Si è conclusa, per ora, la vicenda del “buco” nel bilancio di Benetton Group. La controllante Edizione Holding sosterrà il piano di risanamento e rilancio con 260 milioni nei prossimi anni, necessari come non mai a fronte di una perdita netta di 230 milioni di euro su un fatturato 2023di 1.098 milioni.
Premesso che ormai il fatturato di Benetton rappresenta una minuscola porzione del giro d’affari complessivo del gruppo che è sotto la Holding guidata da Alessandro Benetton, la vicenda presenta dei profili singolari, come al solito trascurati da un’informazione abituata a lavorare facendo copia/incolla dei comunicati ricevuti dagli uffici stampa delle società.
Ma c’è un elefante nella stanza ben visibile che invece nessuno vuole vedere.
Infatti, vogliono farci credere che in una società che fattura oltre un miliardo, necessariamente dotato di raffinati sistemi di programmazione e controllo, sia possibile scoprire, come un coniglio uscito dal cilindro, perdite milionarie senza alcun preavviso. Così, da un giorno all’altro.
No, non la beviamo. Non crediamo alla sapiente campagna stampa in corso da sabato 25 quando il “signor Luciano”, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha dichiarato la sua uscita dal gruppo. Non prima di denunciare che “mi sono fidato e ho sbagliato, sono stato tradito nel vero senso della parola”.
Si vorrebbe far credere che il management (l’AD Massimo Renon in testa) abbia ingannato il cda presentando “fotografie del gruppo non reali”. Che sia stato possibile occultare al cda una perdita pari a circa un quarto del fatturato, generatrice principale di un cash flow negativo per 100 milioni, fino a settembre 2023. Quando “viene accennato a qualche problema, ma in modo tenue”. Poi, all’improvviso nei mesi successivi “scoppia la bomba” e si scoprono le carte sul “buco”.
Non è semplicemente possibile che un presidente esecutivo a con l’esperienza di Luciano Benetton, a cui le “antenne” in azienda non mancano di certo, possa essere stato “tradito” e messo a conoscenza dei risultati solo a esercizio quasi terminato. Perché pure in una salumeria di Voghera (ci scusino i salumieri di Voghera) i conti si conoscono ormai in tempo reale. Figuriamoci a Ponzano Veneto.