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Fringe Benefit

Che cosa cambierà sui fringe benefit con la Manovra

Manovra 2021, ecco tutte le novità in materia di fringe benefit.

Corsa di fine anno per approvare la Legge di bilancio 2021, la prima dell’era Draghi. Il testo, anche se sono possibili ritardi per via del maxi emendamento del governo, arriverà in aula al Senato il 21 dicembre per poi approdare dal 27 al 30 alla Camera.

In attesa della trasmissione al Parlamento, il provvedimento è intanto “lievitato” da 185 a 219 articoli. Tra le novità, la proposta di prorogare o rendere perfino strutturale il raddoppio dell’importo dei fringe benefit detassati.

UNA MISURA TRASVERSALE

Il raddoppio “È stato introdotto nell’agosto del 2020 (cd. Decreto Agosto) e confermato nel 2021 (Decreto Sostegni all’articolo 6-quinquies)”, ha spiegato  a Policy Maker la senatrice pentastellata, nonché ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ha “firmato un emendamento prioritario nella Legge di Bilancio 2022 per prorogare la misura per il prossimo anno”. Una novella legislativa trasversale, capace di mettere d’accordo tanto PD quanto Lega, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle: “So che c’è un altro testo a firma di Forza Italia che prevede di rendere la misura strutturale: auspico dunque ci possa essere una convergenza nella maggioranza”, ha aggiunto l’ex titolare del dicastero del Lavoro. “Si tratta di uno strumento capace di instaurare un rapporto più umano tra datore di lavoro e dipendente”, ha spiegato, sempre alla nostra testata, l’azzurra Roberta Toffanin,  vicepresidente della commissione Finanze e firmataria dell’emendamento forzista.

COSA SONO I FRINGE BENEFIT?

Probabilmente il termine fringe benefit sarà sconosciuto ai più: vi rientra una vasta gamma di servizi e soluzioni che, per la normativa, godono di benefici fiscali: carte per acquisti (da spendere anche online), buoni benzina, beni e servizi per la mobilità sostenibile, polizze assicurative. Molto spesso, inoltre, nei fringe benefit rientrano varie forme di voucher che, tramite strumenti digitali o cartacei, sono spendibili presso attività commerciali e fornitori di servizi convenzionati. “Occorre tener conto – ha dichiarato Catalfo – che oltre ad aver avuto un buon impatto, la misura interviene su un numero assai vasto di settori: dalla sanità ai trasporti, anche per i famigliari”.

E in effetti il contenuto è assai ampio se si considera che lo scorso 27 maggio 2021 l’Agenzia delle Entrate, attraverso la risoluzione 37/E, ha confermato la possibilità per l’azienda di godere dei benefici fiscali previsti dall’articolo 51 del TUIR (comma 2, lettera f-bis) per il rimborso erogato al dipendente per l’acquisto di pc, laptop e tablet per la didattica a distanza (DaD) dei figli.

LA MISURA EMERGENZIALE DA RENDERE STRUTTURALE

Nell’ultimo biennio, caratterizzato dall’emergenza economica legata a doppio filo a quella pandemica, le aziende hanno potuto offrire ai loro dipendenti una serie di servizi di welfare aziendale per un valore massimo di 516,46 euro, il doppio rispetto ai 258,23 euro previsti dalla normativa, totalmente esenti da tassazioni. “Crediamo che mai come in questo periodo – ci ha detto la senatrice Toffanin -si debba puntare sul welfare aziendale: occorre rendere strutturale il raddoppio per essere al fianco delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie, in particolar modo adesso che affronteranno i rincari delle bollette di luce e gas”.

Triplice, infatti, la finalità dell’intervento: da un lato spingere le imprese a introdurre il welfare aziendale,  soprattutto le PMI che sono la stragrande maggioranza del nostro tessuto produttivo, dall’altro sostenere economicamente i lavoratori e, infine, dare una spinta ai consumi in un periodo tanto delicato come quello contingente. Infatti le cifre che i datori di lavoro destinano al welfare aziendale vanno a integrare la normale retribuzione ma, al contrario di quest’ultima, non possono essere accantonate dovendo esser spese dai lavoratori entro l’anno fiscale di riferimento. Secondo un’elaborazione di The European House – Ambrosetti  il passaggio dai 258,23 ai 516,46 euro potrebbe portare ad almeno 4,7 miliardi di consumi al 2023, con un conseguente aumento dell’Iva riscossa di almeno 1 miliardo.

(Articolo pubblicato su Policy Maker)

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