La prima giornata del 126° Consiglio nazionale Fabi? Un successo, secondo la federazione dei bancari capeggiata dal segretario generale Lando Maria Sileoni: oltre 1.000 persone in sala, temi dibattuti e riflessioni emerse, 40 articoli dei quotidiani nazionali e locali, 93 uscite sulle testate web e internet, 150 lanci di agenzia (Ansa, Adnkronos, Agi, Reuters, Bloomberg, Italpress, Dire, Askanews, LaPresse).
«Da oggi in poi renderò pubblica, ogni anno, una speciale classifica, la classifica della generosità, pubblicizzando i nomi delle banche e gli importi che utilizzeranno per sconfiggere la povertà, quanto realmente si prodigheranno per le iniziative di beneficenza, di ricerca, di volontariato, di assistenza alle persone più deboli». È con questo annuncio che il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha inaugurato il 126° Consiglio nazionale della federazione bancaria, iniziato ieri mattina al Palazzo del Ghiaccio di Milano.
L’APPELLO DI SILEONI
«Mi rivolgo ai vertici delle banche, ad iniziare dal presidente Antonio Patuelli, che li rappresenta: non è più tempo per nessuno di far finta che niente sia accaduto, di chiudere gli occhi, o di considerare soltanto i propri circoscritti orizzonti. È tempo di generosità e di solidarietà, vera, concreta, visibile, solida».
LA PLATEA DELLA FABI
È a una platea di circa 1200 dirigenti sindacali, provenienti da tutta Italia, che il segretario generale dell’organizzazione sindacale si rivolge, in un intervento che racconta il nostro presente, un’epoca storica di incertezze e dubbi ma, soprattutto, grandi cambiamenti, che «dovremo saper trasformare in opportunità. Ci saranno da attraversare fiamme altissime per i velocissimi cambiamenti che arriveranno, che dovranno prevedere, da parte nostra, intelligenza e tenacia», questa la raccomandazione che Sileoni rivolge a tutti i dirigenti sindacali presenti. A cui non dimentica tuttavia di infondere un messaggio positivo: «Voglio trasmettervi la consapevolezza della mia e della nostra forza. In questi giorni troveremo le giuste risposte ai dubbi e alle naturali incertezze dei nostri giorni. In tempi come questi, saranno le decisioni e le giuste direzioni che prenderemo a fare la differenza».
LA RELAZIONE DI SILEONI
Una relazione introduttiva in cui il leader Fabi espone anche il suo punto di vista sulla vita e sulle diverse tipologie di persone che del mondo fanno parte: «Credo che tutte le persone del mondo si dividano in due categorie: quelli che salvano la vita di un essere umano e quelli che fanno altro, quelli che vivono per gli altri e quelli che sono invece interessati soltanto ai loro orizzonti. Ammiro i medici, gli scienziati che salvano vite umane, le persone generose ed umili che si offrono agli altri». E qui Sileoni ricorda le parole di papa Francesco che, qualche giorno fa, ha testualmente affermato: “L’errore più grosso che una persona può fare è quello di considerare il denaro come un proprio idolo».
QUESTIONE CONTRATTUALE
Sileoni ha espresso la necessità impellente di cambiare radicalmente il Contratto nazionale: «I nuovi piani industriali delle banche cambieranno radicalmente il modello di banca, di agenzia, e porteranno alla specializzazione di parte del personale ad esempio nel settore green, per intercettare i fondi del Pnrr. Se tutti i piani delle banche punteranno molto sul digitale – ha concluso – dovremo muoverci immediatamente per gestire questo cambiamento, anche perché il contratto è già superato dagli accordi di gruppo da almeno 5-6 anni».
CAPITOLO GIOVANI
Riguardo l’attualità sindacale, la riflessione di Sileoni sull’interesse mostrato dai giovani: «I giovani si iscrivono: in Unicredit, in Intesa, in Bpm, i giovani continuano ad iscriversi, siamo la categoria più sindacalizzata d’Europa. Siamo avanti perché abbiamo ad esempio il Fondo esuberi, una grande garanzia per i lavoratori».
LE DIFFERENZE TRA SINDACATI
Secondo Sileoni, la differenza che c’è tra il sindacato nel settore bancario e il sindacato negli altri settori lavorativi è data da una maggiore attenzione a ciò che avviene nei gruppi e nell’intero settore: «Negli accordi tra i gruppi c’è sempre la volontà di coniugare gli interessi dei vari attori, banca e lavoratori. La nostra autonomia ci ha permesso di trovare gli strumenti necessari per gestire nel corso degli anni tutte le crisi aziendali», questa la dichiarazione del leader Fabi, che non dimentica un encomio a Patuelli che «con buonsenso e lungimiranza ha sempre trovato il giusto equilibrio tra le esigenze delle banche e quelle del lavoratori».
DOSSIER CARIGE
Sulla situazione dei gruppi bancari in Italia, questa la sintesi di Sileoni: “Il problema da risolvere subito è Carige, questa è la priorità. Poi c’è il tema del terzo polo bancario, ma questo non nascerà finché non si chiuderà la partita Montepaschi, e quindi ci vorranno dai 12 ai 24 mesi. Poi, succederà a breve qualcosa di nuovo alla Popolare di Bari», questa l’anteprima con cui il segretario generale conclude la sua riflessione.
LA PORCATA DELLA BNL
Sileoni premette che questa serie di dialoghi coinvolgeranno i numeri uno di tutte le principali banche italiane, tranne Bnl: «Bnl non è stata invitata per quella porcata che stanno cercando di fare», ha detto, riferendosi alle esternalizzazioni in programma, che riguardano 900 persone in tutto. (qui e qui gli approfondimenti di Startmag sui contrasti fra sindacati e vertice della banca Bnl del gruppo Bnp Paribas).
LE EVOLUZIONI DELLE BANCHE
Inevitabile poi un approfondimento sui cambiamenti in corso nel settore, come sottolinea il resoconto integrale della giornata a cura della Fabi: «cambiamenti che non ci spaventano», questa la rassicurazione convinta di Patuelli, riferendosi soprattutto al digitale che «rientra tra gli inevitabili cambiamenti che lo scorrere del tempo porta con sé. Sono convinto – ha aggiunto – che la fine dell’evoluzione bancaria non sia il digitale, che è una tecnologia avanzatissima ma di passaggio, dobbiamo prepararci per il dopo digitale. Le tecnologie cambiano e si aggiornano in maniera più veloce dei cicli della tecnica. Il digitale è un passaggio fondamentale ma non è l’ultimo, ce ne saranno altri». E sullo smartworking: «Il contratto nazionale è centrale, ogni impresa si organizzerà come meglio risponde ai suoi progetti, non c’è una linea uguale per tutti, non siamo un sistema». Riguardo le aggregazioni: « C’è bisogno di una normativa identica in tutta Europa, per permettere non solo acquisizioni, ma anche fusioni alla pari».