Come da attese, la Banca centrale europea ha optato per un aumento dei tassi di 75 punti base, spinta dalle sempre crescenti paure inflattive e supportata da un’economia che sembra sufficientemente resiliente, per il momento.
L’inflazione nell’Eurozona, infatti, continua a rimanere preoccupante (sopra le attese al 9.1% ad agosto), soprattutto dopo la decisione russa di tagliare la fornitura di gas, mentre gli ultimi dati sul Pil di settembre evidenziano una crescita aggregata annuale sorprendentemente positiva al 4.1%.
Tutto sommato, nonostante le paure di recessione continuino ad aumentare, con la probabilità di recessione nei prossimi 12 mesi ora al 50% (fonte: Bloomberg), la Bce ha ribadito con forza la volontà di combattere l’inflazione ad ogni costo, per evitare danni maggiori nel medio-lungo termine.
I mercati hanno reagito moderatamente alla pubblicazione delle decisioni, mostrando quanto le attese fossero già sostanzialmente prezzate sia dai mercati degli asset rischiosi, sia sul lato monetario e valutario. Anche gli spreads tra Paesi centrali e periferici non hanno mostrato nervosismo, segnalando che il rischio “frammentazione” rimane gestibile per il momento.