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Tunisia

La manovra, le baruffe e il pessimismo (eccessivo)

Giorgia Meloni si appresta a firmare la prima legge di bilancio. Ed è già polemica di tutti contro tutti. L'analisi di Gianfranco Polillo.

 

CHE MANOVRA SARA’

È la vecchia storia di un’Italia immobile. Ferma nelle sue improbabili certezze. Cambiano le maggioranze. I Governi hanno orientamenti addirittura opposti. Ma lo schema dei rapporti tra chi sta dentro e chi sta fuori è sempre lo stesso. L’Esecutivo si arrabatta nel cercare soluzioni in grado di non mandare tutto in malora. L’opposizione risponde denunciando lacune ed insufficienze. Con la promessa di far meglio, quando sarà il suo turno. Sapendo, fin da ora, che così non potrà essere.

LA PRIMA VOLTA DI MELONI

Giorgia Meloni, a poche settimane dalla sua investitura, si appresta a firmare la prima legge di bilancio. Ed è già polemica di tutti contro tutti. Recalcitrano esponenti della sua maggioranza. Decisi a far valere le ragioni del proprio partito. La Lega insiste sul tetto all’uso del contante. Da portare a 5.000 euro. Proposta subito criticata da Carlo Calenda, secondo il quale l’intera legge di bilancio “è molto vuota. È una manovra Salvini: tetto al contante, condoni, le pensioni, ma queste sono tutte cose che tralasciano di toccare i punti fondamentali quali l’evasione fiscale, la sanità di cui sono previsti fondi in discesa”. Forza Italia, dal canto suo, punta sull’azzeramento dell’IVA su pane e latte. Mentre Silvio Berlusconi punta sulla totale liberalizzazione del mercato delle costruzioni e sull’abbattimento di ogni imposta per le assunzioni dei giovani. Obiettivi di là da venire.

L’OPPOSIZIONE

L’opposizione, a sua volta, spara ad alzo zero. Manovrina inutile, che non tiene conto delle reali condizioni del Paese. Dicono quelli del PD, lanciandosi in una serie di controproposte, ciascuna delle quali richiederebbe più di uno stravolgimento e disponibilità di risorse che non si vedono all’orizzonte. Nel vuoto il monito di Stefano Bonaccini “un’opposizione che è solo contro» senza essere propositiva «conta molto poco». Mentre le parole di Giuseppe Conte sembrano quelle di un romanzo d’altri tempi: “viaggio in prima classe per evasori e corrotti, un tuffo senza paracadute nel precipizio sociale ed economico per lavoratori e famiglie povere. È l’Italia che ha in mente Giorgia Meloni”.

DOSSIER CONTANTI

Che il tema del contante, tanto a destra che a sinistra, sia stato così gettonato deve far riflettere. È facile prevedere che non saranno molti i gentlemen ad andare in giro con 5 mila euro in tasca. Quindi una maggiore piccola libertà per pochi, comunque tale da non produrre gli sfracelli temuti, né, tanto meno, di alterare il quadro congiunturale italiano. Potrebbe, forse, favorire l’evasione fiscale. Ma si tratterebbe, comunque, di una piccola evasione. Che già oggi, pur con il limite di 1.000 euro, può, comunque, essere alimentata. Pur nel rispetto di quell’importo più contenuto, il singolo può disporre, infatti, di una somma mensile pari a 30.000 euro. Grazie ai quali poter soddisfare eventuali tendenze criminogene. Ben altre dovrebbero essere, quindi, le misure per combattere il malcostume dei furbetti dell’evasione.

LE POLEMICHE

Ma allora perché tanta polemica? Da un lato la voglia di lucrare un piccolo vantaggio iniziale: sia nei confronti della maggioranza, ma soprattutto tra le fila dell’opposizione. Essendo quest’ultima costituita da soggetti diversi, in competizione tra loro. Dall’altro una ragione più sostanziale: la crisi economica dell’Italia, in un contesto internazionale più che difficile, che lascia spazi solo per voli pindarici. I due terzi delle somme a disposizione, derivanti soprattutto dallo scostamento di bilancio (1,1 punti di Pil), saranno utilizzate per ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia su famiglie ed imprese. Quel che rimarrà sarà appena sufficiente per qualche premio di consolazione: cuneo fiscale, pensioni, welfare. Questo il quadro, che dovrà essere verificato, sulla base delle relazioni tecniche, che la Ragioneria dello Stato dovrà predisporre.

CRITICHE POCO CREDIBILI

Una manovra, quindi, destinata a muoversi lungo le linee già sperimentate con il Governo Draghi, in cui gli attuali oppositori del Governo Meloni erano maggioranza. Cosa che rende poco credibili critiche radicali. Si poteva fare diversamente? L’invasione dell’Ucraina, da parte russa, ha sconvolto il quadro congiunturale. Nei mesi precedenti si erano già manifestate turbolenze sui mercati a causa della ripresa simultanea del ciclo internazionale, ma i relativi effetti, in termini d’inflazione, non erano stati così preoccupanti. Ne deriva che compito immediato è far fronte all’emergenza, nella presunzione che i miglioramenti che l’Italia ha conosciuto, nel 2020 e nell’anno successivo, non risultino compromessi.

GLI SCENARI DOPO LA MANOVRA

Se così fosse, accontentarsi di combattere l’avversa congiuntura per rinviare ad un tempo migliore le scelte più impegnative, sarebbe dimostrazione di saggezza. “I prezzi dell’energia e delle materie prime sono in discesa. – ha scritto recentemente Ferruccio De Bortoli – La pressione dell’inflazione si allenta. Il rischio che i 20 miliardi per alleviare le bollette non possano bastare (il governo Draghi ne impiegò 60 fuori bilancio) è meno alto. La recessione, visto il buon andamento delle esportazioni (mai così bene, anche in volume) e la vivacità dei servizi, non è così tanto sicura. L’obiettivo di deficit del 2023 (4,5 per cento), su cui è costruita l’intera manovra, potrebbe rivelarsi una maglia meno stretta”. Un buon viatico. Dovrebbe contrastare i più cupi pessimismi.

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