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Leonardo-Finmeccanica, Fincantieri, Eni e non solo. Ecco le partite aperte in Sace

Per diverse ragioni c'è una sorta di blocco della riassicurazione in casa Sace. Il risultato di questo stallo preoccupa le grandi aziende come Eni, Fincantieri e Leonardo-Finmeccanica. Ecco fatti, dettagli, indiscrezioni e scenari

 

Che cosa succede in Sace, la società del gruppo Cdp che assicura le aziende italiane che esportano?

Da mesi il vertice della Sace, e dunque il presidente Beniamino Quintieri e l’amministratore delegato Alessandro Decio, sono scaduti ma il nuovo consiglio d’amministrazione non è ancora stato nominato.

Pareva se ne dovesse occupare il cda della Cdp tenutosi la scorsa settimana che però ha deliberato solo sulla richiesta del Tesoro di incassare tutto l’utile della Cassa depositi e prestiti (qui l’approfondimento di Start).

Al momento è quasi certa la conferma dell’economista Quintieri, amico e collega del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Su Decio c’è una sorta di niet del capo azienda di Cdp, Fabrizio Palermo. Mentre ambienti del Tesoro e delle fondazioni non disdegnano una riconferma di Decio. Da qui lo stallo. Ma Decio – ha scritto il quotidiano La Verità – è infastidito da questa situazione.

La Cdp punta rispetto al passato molto più a sostenere le pmi tramite Sace, come ha sottolineato in diversi articoli Start. Ma anche Decio – secondo Repubblica – è dello stesso avviso. Un paradosso che cela un rapporto di fiducia che si è rotto fra Palermo e Decio.

Non solo: da mesi deve essere firmata una nuova convenzione tra Mef e Sace, ma tutto è fermo alla direzione generale del Tesoro.

Il risultato di questo stallo preoccupa le grandi aziende come Eni, Fincantieri e Leonardo-Finmeccanica. Il motivo? Di fatto c’è una sorta di blocco della riassicurazione, dicono fonti di mercato a Start.

Che cosa significa?

Negli ultimi anni il livello di attività della Sace è talmente cresciuto, specie nel settore della cantieristica (con Fincantieri), ma anche nell’oil&gas e in parte nella difesa (con Leonardo-Finmeccanica), che la riassicurazione è arrivata a circa il 40%.

La riassicurazione di fatto ricade sul ministero dell’Economia. E nella prospettiva, non improbabile secondo addetti ai lavori del settore assicurativo, che la riassicurazione arrivi presto al 60%, il Tesoro sta valutando se e come modificare l’approccio e il rapporto con la Cdp.

Per questo di fatto c’è una sorta di blocco della riassicurazione. Come superare lo stallo?

Un’ipotesi che circola tra Fincantieri, Sace e ministero dell’Economia è quella di attuare un decreto del 2017 che di fatto – secondo gli analisti esperti in riassicurazione – veniva incontro alle aspettative del gruppo Fincantieri presieduto da Giampiero Massolo e guidato dall’amministratore delegato, Giuseppe Bono, che a questo fine si era speso molto in ambienti istituzionali durante la scorsa legislatura.

Nella legge di Bilancio 2018 fu previsto che gli impegni assunti da Sace in settori strategici per l’economia italiana, Paesi strategici di destinazione ovvero società di rilevante interesse nazionale in termini di livelli occupazionali sono garantiti direttamente dallo Stato.

In sostanza con il modello State account la garanzia al finanziamento della sola parte residua di rischio concentrato – e solo dopo escussione della garanzia in capo a Sace che impedisce il moral hazard – viene concessa direttamente dalla Repubblica italiana.

“Norma Bono”, è stata ribattezza non a caso negli ambienti delle compagnie di riassicurazione,

Una previsione normativa, sottolineano fonti del comparto cantieristico, che di fatto non è mai stata attuata. O meglio, è necessaria una delibera del Cipe per definire il funzionamento del meccanismo.

Al Mef da tempo si pensa di prevedere nella convenzione con Cdp e Sace una sorta di governance rafforzata. Ossia poter effettuare una verifica di pre-fattibilità o eleggibilità con una preventiva delibera Cipe che definisce Paesi e settori prioritari.

Inoltre solo in caso di delibere su sistema State account sarà integrato il board di Sace con i dirigenti dello stesso Tesoro visto che la parte residuale di rischio concentrato ricadrà in parte sui libri del Mef.

Questa è una delle ipotesi discusse da un tavolo istituzionale al quale hanno preso parte tutti i soggetti coinvolti. Come – ha scritto Mf/Milano Finanza – il dirigente del ministero dell’Economia, Giuseppe Maresca, capo della direzione operazioni finanziarie, che in rappresentanza del dicastero siede anche nel consiglio di amministrazione di Sace, Piero Cipollone, ex Banca d’Italia e ora consigliere economico del presidente del Consiglio, il vicedirettore generale di Cassa depositi e prestiti, Alessandro Tonetti, oltre che il chief legal officer di Sace, Rodolfo Mancini.

Mentre non sarebbe stata oggetto di discussione del tavolo – ha aggiunto Mf/Milano Finanza – un riassetto più profondo, pure circolato in ambienti di Via XX Settembre, in base al quale verrebbe interamente trasferita al ministero dell’Economia la gestione della grandi operazioni, focalizzando Sace solo sulle pmi oltre che sull’attività a breve termine (Sace Bt) e sul factoring. Ma anche su questi punti l’accordo sembra ancora lontano.

Come si vede, il groviglio tecnico-normativo-assicurativo si intreccia in queste ore con il rinnovo dei vertici della società Sace. E il groviglio è quasi più intricato rispetto al gioco dei nomi.

Anche perché il piano industriale di Cdp prevede un maggior coordinamento della controllata Sace-Simest nel gruppo Cassa depositi e prestiti. Con alcune funzioni che sarebbero sempre più integrate in quelle del gruppo.

Alla fine, secondo fonti governative, ci potrebbe essere un compromesso fra Tesoro e Cdp: con il Mef che avrà una sorta di co-governance della Sace e la Cassa che esprimerà il capo azienda. Si vedrà.

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