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Bancari

Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi, Banco Bpm. Come le banche si stanno organizzando in tempi di Covid-19

Che cosa hanno deciso Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi, Banco Bpm e non solo. Ecco le misure prese dalle banche per gestire l'emergenza coronavirus.

 

Indicazioni per tutelare i dipendenti dal contagio, cambi di orario o chiusura delle filiali, maggior ricorso allo smart working: sono solo alcune delle misure scelte dalle banche per affrontare l’emergenza coronavirus. Diverse soluzioni individuate in seguito al decreto della Presidenza del Consiglio dello scorso 8 marzo che ha reso tutta l’Italia soggetta alle stesse restrizioni – eliminando la distinzione fra zone rosse e resto del Paese – e che rimangono valide anche dopo il decreto dell’11 marzo che ha stabilito la chiusura di altri esercizi commerciali ma non delle banche in quanto svolgono servizio pubblico.

Soluzioni che però non soddisfano i sindacati. Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin chiedono che si applichino in modo più rigoroso le misure previste dal governo, azzerando la mobilità del personale e riducendo al minimo la presenza fisica nei luoghi di lavoro.

COSA FANNO LE BANCHE

INTESA SANPAOLO

Decisi “interventi straordinari di turnazione del personale” all’interno delle filiali di Intesa Sanpaolo. Per quanto riguarda le aperture al pubblico, le più grandi (il 26% degli sportelli, circa 900) sono aperte dal lunedì al venerdì con orario 9-13. Le filiali di media dimensione invece dalle 9 alle 13, a giorni alterni (lunedì, mercoledì e venerdì). Rimangono chiuse le filiali più piccole e situate in Comuni con altre filiali di maggiore dimensione aperte, in tutto 122, mentre le filiali con meno di 3 persone che si trovano in Comuni senza altre filiali resteranno aperte al pubblico a giorni alterni con orario 9-13. Come si vede, sospese in tutta Italia le aperture il sabato mattina. Assicurata la piena continuità del servizio anche nelle ore non a contatto con il pubblico, grazie alle attività di offerta a distanza svolte nelle filiali. L’accesso alle aree self viene consentito in numero pari a quello delle macchine presenti.

UNICREDIT

Nelle aree identificate nel decreto come critiche – ovvero la Lombardia e 14 province in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna – si devono preferire soluzioni di lavoro alternative come il flexible working, previa approvazione del proprio responsabile e in coordinamento con il locale ufficio del personale. In tutte le altre aree e regioni d’Italia, quando non sia possibile il lavoro a distanza, si invita a riconoscere permessi retribuiti, sempre previa approvazione dei responsabili e in coordinamento con gli uffici del personale in modo da fronteggiare situazioni eccezionali legate al coronavirus, ad esempio i bambini a casa a causa della chiusura delle scuole. Sarà possibile estendere il periodo di flexible working anche per più giorni a settimana in tutte le aree se necessario.

MONTE PASCHI SIENA

Mps distingue tra le zone soggette a misure urgenti di contenimento del contagio e il resto d’Italia. Nelle prime si continua a favorire l’accesso al lavoro agile compatibilmente con le esigenze legate alla continuità operativa mentre nelle altre zone del Paese – ai sensi dell’art. 3 del DPCM – si raccomanda ai dipendenti affetti da patologie croniche o con multimorbilità o con stati di immunodepressione congenita o acquisita di evitare di uscire di casa e di andare al lavoro. Montepaschi invita “al più alto senso di responsabilità nella conduzione della vita professionale e sociale al fine di evitare le occasioni di possibile ulteriore diffusione del Coronavirus”. Anche nel resto d’Italia si punta ad aumentare l’accesso al lavoro agile. Tra le raccomandazioni fornite dalla banca quella di evitare il più possibile contatti fisici diretti (per esempio stretta di mano) e quella di  limitare i contatti diretti (faccia a faccia) rispettando comunque la distanza minima di 1 metro e una durata di tempo che non superi i 15 minuti; di privilegiare le riunioni a distanza con l’utilizzo di telefono, skype, videoconferenza e limitare riunioni in ambienti chiusi. Mps segnala che tutti i locali della banca sono trattati “attraverso un ciclo di pulizia effettuato con l’utilizzo di prodotti specifici igienizzanti, come indicato nelle disposizioni emanate dal Ministero della Salute”.

BANCO BPM

Banco Bpm ha deciso che, vista la chiusura delle scuole in tutto il Paese, vengano retribuiti i permessi per colleghi con figli in età scolare. Al momento non sono state decise iniziative di aperture limitate delle agenzie della rete commerciale, come hanno fatto altri gruppi bancari ma sono in corso valutazioni per rendere l’accesso allo smart working “più diffuso ed efficiente”. Bloccati, ovviamente, corsi di formazione, seminari ed eventi, le dipendenti in gravidanza e quelli con immunodepressioni note o certificate vengono contattati dal proprio gestore delle risorse per concordare l’assenza dal servizio.

UBI BANCA

Vista la chiusura delle scuole, può lavorare in modalità Smart Working il personale di Ubi Banca in servizio negli uffici di Direzione di tutte le società del gruppo o chi risiede o lavora nelle zone a rischio. E’ possibile prendere, a scelta dei dipendenti, giornate di festività soppresse, giornate di ferie, giornate o ore di banca-ore, giornate congedo straordinario (social days 40% anche in aggiunta a quelli già richiesti), giornate o ore di congedo parentale ai sensi delle vigenti norme, giornate o ore di permesso retribuito nel limite del monte-ore annuo di 22,5 considerando l’attuale evento epidemica quale ulteriore motivazione della richiesta, oltre a quelli già previsti dall’accordo. Inoltre Ubi informa di aver esteso il servizio di pulizia giornaliera nei locali e aver sanificato/igienizzato particolari strutture aziendali (es. ATM, navette).

