Le più grandi banche del mondo? Sono cinesi e superano sia gli Stati Uniti – la prima americana è Jp Morgan Chase al quarto posto – sia l’Europa – che affiora all’ottavo posto con Bnp Paribas. Per trovare un’italiana, Unicredit, bisogna invece scendere addirittura alla posizione numero 26; la seconda maggiore del nostro Paese – Intesa Sanpaolo – è invece 29esima.
A dirlo è il rapporto pubblicato dall’area studi di Mediobanca che valuta le principali banche internazionali. I dati cumulativi sono fino al 2017 e sono integrati con quelli di un campione ristretto di 24 banche europee relativi al 2018 e al primo trimestre 2019.
Come si diceva, Pechino fa la parte del leone con Icb of China, Agricultural Bank of China, China Construction Bank e Bank of China che occupano quattro fra i cinque primi posti della classsifica. La prima vanta attivi per oltre 3.500 miliardi.
COSA ACCADE CON LE BANCHE CENTRALI
Se però si monitora la situazione a livello di banche centrali, si nota che la Banca d’Italia ha la quarta riserva d’oro al mondo (2.452 tonnellate), dopo Federal Reserve (8.133,5), Bundesbank (3.370) e Fondo monetario internazionale (2.814). La plusvalenza non realizzata di Via Nazionale sulle riserve auree è di 68,9 miliardi di euro, quella della banca centrale tedesca di 113 miliardi e quella della Banque de France di 68,4 miliardi.
IN CRESCITA RICAVI IN USA E IN UE
Lo studio di Mediobanca analizza poi i ricavi. Emerge che nei primi tre mesi dell’anno in corso le banche statunitensi mettono a segno maggiori ricavi (+0,4%) rispetto a quelle europee (-1,8%). La situazione viene invece rovesciata nel risultato netto, che vede crescere di più gli istituti europei (+10%) rispetto a quelli americani (+5,1%).
Per quanto riguarda il 2018 i ricavi crescono sia per le banche Usa (+4%) sia per quelle del Vecchio continente (+0,9%), ma gli Stati Uniti vantano performance decisamente migliori grazie anche alla crescita del margine d’interesse del 5,1%. Il cost/income ratio cala tanto negli Usa (dal 60,8% al 59,7%) quanto in Ue (dal 67,3% al 65,4%), dove però resta più alto.
In Italia il dato medio di cost/income del 2018 è del 63,6% per Intesa e per Unicredit contro l’87,3% delle prime tre banche tedesche (Deutsche Bank, Commerzbank e DZ BAnk) e il 77,7% delle due banche svizzere del campione ovvero Credit Suisse e Ubs.
FORTE RIDUZIONE DEL PERSONALE IN TUTTA EUROPA
Lo studio di Mediobanca evidenzia tra 2008 e 2018 una forte tendenza alla diminuzione dei dipendenti bancari (-17%, da 2.766.455 a 2.296.454) in tutta l’Unione europea. Il calo di personale nei principali Paesi europei nel periodo 2008-2018 vede in testa l’Olanda (-37,8%), seguita dalla Spagna (-35,2%), dalla Danimarca (-21%), dall’Italia al quarto posto (-18,9%). E ancora: la Germania (-17,6%), la Polonia (-12,1%) e la Francia (-3,7%), mentre gli occupati del settore crescono in Svezia (+4,3%).
COS’E’ SUCCESSO IN ITALIA
Se il conteggio italiano viene effettuato (a perimetro non omogeneo, ovvero non sottolineando il peso di acquisizioni e dismissioni) considerando le due principali banche, Unicredit e Intesa Sanpaolo, il numero di dipendenti risulta in flessione del 2,3% (da 182.480 a 178.260), considerando il -6,1% di Unicredit e il +1,8% di Intesa. Ci sono poi Montepaschi (-29,6% ovvero -9.738 dipendenti), Banco Bpm (-25,9% ovvero -7.644 dipendenti). Per quest’ultimo il dato del 2018 è paragonato al dato combinato di Banco Popolare e Banca Popolare di Milano del 2008. In totale i primi otto istituti di credito italiani hanno ridotto gli organici del 29,8%.
IL CASO UNICREDIT
Particolarmente importante quanto accaduto in Unicredit, che peraltro – secondo indiscrezioni di stampa – sarebbe intenzionata a tagliare altri 10mila posti di lavoro nel prossimo piano industriale. Ebbene, se si considera l’intero periodo 2008-2018, il calo di dipendenti vede l’istituto guidato da Jean Pierre Mustier a 45,3% ovvero -79.660 dipendenti, causa anche cessioni, quali Bank Pekao e Pioneer.
SPORTELLI CHIUSI
Il confronto del 2018 con il 2017 presenta un calo del 5,9% degli sportelli in Europa (erano 173.059 nel 2017) e del 7% in Italia (erano 27.374) mentre se si considerano gli anni 2008-2018 la flessione degli sportelli risulta del -27,7% (da 225.397 a 163.857). L’Italia li ha ridotti del 25,5% (da 34.169 a 25.454) ed è sul podio dietro Spagna de Germania con -8.715 a fronte di -19.899 e di -11.644.
IL COSTO DEL LAVORO PER DIPENDENTE IN UE
Quanto al costo del lavoro per dipendente, la media europea del 2018 è di 84.000 euro, a fronte di quella italiana pari a 69.00, rispetto a quella tedesca di 98.000 euro e a quella francese di 82.000 euro. Il dato europeo, nota lo studio di Mediobanca, è influenzato dall’alto costo del lavoro delle due banche svizzere Ubs e Credit Suisse e della tedesca Deutsche Bank per le quali l’attività di investment banking pesa molto sul totale.