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Leonardo, Boeing e i misteri della brindisina Mps della famiglia Ingrosso

Due società aerospaziali brindisine avrebbero fornito componenti aeronautiche non a norma alla divisione Aerostrutture di Leonardo per la produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner. Si tratta di Processi Speciali e di Manifacturing Process Specification (Mps), in realtà stessa azienda dal momento che la famiglia Ingrosso controllava la prima società confluita nella seconda a seguito di fallimento

Si riaccendono i riflettori su Mps, ex subfornitore di Leonardo al centro della truffa sulle componenti non sicure del 787 Dreamliner di Boeing.

La scorsa settimana la procura di Brindisi ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di due società aerospaziali di Brindisi e sette persone accusate di aver fornito componenti non a norma alla divisione Aerostrutture del gruppo ex Finmeccanica per la produzione dei settori 44 e 46 degli aerei Boeing modello 787 Dreamliner.

Secondo gli inquirenti per la realizzazione di componentistica anche strutturale dei velivoli, sarebbe stato impiegato titanio puro, invece di lega di titanio, e anche le leghe di alluminio utilizzate erano difformi dalle previste. Ciò ha comportato – spiega la Procura di Brindisi – la realizzazione di parti aeree “con caratteristiche di resistenza statica e allo stress notevolmente inferiori, con riflessi sulla sicurezza del trasporto”.

Dietro alla vicenda c’è la famiglia Ingrosso proprietaria della Manufacturing Process Specification (Mps) srl, “duplicato” della fallita Processi Speciali srl, l’altra società al centro dell’indagine condotta dal pm Giuseppe de Nozza.

L’inchiesta è stata avviata dopo una precedente indagine conclusasi nel 2021, che aveva portato al sequestro dei compendi aziendali delle due società per fatti di bancarotta, a tre arresti e alla denuncia di altri quattro indagati.

Ecco tutti i dettagli.

SEQUESTRATE CIRCA 6MILA COMPONENTI

Le recenti indagini hanno portato al sequestro di circa 6.000 parti di velivoli per i successivi esami qualitativi, realizzate – secondo l’inchiesta – in materiale diverso da quanto previsto dalle specifiche di progetto.

Le consulenze disposte dalla Procura della Repubblica di Brindisi e svolte da tecnici specializzati nel settore aerospaziale hanno certificato – si legge in una nota dei pm brindisini – la non conformità di almeno 4.829 componenti realizzate in titanio e di almeno 1.158 componenti di alluminio. Le perizie e le indagini, condotte anche con rogatoria internazionale negli Stati Uniti, si sono concluse accertando che alcuni componenti strutturali non conformi potessero, sul lungo periodo, creare danno alla sicurezza dei velivoli, imponendo alla compagnia americana l’avvio di una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti.

LE ACCUSE NEL PRIMO FILONE INVESTIGATIVO

In questo filone investigativo (ce n’è un altro che “ha riguardato la commissione, da parte della medesima compagine criminale, di reati ambientali”) viene contestata la commissione di reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in commercio, in forma associativa, da parte di amministratori – di fatto e di diritto – di due società brindisine attive nel settore aerospaziale, ai danni della Leonardo e dell’americana Boeing, aziende leader mondiali nella produzione di aeromobili per scopi civili e militari.

Si tratta della Manufacturing Process Specification (Mps) srl, “duplicato” della fallita Processi Speciali srl, entrambe controllate dalla famiglia Ingrosso.

GLI INDAGATI

Come riporta Brindisi Report, gli indagati “sono Vincenzo Ingrosso, 77 anni, di Brindisi e i suoi figli: Antonio Ingrosso, 52 anni di Brindisi, già assessore allo Sport del Comune di Brindisi fra il 2014 e il 2015; Alberto Ingrosso, 36 anni, di Brindisi; Alessandro Ingrosso; 47 anni, di Brindisi. Poi: Domenico Salamino, 45 anni, di San Vito dei Normanni; Salvatore D’Isanto, 42 anni, di Brindisi; Sirio Virgilio Zecchini, 37 anni, di Brindisi. Il reato associativo collegato alla frode in commercio ai danni di Leonardo Spa e della Boeing Company Usa viene contestato a Vincenzo Ingrosso, Antonio Ingrosso, Alessandro Ingrosso, Domenico Salamino e Alberto Ingrosso”.

