Si attenuano, forse, le tensioni su Fibercop guidata da Massimo Sarmi (nella foto), visto che il budget 2025 è stato approvato ieri all’unanimità dal consiglio di amministrazione. Ma sottotraccia restano le fibrillazioni innescate in particolare dal principale azionista della società che possiede l’ex rete in rame di Telecom, il fondo americano Kkr: l’azionariato di Fibercop, infatti, è composto da Kkr (37,8%), ministero dell’Economia (16%), fondo pensione canadese Canada Cpp (17,5%), fondo sovrano di Abu Dhabi Adia (17,5%), fondo infrastrutturale italiano F2i (11,2%).
“Se un fondo promette un rendimento del 20% ai suoi investitori e poi non lo mantiene rischia di compromettere la sua credibilità. È quanto sta accadendo a Kkr, il fondo di investimento Usa, con FiberCop, la società che oggi controlla la ex rete Tim”, ha rimarcato nei giorni scorsi il quotidiano Repubblica.
Tutti i dettagli.
LA NOTA DI IERI DI FIBERCOP SUI CONTI
Fibercop ha comunicato ieri di aver esaminato i risultati preliminari pro-forma relativi al 2024 e approvato il budget 2025 «all’unanimità» (quindi con il sì di tutti i consiglieri nominati dagli azionisti).
La società ha dunque chiuso il suo primo esercizio con ricavi per 3,9 miliardi e un ebitda after leasing pari a circa 1,9 miliardi. Quanto al budget, si legge in una nota, “riafferma il forte impegno nel programma di investimenti per la copertura in fibra FTTH di oltre 2 milioni di nuove unità immobiliari, che consentiranno il pieno raggiungimento degli obiettivi relativi al PNRR, insieme ad investimenti per l’aggiornamento tecnologico della rete backbone e il potenziamento di altri elementi della rete”. Questo dopo 2 milioni di unità immobiliari coperte nel 2024 e investimenti dello scorso esercizio a 2,4 miliardi, “in linea con tutti gli obiettivi”.
Secondo il Sole 24 Ore agli atti ci sono anche un miliardo di cassa raggiunto a fine 2024 e due miliardi di linea di credito revolving non utilizzati. “Attraverso un consistente piano di investimenti, e insieme a un solido management team siamo motivati a migliorare ulteriormente la qualità della rete e delle attività, in collaborazione con i nostri azionisti”, è stato il commento del presidente e amministratore delegato Sarmi.
In questo contesto il tema della “rete unica” attraverso l’unione con Open Fiber inizia ad aleggiare con sempre maggiore insistenza. Alcuni passaggi propedeutici sono stati messi agli atti. A quanto risulta al Sole 24 Ore venerdì Open Fiber e banche avrebbero firmato il closing per chiudere il cerchio sul financing. Entro la fine della settimana Infratel dovrebbe dare l’imprimatur agli “atti aggiuntivi” sulle aree bianche e grigie con la riduzione dei civici da coprire per entrambe le società. Da lì le danze potranno sostanzialmente iniziare. Con sulla testa, però, la spada di Damocle dell’Antitrust.
I NUMERI DI FIBERCOP CHE HANNO MESSO IN SUBBUGLIO I SOCI A PARTIRE DA KKR
Ma nei giorni scorsi Fibercop è stata funestata da un articolo della stampa finanziaria che ha fatto emergere profondi dissidi tra azionisti e tra azionisti e management. Infatti secondo il Financial Times della scorsa settimana, a gennaio è stato presentato agli investitori un “buco”, una previsione di minori entrate (ebitda 2025) per circa 450 milioni di euro, due miliardi in cinque anni: a gennaio “il management della società ha presentato previsioni sugli utili che mettono a repentaglio miliardi di euro nella prospettiva di futuri dividendi”, ha scritto il quotidiano finanziario britannico.
Nello specifico, ha riassunto nei giorni scorsi La Stampa, “Il piano economico e finanziario di Fibercop prevede perdite nette cumulate tra il 2025 e il 2030 per 3,24 miliardi di euro. Il primo utile, da 80 milioni, dovrebbe arrivare nel 2029 per poi salire a 317 milioni, l’anno successivo. L’utile operativo, invece, a fine anno è atteso a 243 milioni di euro: dopo i costi one off – una voce che non viene dettagliata, ma a quanto si apprende non è relativa ai dividendi – e il pagamento degli interessi l’Ebit diventa negativo per 967 milioni di euro che salgono a quasi 1,1 miliardi di rosso per il 2026”.
NESSUNA CEDOLA A BREVE PER KKR & CO
Dunque, alla luce di questi numeri, la società non staccherà nessuna cedola quest’anno per i soci.
Secondo il Ft, il previsto deficit di utili si tradurrà quindi in un taglio dei miliardi di euro di dividendi previsti dall’accordo tra azionisti da pagare nei prossimi cinque anni, a meno che la società non scelga di ricorrere ulteriormente al debito correndo il rischio di un declassamento del rating.
DOVE NON TORNANO I CONTI
“La polemica, però, assume i contorni di un giallo finanziario. Anche perché il piano industriale firmato da Luigi Ferraris (che fu nominato peraltro con l’assenso del maggior azionista Kkr, che lo ha poi silurato) lo scorso 30 settembre era noto e condiviso da tutti gli azionisti. Ed è allegato all’atto di fusione per incorporazione della rete”, ha scritto il quotidiano torinese.
Nel documento si legge che “la società incorporante dovrà ricorrere al mercato dei capitali di debito per finanziare parte degli investimenti e rifinanziare l’indebitamento complessivo”, anche perché i flussi di cassa generati fino al 2030 non saranno sufficienti. Al punto che gli investimenti potrebbero essere ridotti per onorare gli interessi sul debito. Inoltre, si legge con chiarezza che “ad eccezione di una distribuzione di 15 milioni di euro l’anno” relativi ad accordi precedenti, il piano “non prevede ulteriori distribuzioni di utili o riserve in favore degli azionisti”. Tuttavia, “non si può escludere che il cda proponga all’assemblea” il pagamento di dividendi “anche di importo significativo in assoluto”, a patto che le operazioni non mettano in dubbio la tenuta della solidità finanziaria. “Ed è probabilmente su questo aspetto che i soci si aspettavano risposte diverse da parte dell’ex ad Ferraris” osserva La Stampa.
LA REPLICA DI FIBERCOP
Non si è fatta attendere nei giorni scorsi, dopo l’articolo del Financial Times, la replica di FiberCop.
“In merito alle ricostruzioni riportate dalla stampa odierna – si legge nella nota diffusa ieri – sulle proiezioni finanziarie della società, FiberCop informa che i dati previsionali relativi all’esercizio 2024 ed i dati relativi al budget 2025, che verranno presentati al Cda convocato per il prossimo 25 febbraio 2025, sono in linea con il piano pluriennale redatto ed approvato da tutti gli azionisti al momento del closing dell’operazione di scorporo della rete di Tim”.
“Inoltre, – prosegue la nota – sono destituite di fondamento le notizie relative a presunti contrasti tra i soci, incluse le dichiarazioni attribuite ad alcuni consiglieri”.