeping expropriation”, si legge infine nel report SACE.

I  cigni neri, numerosi e frequenti

“Ci eravamo abituati a considerare un mondo in cui vaste aree del pianeta erano politicamente piuttosto stabili, dove le leggi dell’economia prevalevano di gran lunga su quelle della politica e improvvisamente dobbiamo rivedere tutto”. Federico Rampini, corrispondente di Repubblica negli USA,  introduce il tema del “cigno nero” nella nuova geografia dei rischi mondiali. “La prima immagine che mi viene in mente osservando il continente europeo è il cigno nero di Taleb. Un evento statisticamente altamente improbabile che se si verifica ha un effetto dirompente, enorme. Dobbiamo interrogarci sul perché i cigni neri siano così numerosi, dopo il 2008 abbiamo avuto la Brexit, l’elezione di Trump, la pandemia e adesso una guerra del novecento. Stile che ci precipita in uno scenario che consideravamo incredibile”. Prima della guerra i timori maggiori riguardavano la crescita dell’inflazione “che, portando a un aumento dei tassi di interesse che, originato negli Stati Uniti e che si trasferisce int Europa, riporta in primo piano la fragilità dei paesi ad alto debito pubblico come l’Italia“. A questi temi classici si affianca il rischio energetico. “Gli americani stanno scoprendo quanto l’Europa sia vulnerabile sull’energia, l’Italia è proporzionalmente più dipendente dalle forniture russe rispetto alla Germania”, aggiunge Rampini.

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