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Federal Communication Commissions

La lobby dei media Usa massaggia il prossimo vertice della Federal Communications Commission

La nomina della prescelta di Biden alla guida della Federal Communications Commission non s’ha da fare. Dopo 16 mesi di stallo sul nome di Gigi Sohn, l’avvocato è stata costretta a ritirarsi a causa della dura (e scorretta) opposizione di...

 

Una battaglia con i lobbisti dell’industria dei media durata 16 mesi e alla fine, Gigi Sohn, candidata del presidente Joe Biden per guidare la Federal Communications Commission (Fcc) statunitense, ha rinunciato a causa della dura opposizione fatta anche di “implacabili attacchi personali”, secondo quanto dichiarato da Sohn al Washington Post.

CHI È GIGI SOHN

Classe 1961, Gigi Sohn è un avvocato e, durante l’amministrazione Obama, è stata consulente di Tom Wheeler, ex presidente della Federal Communications Commission (Fcc), la Commissione federale per le comunicazioni.

Sohn è anche co-fondatrice e presidente della Public Knowledge, un’associazione non-profit che si occupa di tematiche come le leggi sulla proprietà intellettuale, la concorrenza e i diritti digitali.

IL RITIRO DELLA NOMINA

“Quando ho accettato la nomina [del presidente Biden], più di 16 mesi fa, non potevo immaginare che legioni di lobbisti dell’industria dei media, i loro sostituti comprati e pagati, e gruppi politici con denaro dalla dubbia provenienza e possibilità illimitate avrebbero distorto la mia storia trentennale di difensore dei consumatori in un’assurda caricatura di palesi bugie”, ha detto Sohn ad Axios.

Gli attacchi “incessanti, disonesti e crudeli”, infatti denunciati dall’avvocato hanno fatto sì che la sua nomina restasse in stallo fino a quando, ieri, ha deciso di ritirarsi.

GLI ATTACCHI POLITICI DEI REPUBBLICANI (MA ANCHE DEI DEMOCRATICI)

Sohn è stata presa di mira sia sul piano politico che personale. I gruppi conservatori, afferma il Washington Post, hanno speso centinaia di migliaia di dollari per attaccare Sohn definendola “partigiana ed estremista” e conducendo una campagna incentrata su questo in diversi Stati democratici moderati che erano indecisi su di lei. L’American Accountability Foundation, un gruppo che si è opposto alle nomine di Biden, e un’altra organizzazione non-profit conservatrice, il Center for a Free Economy, hanno destinato più di 200.000 dollari in annunci su Facebook contro Sohn.

Ma se era ovvio che i repubblicani facessero (a modo loro) opposizione, le responsabilità ricadono anche sui democratici che non sono riusciti a rimanere uniti. Il colpo di grazia, secondo il quotidiano, sarebbe infatti stato inferto dal senatore democratico Joe Manchin III quando ha annunciato che avrebbe votato contro di lei per le sue “alleanze di parte con gruppi di estrema sinistra”.

Tra le accuse mosse a Sohn ci sono alcune dichiarazioni e tweet, come uno del novembre 2020 in cui, condividendo un rapporto della Cnn sulle istruzioni che Fox News ha dato ai suoi giornalisti sui risultati delle elezioni, ha scritto: “Quindi volete ancora farmi credere che i social media sono più pericolosi per la nostra democrazia di Fox News?”.

GLI ATTACCHI PERSONALI SUL SUO ORIENTAMENTO SESSUALE

Ma non sono mancati anche gli attacchi personali. Sohn, che sarebbe stata il primo commissario della Fcc apertamente gay, ha dovuto affrontare attacchi anche sul suo orientamento sessuale. A febbraio circa 20 organizzazioni LGBTQ hanno inviato una lettera ai leader del Senato, affermando che la sua nomina è stata accolta con “troppe frasi omofobe e attacchi” contro di lei e la sua famiglia.

COSA SUCCEDE ORA

Il fallimento della nomina di Sohn, oltre a evidenziare le divisioni tra i democratici e l’incapacità di farvi fronte da parte dell’amministrazione, secondo il Washington Post “è un segno dei limiti del potere politico della Casa Bianca”.

La decisione di ritirarsi lascia così nel limbo l’ambizioso programma per internet dell’amministrazione Biden e dà seguito a oltre due anni di stallo della Fcc. Il presidente in carica, infatti, aveva promesso un ritorno alla neutralità della rete dell’era Obama – in controtendenza alla deregolamentazione di Trump – ma l’attuale scenario, con due commissari repubblicani e due democratici, non permetterà di fare molti passi avanti.

“È un giorno triste per il nostro Paese e per la nostra democrazia – ha detto Sohn – quando le industrie dominanti, con il supporto di denaro nero illimitato, possono scegliere i loro regolatori. E con l’aiuto dei loro amici al Senato, le potenti società di TV e i media hanno fatto proprio questo”.

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