AL CENTRO DELL’INCHIESTA PROCESSI SPECIALI SRL, DIVENUTA MPS SRL

Non è la prima volta che la famiglia Ingrosso finisce nel mirino della Procura.

Le “turbolenze” iniziano già nel 2018. La famiglia Ingrosso possedeva infatti anche la società Processi Speciali che — con sentenza n° 41 del 15/11/2018 del tribunale fallimentare di Brindisi — è stata dichiarata fallita.

Anche Processi Speciali con sede a Brindisi, come Mps Srl, era attiva nel settore della componentistica aerea, fornitrice di aziende nazionali ed estere (come Boeing Italia e Leonardo). Nel 2017 Processi Speciali aveva affittato un ramo d’azienda alla Mps di proprietà sempre di Antonio Ingrosso e i dipendenti erano passati in quest’ultima società.

Con un capitale sociale di 100.000 euro, Mps è controllata al 100% da Antonio Ingrosso, amministratore unico di Mps Srl.

I NUMERI DEL 2019, PRIMA DELL’INCHIESTA

Secondo l’ultimo bilancio depositato, la pugliese Mps Srl ha registrato nel 2019 un fatturato pari a 3,3 milioni di euro, in crescita rispetto ai 2,9 milioni di euro del 2018. L’utile ammontava a 74.440 euro (contro i 32.684 euro del 2018). I costi della produzione si attestavano a 3 milioni di euro. La società vantava un totale di immobilizzazioni materiali dal valore di 72.123 euro, ed un totale debiti di oltre 1,5 milioni di euro.

L’AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA, ARRESTI E SEQUESTRO PER MPS SRL

A maggio 2021 il Tribunale di Brindisi ha nominato Roberto Capone amministratore giudiziario ai fini della gestione della Mps Srl e degli altri beni aziendali e non, sottoposti a sequestro preventivo. In quell’occasione il Tribunale ha posto sotto sequestro le due società di cui sopra: la Processi Speciali srl — dichiarata fallita nel 2018 — e la Mps srl.

Ma cosa è successo?

Come riportava Brindisireport, viaggi in disparate e rinomate località vacanziere, auto di lusso, abbigliamento e opere d’arte: una parte delle risorse societarie della Processi Speciali srl (fallita nel 2018) era destinata a spese non propriamente aziendali, stando alla ricostruzione degli investigatori. Il 25 maggio 2021 il gip del tribunale di Brindisi Maurizio Saso ha emesso il mandato di arresto per Antonio Ingrosso e Flavio Elia. Scattati i domiciliari invece per Vincenzo Ingrosso, padre di Antonio.

GLI ILLECITI

Per gli inquirenti, all’epoca le condotte degli indagati andavano verso due direttrici: “Il continuo sperpero di risorse societarie per finalità lucrative personali, completamente avulse dagli scopi sociali”, si legge nell’ordinanza del gip datata 2021. La seconda: “Il totale svuotamento del complesso aziendale trasferito in blocco, con due contratti di fitto di ramo d’azienda, a un’altra società risultata essere la continuazione (in un primo momento, senza debiti) della fallita, con l’effetto di spogliare scientemente i creditori della garanzia patrimoniale e di continuare a svolgere indisturbati l’attività economica in spregio ai creditori, in particolare l’Erario”.

“È evidente che la Processi Speciali srl, ricorrendo all’espediente dei rimborsi spese, ha provveduto a trasferire liquidità dai propri conti aziendali su quelli dei figli dell’amministratore, provvedendo in questo modo a distrarre risorse, quantificate” in 214mila euro e spicci (Antonio Ingrosso) e più di 87mila euro (Andrea Ingrosso). Per gli investigatori questi ultimi due utilizzavano la carta di credito aziendale – era in uso a Vincenzo Ingrosso, ma loro erano procuratori speciali – per effettuare l’acquisto di beni e servizi di natura personale”.

LE NUOVE INDAGINI PENDENTI SULLA FAMIGLIA INGROSSO

E ora Vincenzo Ingrosso e il figlio Antonio sono di nuovo nel mirino degli inquirenti. Sui reati di frode in commercio e attentato alla sicurezza dei trasporti hanno indagato i militari della Guardia di finanza del comando provinciale di Brindisi. Per quanto riguarda gli illeciti ambientali, le indagini sono state delegate alla Squadra mobile di Brindisi.

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