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Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Unicredit, Mps e non solo. Come è nato lo scandalo diamanti

L’investimento in diamanti è spesso associato all’idea di sicurezza, come se si trattasse di un bene rifugio, una scelta sulla quale è impossibile sbagliare. Per questo lo scandalo che ha coinvolto cinque banche (Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, MPS e Banca Aletti) e due intermediari - Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi) – ha destato scalpore

Le banche ci sono ricascate e ancora una volta e a pagare il conto sono i risparmiatori. Un po’ per il fascino della pietra, un po’ per la resistenza al tempo, l’investimento in diamanti è spesso associato all’idea di sicurezza, come se si trattasse di un bene rifugio, una scelta sulla quale è impossibile sbagliare.

CHE COSA E’ SUCCESSO A BANCO BPM, UNICREDIT, INTESA SANPAOLO, MPS E BANCA ALETTI

Lo scandalo questa volta ha riguardato cinque banche – Banco BPM, Unicredit, Intesa Sanpaolo, MPS e Banca Aletti – e due intermediari – Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi) – specializzati nel commercio di questi preziosi. Le ipotesi di reato sono truffa aggravata ed autoriciclaggio. Stando alla ricostruzione del PM, agli sportelli sarebbero stati propinati agli investitori dei diamanti veri ma con quotazioni gonfiate, mostrando in modo ingannevole la quotazione sui giornali. Alle cinque banche si contesta che fossero perfettamente a conoscenza del danno arrecato agli investitori. Per le banche era un vero “affare” propinare ai clienti l’acquisto dei diamanti delle società Idb e Dpi. Si parlava di un investimento molto redditizio. Gli investitori si fidavano così dei consulenti finanziari e dei direttori di filiale comprando i preziosi a prezzi fuori mercato. Nell’ambito dell’indagine sono stati sequestrati 700 milioni di euro agli istituti che avevano ampi margini di guadagno e che, secondo gli inquirenti, “è evidente come le banche abbiano ‘irrobustito’ i propri bilanci” tra il 2012 e il 2016 grazie all’attività. Un manager Unicredit ha raccontato che “la banca aveva un ritorno del 18%” dalla vendita di diamanti e che “si trattava di un prodotto ad alta redditività per la banca in quanto presentavano marginalità maggiori, rispetto ad altri prodotti finanziari proposti in filiale”. In cambio, i dirigenti ricevevano dalle società che vendevano i preziosi viaggi e oggetti di archeologia e soggiorni in strutture esclusive.

Lo scandalo è solo l’ultimo di una serie che ha interessato i cosiddetti diamanti da investimento. L’anno scorso l’Antitrust aveva multato per più di 15 milioni di euro, due società specializzate nella vendita di diamanti e quattro banche per aver venduto a prezzi gonfiati le pietre ai clienti. Gli istituti sono stati accusati di comunicazione improprie: l’investimento veniva spacciato ai clienti come sicuro, senza nessun accenno ai rischi e all’impossibilità di rivendere i preziosi.

Il malcostume era stato già denunciato dal programma televisivo “Report”, al quale va il merito di aver riacceso i riflettori sui rischi connessi agli investimenti in diamanti, sempre più in voga, loro malgrado, anche tra i piccoli risparmiatori. Prima ancora che le autorità di vigilanza si interessassero della faccenda, alcune importanti banche italiane erano capaci di vendere un diamante del valore di 1.700 euro a 7.016 euro (di cui 16 di marca da bollo!).

Come tutte le altre vicende di risparmio tradito, purtroppo anche questo scandalo è frutto dell’asimmetria delle informazioni che c’è tra il risparmiatore e il consulente nonché del conflitto di interessi (in questo caso, quello tra società intermediarie e banche) esacerbato dalla mancanza di regolazione.

Per questo riteniamo utile riproporre la nostra breve guida che sottolinea le caratteristiche ma anche tutti i rischi dell’investimento in diamanti. Il suggerimento, se stai cercando una soluzione permanente per il tuo risparmio, è sempre quello di rivolgerti a un consulente indipendente che ti aiuti a chiarire i tuoi obiettivi d’investimento e ti consigli il miglior modo per raggiungerli, possibilmente con una strategia diversificata e non puntando su una sola asset class. La consulenza indipendente, eliminando il conflitto di interessi, è l’antidoto per evitare il ripetersi di casi come quello sanzionato dall’Antitrust.

