La mossa di Orcel e il freno dell’area leghista di governo. Sono questi gli aspetti più ricorrenti nei titoli dei giornali di destra e di centrodestra dedicati all’offerta pubblica di scambio, per 10,1 miliardi in azioni, lanciata ieri da Unicredit su Banco Bpm (con Anima sotto Opa da parte di Piazza Meda che nei giorni scorsi ha acquisito da Via XX Settembre il 5% del capitale di Montepaschi, percentuale che, insieme a Delfin e a Caltagirone, sale al 15%).
Proprio il possibile intralcio alla creazione del terzo polo bancario, di fatto gradito a Palazzo Chigi per la presenza del meloniano Caltagirone e del criptoleghista Giuseppe Castagna di Banco Bpm, ha provocato una forte irritazione dalle parti del Carroccio, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha ventilato l’ipotesi di esercitare il golden power. Ancora più diretto il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini: “Unicredit ormai di italiano ha poco o niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando con soggetti italiani per un terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà”.
LA VERITA’ SU UNICREDIT E BANCO BPM
Ben poco leghista la chiosa di Claudio Antonelli, vicedirettore del quotidiano La Verità fondato e diretto da Maurizio Belpietro: “In ogni caso adesso la palla passa al mercato. Spetta alle Borse dire se il futuro del terzo polo sarà dentro una public company in cui il ceo conta molto oppure potrà tornare a un livello più locale nel quale la politica ha più voce in capitolo”.
Analisi puntuale sempre su La Verità da parte di Camilla Conti, giornalista esperta di economia e finanza, che parla di un Orcel che ieri “ha sparigliato le carte e ribaltato le mosse del risiko del credito”. Nell’articolo si ricorda che il numero uno di Unicredit già due anni fa provò a rilevare Banco Bpm ma poi una fuga di notizie – e il conseguente rialzo del prezzo delle azioni – fece saltare l’operazione. Secondo Conti, la mossa di Orcel su Piazza Meda “potrebbe avere un impatto anche su altri tavoli, come quello del risparmio gestito, e su altre partite, come quella che si giocherà a primavera 2025 sulla governance delle Generali”. Fra i soci di Unicredit figurano infatti anche Delfin, la cassaforte dei Del Vecchio, che è azionista anche di Mediobanca (e così anche Francesco Gaetano Caltagirone) la quale ha una quota del 13,1% di Generali (di cui Delfin ha il 9,9% e Caltagirone circa il 7%). Caltagirone è anche socio di Anima, su cui Banco Bpm ha lanciato un’Opa nei giorni scorsi”. Nel “rompicapo” generale resta una domanda: “Di fronte alla mossa di Orcel su Banco Bpm, ci sarà una reazione sullo scacchiere del risiko dell’altra big del credito italiano, ovvero Intesa Sanpaolo?”.
LIBERO E L’IRRUENZA DI ORCEL
Sul quotidiano Libero diretto da Mario Sechi, nel retroscena a firma di Sandro Iacometti – che segue in particolare economia e finanza – si dice chiaramente che l’operazione di piazza Gae Aulenti “può far sfumare il progetto del ‘terzo polo’, di cui il ministero dell’Economia è regista”. Di sicuro, scrive Iacometti, non bisogna rimpiangere le “banche di sistema che si dedicavano, disinteressatamente, per carità, al sostegno del Paese” e neppure “l’epoca in cui finanzieri spregiudicati e rampanti bussavano alle sedi di partito o a quelle di Bankitalia per assaltare istituti di credito senza avere le spalle abbastanza larghe, né, a volte, la testa piazzata al centro di esse”. È meglio il mercato, “di sicuro”. Però Orcel, sottolinea, è “persona troppo esperta e capace” per non sapere che il doppio recente blitz (Commerzbank e Banco Bpm) non può non avere l’effetto di un “elefante in una cristalleria”. Del resto, dopo l’attacco tedesco, il banchiere “non era ancora sazio” ma “sa perfettamente che la sua proposta ha già l’effetto di una tenaglia”. Dunque “i prossimi mesi per Orcel non saranno proprio una passeggiata”.
IL TEMPO E I PALETTI DEL GOVERNO
Cronaca dell’accaduto sul Tempo – altro quotidiano come Libero di proprietà del parlamentare leghista Antonio Angelucci ma in ottimissimi rapporti con Giorgia Meloni – che cita la “velata irritazione” del ministro Giorgetti. Dopo che Unicredit – come detto dallo stesso gruppo – fornirà le necessarie comunicazioni ad autorità competenti e Palazzo Chigi “in base al dl sulla golden power”, il governo “dovrà valutare come intende muoversi e a quanto filtra potrebbe porre alcuni paletti all’operazione”. Secondo le analisi di mercato, infatti, “la complessa partita finanziaria potrebbe intrecciarsi con quella legata alla cessione delle quote di Mps detenute dallo Stato, con l’ipotesi di creare un terzo polo bancario”, si legge nell’articolo di Filippo Caleri sul quotidiano diretto da Tommaso Cerno. Anche per questo Salvini ha tirato in ballo Bankitalia.
IL GIORNALE E IL “CRESCERE AD OGNI COSTO”
Secondo il Giornale diretto da Alessandro Sallusti, “le crescenti ambizioni di Andrea Orcel hanno portato Unicredit a riorientare bruscamente il radar dalla Germania all’Italia”. Ma c’è altro: “La mossa di Orcel ha colto di sorpresa molti, soprattutto nei tempi, e fa pensare che sia dettata dalla volontà di non essere tagliato fuori dal riassetto in atto nel settore in Italia”. Intanto “c’è chi già ipotizza la necessità di una nuova offerta più elevata per convincere gli azionisti di Banco Bpm” mentre si accende pure “il faro dei sindacati sull’occupazione”.