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Carrozza

La passione di Carrozza (Cnr) per le università telematiche

Il caso del presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, ex ministro dell'Istruzione nel governo Letta, e il gruppo Multiversity delle università telematiche Pagaso, Mercatorum e San Raffaele. La lettera di Francis Walsingham

 

Caro direttore,

stai perdendo colpi?

D’altronde è normale: oggi Facebook mi ha informato che è il tuo compleanno (auguri). E a 54 anni è normale che pure sul lavoro inizino le défaillance.

Ne ho avuto prova nelle tue gustose pillole di rassegna stampa di ieri: c’erano due chicche che non hai colto. Te le vorrei segnalare a beneficio dei tuoi lettori.

Amici dei Servizi segreti – che compulsano avidamente e giustamente Dagospia per vedere dove tira il vento dei poteri forti anche se un po’ marci; e il vento non tira a favore del governo Meloni – mi hanno fatto notare che il sito diretto da Roberto D’Agostino due giorni fa ha rilanciato l’articolo di Start Magazine sulle nuove nomine ai vertici del gruppo Multiversity del fondo britannico Cvc (che controlla tre importantissime università private telematiche) e dopo qualche ora lo avrebbe cassato visto che on line non si trova più. Solo disguido tecnico o lobbisti efficienti ed efficaci hanno consigliato Dagospia di cancellare il pezzo? Ah saperlo, direbbe il grande D’Agostino.

Un’altra chicca che non hai segnalato nella tua rassegna stampa è una notiziuola di tempo fa che sarebbe opportuno ricordare oggi visto il caso che hai opportunamente rimarcato della presidente del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Maria Chiara Carrozza, entrata in pompa magna a far parte dell’advisory board del suddetto gruppo Multiversity. Sono andato a leggere precisamente ruolo e funzioni del Cnr dal loro sito: “Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è un Ente pubblico di ricerca nazionale con competenze multidisciplinari, vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Fondato nel 1923, ha il compito di realizzare progetti di ricerca scientifica nei principali settori della conoscenza e di applicarne i risultati per lo sviluppo del Paese, promuovendo l’innovazione, l’internazionalizzazione del “sistema ricerca” e favorendo la competitività del sistema industriale”.

Mi chiedo francamente se il governo abbia nulla da dire – anzi, da ridire – che il presidente di nomina statale del Consiglio nazionale delle ricerche sieda nell’advisory board di un gruppo privato proprietario di tre università telematiche. Il presidente del Cnr non dovrebbe essere super partes? Quindi o essere presente in tutti gli advisory board di tutte le università private o in nessun advisory board. Io direi in nessun advisory board, ma evidentemente al governo Meloni della faccenda frega nulla.

Comunque non era questa la chicca che ti volevo segnalare. Volevo parlarti di una vecchia notizia che riguarda Carrozza (peraltro dal 2013 al 2014 ministro dell’Istruzione nel governo Letta) e le università telematiche. Nei cassetti della mia scrivania c’è un ritaglio di giornale datato 31 maggio 2013 (non ricordo se sia del quotidiano Libero, del Tempo o del Giornale perché non ho ritagliato anche la testata). Ecco la sintesi del titolo: “La prof in Carrozza ha preso la cattedra per corrispondenza. Nel 2006 la ministra dell’Istruzione, allora docente associato a Pisa, vince il concorso da ordinario all’ateneo on line Marconi, ma non è assunta. Pochi mesi dopo torna in Toscana. Da rettore”.

Caro direttore, direi che la questione merita un pezzo ad hoc. Anche perché al Cnr se ne raccontano di cotte e di crude sulle gesta dell’attuale presidente del Cnr e non solo per il dossier telematiche: ci sarebbero fatti, episodi e amenità che ancora nessun giornale ha raccontato.

Anzi no, caro direttore. Ti sconsiglio vivamente di allestire un articolo sul tema. Perché amici che lavorano o hanno lavorato in Google (da dove provengono, mi pare, una parte dei vertici del gruppo Multiversity) hanno già sguinzagliato (non so se anche assoldato) consulenti, comunicatori, lobbisti e finanche (pare) tuoi colleghi per marcarti stretto e capire chissà quali reconditi fini ci siano dietro gli articoli di Start Magazine. A questi amici ho consigliato questo tuo tweet – non so se si dica ancora così – che vedo fissato sul tuo profilo. Ma molti oramai pensano che i giornalisti, e pure i direttori di giornali, siano influencer a libro paga di comunicatori e lobbisti.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti,

Francis Walsingham

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