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Giulio Sapelli

Intesa Sanpaolo-Ubi? Cosa buona e giusta. Parola di Sapelli

Lo storico ed economista Giulio Sapelli giudica positivamente l'Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca mentre sulla posizione di fondazioni e grandi imprenditori di Ubi che hanno sbuffato dice che... 

 

Un’operazione positiva sotto vari aspetti ma che conferma un tipico difetto del nostro Paese. A Giulio Sapelli, storico ed economista, l’offerta pubblica di scambio promossa da Intesa Sanpaolo nei confronti di Ubi Banca non dispiace affatto. “Mi sembra una buona operazione. Due banche sane, due banche italiane, che peraltro unendosi possono dar vita a un effettivo rafforzamento della bancassurance” dice Sapelli a Start Magazine, a margine di un seminario organizzato dalla Fondazione De Gasperi.

A tal proposito ricorda pure che da questo processo “anche Unipol si avvantaggia” visto che è primo socio di Bper. Proprio all’istituto di credito emiliano – se l’operazione andrà in porto – verrà venduta una parte di Ubi, circa 400-500 sportelli, che gli consentirà di diventare la quarta banca italiana. Non è un caso che co-protagonista della vicenda, insieme all’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, sia il suo omologo in UnipolSai, Carlo Cimbri.

C’è un aspetto che il professore milanese gradisce particolarmente, ovvero il fatto che “non si sia saputo nulla prima di un’operazione a cui immagino avranno lavorato un centinaio di persone e già da tempo”. Nessun rumor, nessuna indiscrezione, nessuna voce di corridoio: “Vuol dire che qualcuno ancora lavora bene” rimarca.

Un elemento, invece, Sapelli giudica con meno favore: “Mi ha stupito, francamente, la reazione degli azionisti di Ubi riuniti nel Patto Car” che per il momento hanno respinto l’Ops. “Mi riferisco – prosegue – anche alla posizione assunta da Alberto Bombassei (azionista del Car, il Patto di consultazione che raccoglie circa il 18% dell’istituto di credito, ndr) che pure è una persona intelligente. Si conferma che è l’Italia dei campanili”.

“Certo, è pur vero che magari si tratta di un gioco delle parti”, rileva, in cui ciascuno – in sostanza – cerca di tirar acqua al proprio mulino. E anche se Messina ha assicurato che 17 azioni di Intesa Sanpaolo ogni 10 di Ubi sono un prezzo “equo” e che “ci sono zero probabilità di aumentare il prezzo di offerta” – come ha chiarito il capo azienda di Intesa Sanpaolo durante una intervista a Bloomberg – pure “immagino che abbia fissato una forchetta e che non escluda una trattativa”. Anche perché, va ricordato, “si scambia carta con carta”.

Insomma, in attesa di capire come si evolverà la questione, e se effettivamente la fusione si farà, Sapelli invita a non demonizzare e anzi a guardare benevolmente questo primo assaggio di risiko bancario all’italiana: “Servono banche territoriali, popolari e cooperative, ma servono anche banche di quel tipo lì”. Dunque, ben venga Intesa Sanpaolo che compra Ubi Banca.

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