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Ing Bank, ecco accuse dei pm e numeri sul patteggiamento

Ing Italia ha presentato, con il parere favorevole della procura di Milano, una richiesta di patteggiamento per complessivi 30 milioni di euro per chiudere l’inchiesta per ipotesi di riciclaggio. Le accuse dei pm e la nota del gruppo bancario olandese

Ing Italia ha presentato nei giorni scorsi, con il parere favorevole della procura di Milano, una richiesta di patteggiamento per complessivi 30 milioni di euro per chiudere l’inchiesta che la vede indagata con l’ipotesi di reato di riciclaggio. Lo hanno riferito – scrive Reuters – due fonti a conoscenza del dossier precisando che ora sarà un Gip a decidere se ratificare il patteggiamento.

Un milione è la pena concordata per il reato presupposto di riciclaggio del quale è indagata la unit italiana di Ing come persona giuridica, mentre 29 milioni sono l’oggetto della confisca del frutto del presunto reato, hanno spiegato le fonti.

LE ACCUSE DEI PM SU ING BANK

Truffe online approfittando delle falle nei controlli anti riciclaggio di Ing Bank. E’ questa l’accusa mossa dai pm di Milano Francesco Ciardi e Gaetano Ruta contro il gruppo bancario olandese Ing che ha versato 29 milioni di euro come confisca – di cui 7,11 milioni a titolo di risparmio sui costi per adeguare le procedure di controllo negli anni compresi tra il 2014 e il 2019 – e un milione come sanzione amministrativa per la legge 231 sulla responsabilità degli enti.

I NUMERI DEL PATTEGGIAMENTO

Ben 355 le presunte operazioni sospette che sarebbero transitate dalla filiale milanese. Il patteggiamento, che trova il consenso della procura, sarà discusso il prossimo 4 febbraio davanti al gip Roberto Crepaldi.

COME E’ NATA L’INDAGINE SU ING BANK

L’inchiesta affidata al terzo dipartimento della procura di Milano è nata dalle richieste di assistenza giudiziaria dall’estero, in particolare da Germania e Austria, rogatorie con cui si chiedevano chiarimenti rispetto a micro truffe online come l’acquisto di prodotto mai consegnati o affitti per case fantasma.

LE ANOMALIE

Una richiesta di informazioni anomala su Ing Bank che ha acceso il faro della procura, oltre che quello della Banca d’Italia che vigilava da tempo sul gruppo in merito alle presunte carenze nel controllo del rischio sul riciclaggio, tanto che dopo l’ispezione c’è stato di recente un blocco temporaneo sulla possibilità di aprire nuovi conti correnti. Alcune carenze, a dire dei magistrati milanesi, sarebbero emerse in merito alla corretta profilazione dei clienti – assenza di giusta identificazione all’apertura del conto, non corrispondenza tra cliente e Iban, assenza di informazioni sulla residenza o l’attività lavorativa – oltre alla possibilità di cospicui prelievi giornalieri agli sportelli bancomat senza sufficienti richieste di causale.

CHE COSA E’ EMERSO DALL’INDAGINE SU ING

L’acquisizione di documenti e l’attività istruttoria hanno permesso di evidenziare oltre a raggiri online anche truffe sul mancato versamento di imposte da parte delle imprese operate attraverso più conti correnti usati per brevi periodi, poi svuotati e lasciati dormienti. C’è anche un conto corrente di una persona legata a un clan camorristico tra le operazioni sospette, oltre a quello di una onlus su cui sarebbero transitati oltre 97mila euro.

PAROLA AI PM

Per i pm Ciardi e Ruta la funzione di “compliance e anti riciclaggio” sarebbe stata sottodimensionata rispetto ai compiti da svolgere – nel capo di imputazione di parla di “forti carenze” nel controllo del rischio riguardo al riciclaggio, in tal senso il modello adottato dal gruppo con casa madre olandese, “consentiva, agevolava o comunque accettava concretamente e diffusamente il rischio che la banca venisse utilizzata per la commissione di delitti da parte dei clienti”, mediante operazioni di riciclaggio o auto riciclaggio.

LA NOTA DI ING BANK

Ing “sta collaborando con l’autorità giudiziaria riguardo le conclusioni delle investigazioni”. Nel frattempo, precisa una nota della banca, non rilascia commenti.

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