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Serie A

Ecco come la Confindustria di Bonomi rincula sul contratto dei metalmeccanici

Aperture di Federmeccanica (Confindustria) verso le richieste dei sindacati per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Numeri, commenti e approfondimenti

 

La Confindustria di Bonomi rincula sul contratto dei metalmeccanici? E’ la domanda che circola in queste ore tra i sindacati ma anche in ambienti confindustriali vista la proposta avanzata oggi da Federmeccanica, che si discosta da quella illustrata solo pochi giorni fa.

Infatti all’ultimo incontro, concluso con l’annuncio dello sciopero del 5 novembre, Federmeccanica e Assistal il 18 novembre si erano dette disponibili a confermare la rivalutazione dei minimi contrattuali in base all’Ipca a consuntivo, secondo il meccanismo del Ccnl 2016, con incrementi nell’ordine di 4o euro.

METALMECCANICI, LA NOVITA DA FEDERMECCANICA-CONFINDUSTRIA

Oggi, invece, Federmeccanica e Assistal hanno presentato ai sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm la nuova proposta “organica” sul rinnovo del contratto nazionale che per il trattamento retributivo complessivo prevede un aumento pari a 65 euro totali a regime per il periodo 2021-2023, insieme ad altre voci e benefit, per cui i lavoratori potranno percepire fino a circa 85 euro nel 2023.

CHE COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI FEDERMECCANICA PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DEI METALMECCANICI

Nella proposta viene elevato l’elemento perequativo da 485 euro a 500 euro nel 2023 e per la metà (250 euro) continuerà ad andare a chi percepisce solo i trattamenti contrattuali. Gli altri 250 euro andranno nel 2023 a chi non è interessato da Premi di risultato o da trattamenti economici collettivi, “sempre che l’azienda non si trovi in una condizione di crisi”. Grazie all’insieme delle misure i lavoratori senza premi di risultato o altri trattamenti economici collettivi aziendali potranno percepire fino a circa 85 euro nel 2023, si legge inoltre nella parte sul valore della proposta di Federmeccanica e Assistal per il contratto dei metalmeccanici.

NUMERI E BENEFIT

Per quanto riguarda i Flexible benefit si passa da 200 a 250 euro annui; in totale 750 euro nel triennio 2021-2023. Nel triennio 2017-2019 il totale è stato di 450 euro, viene sottolineato.
Sulla previdenza complementare si passa da un contributo aziendale del 2,0% al 2,2% per tutti. Per aver diritto a tale contributo i lavoratori dovranno versare un contributo pari allo 0,5% rispetto al precedente 1,2%. Per i nuovi iscritti con età inferiore ai 35 anni, il contributo a carico delle imprese passerà dal 2,0% al 2,5%.

GLI ALTRI NUMERI DELLA PROPOSTA DI CONFINDUSTRIA SUI METALMECCANICI

Viene confermato il diritto alle 24 ore di formazione in tre anni per tutti i dipendenti e la creazione di Servizi alle imprese finanziato da un contributo una tantum delle aziende (che verseranno 1,5 euro per dipendente nel 2021). Nel Fondo Mètasalute si prevede l’estensione dell’assistenza sanitaria ai pensionati che sono stati iscritti al fondo in maniera continuativa per almeno 2 anni prima di andare in pensione.

LE PROSSIME TAPPE

Il confronto tra Federmeccanica e Assistal ed i sindacati Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici prosegue la prossima settimana: nuovi appuntamenti sono stati fissati per le le giornate dell’1, 2 e 3 dicembre e poi il 9 dicembre.

LA SINTESI DEL CORRIERE DELLA SERA

“A sbloccare la situazione è stata Federmeccanica – ha sintetizzato il Corriere della Sera – Il presidente Alberto Dal Poz, presente all’incontro, ha messo sul tavolo 65 euro a regime in tre anni per ricompensare insieme l’inflazione e la riorganizzazione degli inquadramenti fermi dagli anni 70. Oltre a questo, incremento dei cosiddetti flexible benefit, il welfare contrattuale. Il confronto continuerà settimana prossima. L’ostacolo maggiore: la richiesta del sindacato di un aumento dei minimi superiore all’inflazione”.

LA PROPOSTA DI CONFINDUSTRIA SECONDO FEDERMECCANICA

La nostra proposta di contratto non tiene solo in considerazione la grave crisi contingente, ma è anche lo strumento di garanzia attraverso il quale imprese e lavoratori possono affrontare i profondi cambiamenti in atto nel nostro settore, nella sua organizzazione, nell’economia e nella società”. Lo dichiara il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz. “Abbiamo scelto intenzionalmente di rimanere fedeli allo spirito innovatore di quattro anni fa: al contributo quantitativo sostenibile del trattamento retributivo, abbiamo aggiunto l’autentico salto di qualità costituito sia dalla riforma di un inquadramento professionale ormai superato dalla storia, sia dal miglioramento di tutti i capisaldi contenuti nel Rinnovamento contrattuale del 2016. Questa proposta offre una dimensione in più per affrontare le sfide che i nostri mercati ci richiedono”.
“La nostra è una proposta che ha senso e sostanza ed è l’unica possibile in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo”, afferma il presidente di Assistal, Angelo Carlini. “Non chiediamo ai lavoratori di fare sacrifici ma intendiamo realizzare miglioramenti delle condizioni di lavoro in ogni ambito, compatibilmente con il quadro economico difficilissimo di questo periodo, che ci accompagnerà ancora per molto tempo. Puntare sulla qualità dei contenuti contrattuali, sulla qualità delle relazioni è un imperativo perché si possa un domani non solo uscire dalla crisi, ma riprendere un percorso di crescita e sviluppo delle imprese, delle persone e più in generale del Paese. Ora – conclude Carlini – è necessario agire con responsabilità per fare un contratto che sia sostenibile, calato nella realtà e in continuità con il Rinnovamento contrattuale avviato nel 2016”.

CONFINDUSTRIA VS SINDACATI

“Il contratto delle tute blu è diventato il riferimento ideologico di 2 posizioni diverse ed è l’azione delle tre confederazioni per scuotere il tavolo della trattativa”, ha scritto nei giorni scorsi Roberto Pessi, giuslavorista e pro-rettore alla Didattica della Luiss, ateneo di proprietà di Confindustria, specificando che “da una parte infatti c’è la posizione chiara di Confindustria e del suo presidente Bonomi, che viene da Assolombarda, strettamente legata a Federmeccanica, che dice: a inflazione zero e con l’economia che è quello che è, si può dare un aumento di 40 euro al mese. Il che non è un recupero del potere d’acquisto, ma solo un mantenimento di quello che già c’è. Dall’altra parte c’è il fronte sindacale che cerca di abbattere questo muro, facendo forza anche sul fatto che altre categorie come alimentaristi e sanità privata hanno rinnovato il contratto, anche se in realtà si tratta di settori che in questo momento vanno bene e dunque anche gli industriali hanno trovato conveniente trovare un accordo perché hanno bisogno di manodopera”. Una posizione, quella di Pessi, che ha fatto molto discutere dentro Confindustria e la Luiss (qui l’approfondimento di Start Magazine).

 

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