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Bonomi Confindustria

Contratto metalmeccanici, cortocircuito fra Confindustria e Luiss (di Confindustria)

Come e perché fra Confindustria e Luiss confindustriale non ci sono convergenze sullo sciopero dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto

Tute blu in piazza. I metalmeccanici, ieri, sono scesi in piazza per il rinnovo del contratto nazionale scaduto a fine 2019, dopo che a inizio ottobre si è interrotta la trattativa con Federmeccanica.

LO SCIOPERO

I metalmeccanici hanno scioperato per 4 ore giovedì 5 novembre a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. Lo sciopero  è “pienamente riuscito”, ha detto il numero uno della Uilm, Rocco Palombella.

Anche la segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan, si ritiene soddisfatta per l’“alta adesione”.

LE CRITICHE DI BONOMI

Alta adesione che avrà sicuramente infastidito Confindustria (non parliamo degli assedi sotto le sedi). A non volere che le tute blu incrociassero le braccia era il presidente Carlo Bonomi, ritenendo non fosse il momento adatto.

“Io credo che sia il momento di sedersi a un tavolo e parlarsi, non è il momento di fare scioperi. I contratti vanno rinnovati, i soldi in tasca ai dipendenti vanno messi, ma in maniera sostenibile e intelligente”, ha detto Bonomi  al termine dell’assemblea di Assolombarda.

“Credo che sia veramente deleterio per il Paese in questo momento fare degli scioperi, di tutto abbiamo bisogno tranne che di scioperi, la frattura non aiuta nessuno, invito le categorie e i sindacati a sedersi a un tavolo e a trovare una soluzione” ha aggiunto.

PESSI (LUISS): SCIOPERO GIUSTO

A ritenere, però, che lo sciopero fosse giusto è Roberto Pessi, giuslavorista e pro-rettore alla Didattica della Luiss, ateneo di proprietà di Confindustria. “Il momento è sì difficile, ma lo sciopero dei metalmeccanici è un’azione comprensibile nell’ambito delle relazioni industriali, perché è il rinnovo di un contratto collettivo nazionale di lavoro, quello dei metalmeccanici appunto, che è un passaggio chiave per capire quanto davvero può essere recuperato in termini di potere d’acquisto dei salari”, ha detto Pessi ad Adnkronos. 

CONFINDUSTRIA VS SINDACATI

“Il contratto delle tute blu è diventato il riferimento ideologico di 2 posizioni diverse ed è l’azione delle tre confederazioni per scuotere il tavolo della trattativa”, aggiunge Pessi, specificando che “da una parte infatti c’è la posizione chiara di Confindustria e del suo presidente Bonomi, che viene da Assolombarda, strettamente legata a Federmeccanica, che dice: a inflazione zero e con l’economia che è quello che è, si può dare un aumento di 40 euro al mese. Il che non è un recupero del potere d’acquisto, ma solo un mantenimento di quello che già c’è. Dall’altra parte c’è il fronte sindacale che cerca di abbattere questo muro, facendo forza anche sul fatto che altre categorie come alimentaristi e sanità privata hanno rinnovato il contratto, anche se in realtà si tratta di settori che in questo momento vanno bene e dunque anche gli industriali hanno trovato conveniente trovare un accordo perché hanno bisogno di manodopera”.

SILURO A BONOMI?

In ambienti confindustriali, ci si chiede: ma Luiss rema contro Bonomi? In verità pure tra molti docenti della Luiss si mormora: la posizione dell’ateneo sul tema è quella poco confindustriale del prorettore Pessi? Gli interrogativi sono stati vieppiù alimentati da quanto scritto dallo stesso Pessi sulla rivista dello stesso ateneo Luiss Open in cui di fatto si critica la linea bonomiana sui contratti: “La vicenda del rinnovo del Contratto Nazionale degli Alimentaristi offre un esempio significativo di come una posizione “forte” e condivisa da tutti i settori produttivi come quella di Confindustria possa essere aggirata (derogata?) da una incisiva richiesta di produzione al consumo (e quindi dal tipico rapporto costi-benefici che ispira l’operare di chi fa “intrapresa”‎)”, ha scritto Pessi.

IL CASO ALIMENTARE

Che cosa è successo nel comparto alimentare? A fine ottobre Repubblica ha sottolineato: “Tutte le associazioni del settore si sono sganciate dalla linea di Bonomi: un clamoroso schiaffo al nuovo presidente di Confindustria (è in carica da maggio e da subito ha provato a cambiare il passo della confederazione, irrigidendo i rapporti con governo e sindacati) che potrebbe avere riflessi anche su altri settori alle prese con i rinnovi contrattuali (10 milioni di lavoratori in attesa nel solo comparto privato), il metalmeccanico su tutti che proprio nei giorni scorsi ha visto l’interruzione delle trattative tra Fim, Fiom e Uilm e Federmeccanica”.

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