COME INVESTIRE IN DIAMANTI

Il diamante è considerato la pietra più preziosa in commercio. Esattamente si tratta di un minerale naturale composto esclusivamente da carbonio cristallizzato e noto ai geologi per essere il più duro minerale esistente sul pianeta Terra.

Il più desiderato gioiello tra le donne, simbolo di virtù morale, fedeltà e sincerità è stato rinvenuto per la prima volta in India, tra depositi alluvionali, circa 6000 anni fa. Successivamente sono stati scoperti altri giacimenti in Sud America, Brasile e infine in Sud Africa dove attualmente si estraggono, spesso senza controllo, il maggior numero di diamanti al mondo. Oggi questo prezioso minerale non rappresenta più solo un oggetto di grande valore e bellezza ma è entrato a far parte del mondo degli investimenti finanziari. Le più importanti borse di diamanti da investimento con sede a Londra, Anversa e New York forniscono in tempo reale le variazioni di quotazione del gioiello sulle quali, di solito, non sono previsti slittamenti “giornalieri” in perdita e/o viceversa di grande importanza.

L’alto valore del diamante deriva dalla difficoltà di reperirne in larga scala: vale la regola che meno se ne trovano e meno ce ne sono in commercio e, per contro, più valgono. Investire in diamanti sembrerebbe, quindi, in prima analisi, un investimento abbastanza sicuro per quel che riguarda la garanzia del mantenimento del valore nel tempo. Investire in diamanti conviene?

L’investimento in diamanti è spesso visto come un porto sicuro vista la scarsità della pietra e la sua tendenza ad accrescere il valore nel tempo. Nel breve termine, in maniera analoga ad altre materie prime, il prezzo è determinato dall’offerta (andamento estrazione e scorte). Nel lungo periodo esiste un trend di crescita ma la consistenza di esso dipende dalla qualità della pietra.

Diverse forme o diversi livelli di purezza possono fare davvero la differenza. Quando si sceglie di investire in pietre preziose bisogna tenere presente che si sta facendo un investimento non liquido: il prezzo di vendita può oscillare molto a seconda della valutazione della pietra. Una valutazione iniziale sbagliata potrebbe rivelarsi estremamente rischiosa e lasciare l’investitore con in mano un prezioso impossibile da liquidare. Non si può negare che il mercato sia diventato più trasparente negli ultimi anni, grazie all’avvento di intermediari specializzati che operano online. In molti casi è possibile vendere i preziosi alle banche per prezzi concordati, ma a quale prezzo? Occhio alle commissioni!

In definitiva, investire in diamanti conviene? Non esiste un investimento buono per tutte le tasche e per tutte le fasi di mercato. I diamanti possono essere un buon bene rifugio in periodi di turbolenza, ma è sconsigliabile impegnare più del 5-10% del proprio capitale, a meno che non si riesca a ottenere un accesso privilegiato all’acquisto.

DIAMANTI DA INVESTIMENTO: LE QUOTAZIONI

Le quotazioni dei diamanti da investimento possono variare molto, a seconda della qualità della pietra. Chi valutasse un investimento in diamanti, però, dovrebbe stare bene attento perché le tipologie di pietra sono talmente numerose che può diventare complesso orientarsi se non ci si affida a una guida esperta e affidabile. La quotazione di un diamante può arrivare a decine di migliaia di euro. Anche un piccolo errore di valutazione può fare un’enorme differenza.

Quando si pensa quotazioni di investire in diamanti bisogna infine considerare il fattore fiscale: sull’acquisto dei diamanti si paga l’Iva, a meno che non si comprino pietre depositate in una zona franca (Anversa, Le Havre, Genova, Rotterdam).

DOVE INVESTIRE IN DIAMANTI

L’investimento in diamanti non è un regolamentato e addirittura le perle sotto il mezzo carato non necessitano di un certificato. Di solito ci si affida alle banche, che a loro volta si affidano ad aziende specializzate. Abbiamo visto come questi istituti abbiano abusato della loro posizione.