CREDIT AGRICOLE ITALIA

In tutto il territorio nazionale le casse di Crédit Agricole Italia sono chiuse il pomeriggio e l’ingresso dei clienti è gestito in modo da rispettare le distanze minime. Nelle zone più critiche gli organici delle filiali sono ridotti del 50%, con turnazione e dando priorità alle categorie più deboli e alle famiglie con bambini piccoli. Sospesi tutti gli spostamenti in entrata o uscita dalla zona arancione e confermato l’uso dello Smart Working per chi è già abilitato. Viene estesa a tutta la Rete commerciale la possibilità di svolgere da casa corsi di formazione online tramite Easy Learning, in modalità protetta e durante l’orario di lavoro.

BNL

Attivata una “gestione straordinaria mirata a monitorare puntualmente la situazione, rafforzare tutte le misure di sicurezza dell’azienda e aggiornare tempestivamente tutto il personale e tutti i clienti sulle decisioni intraprese, in coordinamento con Abi, Ministero della Salute e Istituzioni competenti”. Tutte le attività commerciali sono operative e disponibili, sia in presenza sia a distanza e i canali di contatto funzionano normalmente. A tutti i dipendenti di Bnp Paribas e Bnl è stato vietato già nelle scorse settimane di fare viaggi di lavoro in zone a rischio e si è disposto di mettere in quarantena chi abbia viaggiato in precedenza nelle stesse zone. Invitati a restare a casa i dipendenti in “condizioni fisiche alterate” mentre quelli con gravi patologie, a inizio gravidanza e in situazioni sensibili possono presentare richiesta ai propri responsabili accompagnata da certificazione medica adeguata e trattati caso per caso. Adottate misure più restrittive per garantire attenzione e sicurezza all’interno di tutti gli uffici, prevedendo una forte intensificazione delle operazioni di pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro. Creata una Unità di crisi che si riunisce tutti i giorni per “dare attuazione alle disposizioni delle autorità” sanitarie e alle indicazioni di settore.

BPER

Per tutelare la salute dei dipendenti Bper ha attivato un’unità di crisi interna, in costante contatto con il ministero della Salute e con l’Abi, “per allineare le misure secondo le specificità del settore finanziario”. Le filiali restano aperte e le trasferte sono sospese e  sostituite da riunioni in modalità audio call o video. Incentivato lo smart working e concesso un permesso non retribuito di 5 giorni, soggette ad autorizzazione del responsabile dell’Unità Operativa, per i dipendenti delle regioni in cui per prime si sono chiuse le scuole. Annullati, fino a data da destinarsi, tutti i corsi di formazione programmati sul territorio nazionale e diffuse, attraverso l’intranet aziendale, le indicazioni di igiene e profilassi dell’Oms per i soggetti asintomatici. La frequenza delle pulizie dei locali è stata portata a 5 giorni su 5.

CREDEM

La filiale di Casalpusterlengo, in provincia di Lodi, continua ad essere chiusa. Viene contingentato l’ingresso negli uffici aperti al pubblico per garantire la distanza minima di un metro tra le persone e viene esteso il remote working, che fino a pochi giorni fa riguardava già circa 2.600 dipendenti.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI

Queste le decisioni prese dalle maggiori banche che operano in Italia per far fronte all’emergenza coronavirus che però, come dicevamo, per i sindacati non sono sufficienti a tutelare la salute dei bancari. “Questo è il momento di un’assunzione di responsabilità verso i lavoratori e verso il Paese. Le misure previste dal governo su tutto il territorio nazionale per il contenimento del coronavirus devono essere applicate nel modo più rigoroso. Ma non basta” scrivono in una nota Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin. “Chiediamo ad Abi, a Federcasse, a ciascuna Banca, all’Agenzia delle Entrate ed a Riscossione Sicilia di azzerare la mobilità del personale e ridurre al minimo necessario la presenza fisica nei luoghi di lavoro, per garantire il solo servizio pubblico essenziale, in modo da prevenire la diffusione del contagio. È inaccettabile che in questa situazione di emergenza, si pretenda cinicamente di sollecitare i clienti a venire in banca per raggiungere anacronistici obiettivi commerciali”.

Secondo i segretari generali delle cinque organizzazioni sindacali – Lando Maria Sileoni (Fabi), Riccardo Colombani (First Cisl), Giuliano Calcagni (Fisac Cgil), Massimo Masi (Uilca Uil), Emilio Contrasto (Unisin) – “non si tratta solo di circoscrivere a casi eccezionali gli spostamenti dal comune di residenza per comprovate esigenze lavorative. È fondamentale riorganizzare il lavoro e i luoghi di lavoro in modo che il ricorso allo smart working sia il più largo possibile sino alla fine dell’emergenza sanitaria. Lavorare da casa deve essere la regola, non l’eccezione: solo così si tutela davvero la salute dei lavoratori e della clientela”.

I sindacati sottolineano che “l’assenza fisica dal luogo di lavoro, a qualunque titolo, non deve comportare alcuna penalizzazione sul piano retributivo, vogliamo quindi il riconoscimento di speciali permessi. Chiediamo inoltre che siano definite regole certe, stringenti e omogenee per tutte le aziende per garantire la sicurezza delle persone (lavoratori e clienti) negli uffici e nelle agenzie che operano a contatto con il pubblico, a partire dalle distanze minime e dalla durata massima dei contatti previsti dalle norme sanitarie. Ciascuna Azienda ha una responsabilità diretta per la salute e la sicurezza delle lavoratrici, dei lavoratori e dei clienti”.

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