Tegola giudiziaria milionaria contro il gruppo creditizio olandese Ing Bank.
Ing ha chiuso con un patteggiamento il suo coinvolgimento nell’inchiesta della procura di Milano su alcune operazione sospette effettuate da suoi clienti in barba alle norme anti riciclaggio non seguite dal gruppo olandese.
QUANTO HA VERSATO ING BANK
La filiale italiana della banca olandese ha versato 30 milioni di euro, 29 milioni come profitto del reato e un milione come sanzione pecuniaria e oggi il Gip di Milano Roberto Crepaldi ha ratificato il patteggiamento.
LA DECISIONE DEL GUP SU ING BANK
Il gup di Milano Roberto Crepaldi ha ratificato il patteggiamento della filiale italiana di Ing Bank, indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa e che ha già versato 30 milioni di euro, ossia un milione di sanzione pecuniaria e 29 milioni di presunto profitto del reato confiscato.
L’INCHIESTA IN SINTESI
L’inchiesta dei pm Francesco Ciardi e Gaetano Ruta vedeva al centro 355 operazioni di sospetto riciclaggio sui conti dell’istituto, usati dai clienti per depositare soldi frutto di micro-truffe approfittando di falle nei controlli.
COME E’ NATA L’INCHIESTA
L’inchiesta della procura di Milano è nata da alcune segnalazioni arrivate da autorità giudiziarie straniere, in particolare di Germania e Austria, relative a una serie di truffe che sarebbero state effettuate da clienti di Ing in Italia. Quasi in parallelo e’ andata una ispezione della Vigilanza della Banca d’Italia presso Ing, che portò a inizio 2019 al temporaneo blocco per la banca dell’apertura di nuovi conti correnti.
LE OPERAZIONI SOSPETTE
Nel mirino degli inquirenti milanesi (qui i dettagli sulle accuse in un recente articolo di Start) c’erano 355 operazioni sospette su cui la banca non avrebbe adottato le corrette misure antiriclaggio. In particolare, secondo l’indagine dei magistrati milanesi, Ing ha realizzato ‘un profitto illecito, generato dall’avere agevolato la definitiva assicurazione del profitto illecito derivante da delitti non colposi commessi dalla propria clientela e dall’avere risparmiato sui costi necessari per adeguare i presidi e le procedure anti-riciclaggio alla normativa primaria (Dlvo 231/2001) e secondaria (disposizioni su vigilanza emanate dalla Banca d’Italia), nel corso degli anni compresi tra il 2014 e il 2019″.
GLI ILLECITI PROFITTI
Tale profitto illecito per la procura di Milano è “pari complessivamente a 29 milioni di euro, di cui 7,1 milioni di euro a titolo di risparmio sui costi da sostenere nel periodo’. I proventi illeciti della clientela che la banca avrebbe permesso di ‘occultare’, sono pari infatti ad ‘almeno 21,89 milioni di euro”.
COME SI E’ CONCLUSA L’INCHIESTA SU ING BANK
Per questo, patteggiando, la banca ha versato 29 milioni di euro come confisca pari al presunto profitto illecito. In particolare, secondo l’accusa, Ing aveva “procedure sull’uso del contante disallineate rispetto alla concorrenza tali da consentire il mancato tracciamento dei mezzi finanziari di provenienza illecita” e non si era dotata delle corrette misure anti-riciclaggio e in questo modo “consentiva, agevolava o comunque accettava concretamente e diffusamente il rischio che la banca venisse utilizzata per la commissione di delitti da parte dei clienti della succursale (italiana) e per l’acquisizione del profitto degli stessi mediante condotte di riciclaggio o auto-riciclaggio”.
LE EVIDENZE DEI MAGISTRATI
Nel dettaglio, le carenze individuate dalla procura di Milano erano: inadeguatezza nella raccolta delle informazioni sulla clientela retail; non veniva fatta una corretta profilatura del rischio connesso alla clientela retail; insufficiente l’attività di monitoraggio e inadeguata l’analisi delle operazioni sospette; alla clientela era consentito di prelevare importi in contanti fino a 20mila euro con lacune nelle informazioni di supporto; oltre a evidenti segnali di anomalia nelle procedure di chiusura dei conti. Attraverso questo sistema di controlli scarsi o nulli, alcuni clienti di Ing – per i magistrati – hanno usato i loro conti per far transitare i profitti illeciti di numerose truffe – anche online – (anche ai danni dello Stato), di altri reati come l’associazione per delinquere e frodi carosello.