Non aiuta neanche il fatto che in Italia la maggior parte del business sia in mano a pochi intermediari, alcuni dei quali – come abbiamo visto – sono stati coinvolti nei recenti scandali. Di solito ci si affida alle banche, che a loro volta si affidano ad aziende specializzate. Abbiamo visto anche investire in diamanti in banca non dà delle vere e proprie garanzie: abbiamo visto in passato come questi istituti abbiano abusato della loro posizione.

INVESTIRE IN DIAMANTI: PRO E CONTRO. TUTTI I RISCHI

Investire in diamanti ha pregi e difetti. Prima di investire devi essere consapevole del funzionamento e dei rischi del tuo investimento. E perché optare per un investimento palesemente poco efficiente data la scarsa trasparenza in merito si sui costi, il rischio di non riuscire a venderlo e il peso elevato delle commissioni? Ma vediamo nel dettaglio quali sono i rischi concreti.

INVESTIRE IN DIAMANTI CERTIFICATI. SARA’ UN VERO DIAMANTE?

Prima cosa non tutti i diamanti hanno valore finanziario ma esclusivamente quelli che possiedono un certificato di autenticità che viene rilasciato, ad esempio, in Italia, da un istituto gemmologico come l’Istituto gemmologico italiano con sede a Roma. Il certificato garantisce che il diamante, con un peso che varia da mezzo carato ( 0,100 gr) a 2 carati (0,400 gr) sia perfetto nelle sue “4C” (carat, clarity, color, cut) ovvero peso, purezza, colore e taglio.

Il diamante riceve un punteggio in base al suo carato ma il suo valore aumenta in maniera esponenziale all’aumentare del suo peso: quattro diamanti ciascuno del peso di 1/4 di carato valgono insieme quanto 1/4 del valore di un unico diamante da 2 carati. Esso viene classificato in più o meno raro in base al colore, identificato nella purezza per la presenza o meno di componenti al suo interno e per il taglio che parte dal presupposto che il diamante debba riflettere la luce da ogni porzione di spettro per poi rimandarla verso l’alto e spiccare così in lucentezza e brillantezza.

RISCHIO CAMBIO VALUTA: IL CAMBIO COL DOLLARO SARÀ FAVOREVOLE QUANDO DOVRAI VENDERE?

Dopo essersi accertati che il diamante è qualificabile in tali termini è importante sapere che viene quotato in borsa in dollari americani e che un’eventuale conversione da dollari in euro, ad esempio, può rappresentare una fonte di rischio. Investire in diamanti non contempla un tipo di opzione speculativa, questa materia prima tende generalmente ad aumentare il suo valore in modo quasi costante, così come l’oro, come un “bene rifugio”.

ASSENZA DI VIGILANZA: PERCHÉ LA CONSOB NON VIGILA SUGLI INVESTIMENTI IN DIAMANTI?

L’investimento in diamanti non è un investimento di natura finanziaria e per questo è al di fuori dalla disciplina in materia della Consob. Non esiste alcun istituto bancario che regolarizza o accetta lo scambio di questo bene così come accade, invece e in modo costante per l’oro e quindi, aldilà dell’indiscutibile preziosità del diamante, può risultare complicato rivenderlo al prezzo del suo valore effettivo correndo il rischio di una svendita più o meno consistente.

Evitare questo rischio significa altrimenti attendere pazientemente che il valore del diamante abbia superato almeno di un 20% il valore al suo momento dell’acquisto così da assorbire qualsiasi perdita in fase di rivendita; in poche parole ciò può comportare a seconda della tipologia di pietra un’attesa anche piuttosto lunga. Bisogna poi tenere in considerazione che è molto più semplice riuscire a rivendere i diamanti da investimento che hanno un peso minore e che valgono relativamente anche molto meno, rispetto ad un diamante da 2 carati il cui valore monetario è altissimo e di gran lunga superiore a quello dell’oro, ma che rimane estremamente difficile da rivendere sul mercato.

Esiste sicuramente la possibilità di proporre i diamanti a collezionisti privati ma si tratta di un mercato specifico, che richiede una certa esperienza e conoscenza accurata della materia prima oggetto dello scambio, un mercato all’interno del quale non può di certo muoversi con dimestichezza un investitore non supportato.

(L’articolo integrale tratto dal blog Moneyfarm si può leggere qui)

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