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Settimana Corta Intesa Sanpaolo

Ma quella di Intesa Sanpaolo sarà davvero una settimana lavorativa corta?

Intesa Sanpaolo rispolvera il tema della settimana lavorativa corta in Italia. C’è chi parla di subbuglio nel mondo del credito e chi invece ritiene che non si sia proprio inventata nulla dato che il Ccnl dei bancari già prevede sia la settimana corta che lo smart working. Fatti, commenti e polemiche

 

Rivoluzione in Intesa Sanpaolo con la settimana corta?

Di settimana lavorativa corta si parla da tempo e, come scriveva nei giorni scorsi anche Start, sono diverse le aziende (soprattutto straniere) che stanno testando la settimana di 4 giorni anziché 5, ma questa volta le novità sono due.

La prima è che di solito il tema è affrontato in altri Paesi, mentre stavolta la notizia arriva dall’Italia, e la seconda è che l’iniziativa sta prendendo forma nel mondo del credito poiché è Intesa Sanpaolo, ha scritto ieri per prima Repubblica, a fare da apripista tra le banche.

Intesa Sanpaolo ha infatti formalmente avviato una trattativa con i sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin sulla settimana lavorativa corta nell’ambito di una più ampia trattativa sulla flessibilità, che va dall’orario di lavoro allo smart working.

LA SETTIMANA CORTA DI INTESA SANPAOLO

La pandemia ha sicuramente accelerato un processo la cui ora prima o poi sarebbe giunta. Il bisogno di rivedere le priorità e di bilanciare tempo dedicato al lavoro e tempo per la vita privata sono venuti a galla da quando nel marzo 2020 la quotidianità non è più la stessa.

E Intesa Sanpaolo sembra voler tracciare la strada lanciando, per prima nel suo settore, la settimana lavorativa corta.

La proposta avanzata ai sindacati prevede una settimana di 4 giorni invece che 5, tuttavia, non applica il cosiddetto modello “100:80:100”, ovvero guadagnare il 100% dello stipendio, lavorando l’80% dell’orario precedente, pur mantenendo il 100% della produzione.

I giorni lavorativi, secondo il gruppo bancario guidato dall’amministratore delegato, Carlo Messina, sarebbero sì 4 ma le ore della giornata passerebbero da 7,5 a 9 e la settimana sarebbe quindi di 36 ore totali rispetto alle 37,5 attuali.

Un giorno libero in più, ma solo un’ora e mezzo in meno di lavoro.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA?

Tuttavia, come ha ricordato su Radio Capital il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni: “Intesa Sanpaolo non ha studiato proprio niente: perché è previsto dal contratto nazionale di lavoro dei bancari sia l’utilizzo della settimana corta sia lo smart working regolamentato in sede aziendale. Quindi, Intesa Sanpaolo sta applicando una norma del contratto nazionale già definita da tempo”.

COSA PREVEDE IL CCNL DEL CREDITO

L’articolo 104 del contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) dei bancari Abi che riguarda l’orario settimanale e la sua articolazione prevede che l’orario di lavoro dei bancari debba essere di 37,5 ore settimanali, “fatto salvo quanto previsto ai comma che seguono”, si legge sul Ccnl.

Il comma 4, infatti, afferma che l’orario settimanale è fissato in 36 ore nei casi di articolazione: su 4 giorni (ovvero 4 giorni per 9 ore) o su 6 giorni (6 giorni per 6 ore); dal lunedì pomeriggio al sabato mattina; comprendente la domenica; in turni; o di cui all’articolo 105 del contratto.

Dunque, niente di così nuovo sotto il sole.

LA PROPOSTA DI INTESA AI SINDACATI

“Coerentemente con le previsioni del vigente contratto nazionale – scrive Intesa nella documentazione trasmessa ai sindacati e riportata da Carlotta Scozzari di Repubblica – il Personale (con esclusione di quello operante in turni o assegnato a Filiali) può richiedere di adottare un’articolazione oraria giornaliera di 9 ore su 4 giorni, con possibilità di variare le giornate lavorate dal lunedì al venerdì, d’intesa con il proprio Responsabile”.

“L’autorizzazione – prosegue Intesa – potrà essere concessa solo compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive aziendali e le richieste avanzate saranno riscontrate, anche negativamente, entro la fine del terzo mese successivo alla domanda”.

NODO PERSONALE E NON SOLO

La proposta della settimana lavorativa corta dunque non coinvolgerebbe tutto il personale ma soltanto quello degli uffici. Per i sindacati, invece, dovrebbe interessare tutti i 74.265 lavoratori in Italia sui 96.723 totali nel mondo.

Inoltre, è tutta da dimostrare la flessibilità dei responsabili che decidono se concedere o meno il giorno scelto dal lavoratore e da chiarire, come ha detto Sileoni, “chi paga il costo dell’energia nelle abitazioni dei lavoratori in smart working. La banca risparmia se i lavoratori sono a casa, ma il costo viene trasferito sui dipendenti a casa”.

MA ALLA FINE È DAVVERO UNA RIVOLUZIONE QUELLA DI INTESA?

Oltre questi nodi resta poi un dilemma. Lavorare 9 ore al giorno equivale davvero a ribilanciare il tempo dedicato al lavoro e quello a noi stessi?

Oltreoceano, secondo un’indagine statunitense, sono molte le persone disposte a lavorare le stesse ore in meno giorni pur di avere più tempo libero. Il 92% dei lavoratori adulti, infatti, ha dichiarato che preferirebbe lavorare addirittura 10 ore al giorno per 4 giorni, anziché 8 per 5 giorni.

Non tutti però la vedono così. Come ricorda Repubblica, per un imprenditore come Brunello Cucinelli, infatti, “dobbiamo lavorare al massimo sette ore, mentre l’altro tempo andrebbe dedicato a noi stessi e alla nostra anima”.

E per Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano sentito da La Stampa, non bisogna nemmeno sottovalutare gli effetti di così tante ore di lavoro concentrate in un solo giorno: “Attenzione però, perché l’idea di stare in ufficio un giorno in meno attira molto, ma non è detto che la qualità della vita e dunque l’efficienza migliorino. Proviamo a pensare a quanta fatica già si fa dal lunedì al giovedì, immaginare di aggiungere un’ora non è affatto un dettaglio”.

“Una cosa è certa – ha osservato Corso – la scelta del giorno libero aggiuntivo deve essere assicurata con la massima flessibilità, altrimenti serve a poco. In linea generale il benessere del lavoratore e quindi la sua produttività aumentano sicuramente più con lo smart working che con la settimana corta, perché c’è maggior libertà”.

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