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L’Italia chiede scorporo delle spese per la Difesa dal Patto di stabilità

Nella definizione del nuove regole di bilancio europee l’Italia propone di scorporare le spese per la Difesa dai vincoli di bilancio. Fatti e approfondimenti

Chiesta l’esclusione degli investimenti per la Difesa dal Patto di stabilità, ovvero le regole Ue di finanza pubblica che sanciscono il tetto al deficit e al debito pubblico.

“All’Italia l’impianto generale del nuovo Patto di stabilità proposto dalla commissione non dispiace. Ma anche Roma è intenzionata a chiedere modifiche e integrazioni nel negoziato che si accenderà con l’arrivo delle proposte legislative: e le richieste italiane andranno in direzione inevitabilmente opposte a quelle ispirate dalla “rigidità” tedesca” riporta oggi il Sole 24 Ore.

Se il Mef ha considerato infatti positiva per il debito la riforma del Patto di Stabilità proposta dall’esecutivo di Bruxelles, allo stesso tempo chiede di tenere fuori dal calcolo del deficit le spese per la Difesa e quelle sociali.

“Lo spiega in modo chiaro il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella premessa al Def 2023 pubblicato ieri. L’Italia vede con favore l’ispirazione flessibile di un meccanismo in cui gli «obiettivi sono modulati in base alla sostenibilità del debito pubblico di ciascun Stato membro». Per essere completa, però, questa impostazione ha bisogno di integrazioni, aggiunge il quotidiano confindustriale.

Secondo Giorgetti, l’elenco degli investimenti che potrebbero rientrare nella cosiddetta golden rule, ossia che potranno essere scorporati dall’indebitamento ai fini Eurostat, dovrebbe comprendere “la spesa per la difesa derivante da impegni assunti nelle sedi internazionali”.

Come già invocato tra l’altro nei mesi scorsi dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, in sede europea e nazionale. Perché se da una parte c’è l’impegno assunto dall’Italia di aumentare la spesa destinata alla difesa fino alla soglia del 2% del Pil, come obiettivo Nato, dall’altra parte il Patto di stabilità può confliggere con il rispetto degli obiettivi dell’Alleanza atlantica.

NECESSITÀ DI TENER FUORI LE SPESE PER IL SOSTEGNO MILITARE A KIEV

Dunque ora nel Def, il ministro Giorgetti ha messo per iscritto che il Governo “nel contesto del dibattito sulla nuova governance europea in sede negoziale segue la linea di sostenere l’adozione di un loro trattamento preferenziale, in primo luogo, per contrastare i cambiamenti climatici e promuovere la transizione digitale (i due pillar del PNRR), ma anche per le necessita di spese per la difesa derivanti da impegni assunti nelle sedi internazionali”.

“Il tema nasce ovviamente dallo sforzo finanziario prodotto dal sostegno militare all’Ucraina” spiega il Sole 24 Ore. Ma oltre alla necessità corrente dell’assistenza a Kiev, il governo punta ad aver spazio di manovra per gli investimenti pubblici necessari a raggiungere l’obiettivo Nato del budget in difesa pari al 2% del Pil.

LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO

Infatti il nostro paese ha delle “problematiche” specifiche a raggiungere l’obiettivo preso nel 2014 di arrivare a spendere il 2% del Pil per la difesa, anche per via dei “limiti” che i parametri Ue pongono alla spesa pubblica. Come ha evidenziato già lo scorso febbraio il ministro della Difesa Guido Crosetto, nella ministeriale Nato a Bruxelles.

La questione dell’esclusione degli “investimenti per la Difesa dal Patto di stabilità è stata posta sul tavolo all’Europa come hanno fatto altri Paesi, perché in questo momento nessun Paese può tagliare le spese per la difesa. L’aiuto che abbiamo dato all’Ucraina ci impone di ripristinare le scorte per la difesa nazionale” aveva già illustrato Crosetto durante le comunicazioni in seduta congiunta alle commissioni Difesa ed Esteri del Senato a gennaio.

ALTRIMENTI SARÀ DIFFICILE RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO DEL 2% DEL PIL ALLE SPESE PER LA DIFESA

Durante l’audizione sulle linee programmatiche alle commissioni riunite Difesa Camera ed Esteri e Difesa Senato lo scorso febbraio, il ministro ha ricordato che “la scelta di destinare il 2% del Pil alle spese per la Difesa non è stata fatta da me, risale al 2014 ed è stata ribadita da tutti i Governi che sono seguiti”.

“Io sono stato l’unico ad aver detto alla riunione Nato di che il 2% è un obiettivo difficile da raggiungere, stante le condizioni finanziarie. Noi siamo all’1,38%, da qui la proposta di scorporare le spese per la Difesa dai vincoli di bilancio. Altrimenti noi saremo i “Pierini” della Nato, gli unici a non raggiungere l’obiettivo del 2% quando altri parlano già di 3% o 4%” aveva tuonato il ministro della Difesa.

NON SOLO DIFESA NELLA GOLDEN RUOLE PATTO DI STABILITÀ

Dunque il governo italiano mette nero su bianco nel Def la proposta di un trattamento “preferenziale per gli investimenti pubblici” per la spesa per la difesa derivante da impegni assunti nelle sedi internazionali.

Inoltre, segnala ancora il Sole 24 Ore, questa sorta di “golden rule” dovrebbe poi riguardare quelli che sono stati definiti i «beni comuni europei» a partire, sottolinea il titolare dei conti italiani, dagli investimenti «per contrastare i cambiamenti climatici e promuovere la transizione digitale» che non a caso sono «i due pilastri del Pnrr».

Ora la Commissione europea è a lavoro sulle proposte legislative su cui si sta negoziando in queste settimane con gli Stati membri con l’obiettivo di concludere il lavoro legislativo entro la fine di quest’anno. Il patto di Stabilità riformato entrerà infatti in vigore nel 2024.

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