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Nord Italia

Coronavirus, che cosa succede nel Nord Italia

L'approfondimento di Carlo Terzano

È un lunedì particolare, questo, per il Nord Italia che si risveglia sotto un cielo plumbeo e temperature nuovamente invernali. Ma, soprattutto, si risveglia isolato dal resto del Paese e inizia la sua prima settimana da “zona arancione”. Caduti gli sbarramenti a Codogno (Lodi) e negli altri focolai, è ormai chiaro che al Coronavirus Covid-19 è stato permesso di evadere e ora il nuovo contenimento emergenziale riguarda 16 milioni di italiani della Lombardia e di altre 14 province che, pur vedendo la propria vita cristallizzarsi, provano comunque ad andare avanti. Ecco quindi cosa sta succedendo.

IL RISVEGLIO NERO DELLE BORSE

Che non sia un lunedì normale per il Nord Italia lo si intuisce leggendo le notizie che arrivano da Piazza Affari. Gli scambi azionari sono simili a bollettini di guerra. In avvio di seduta, complice anche la battaglia geopolitica sul greggio tra la Russia e l’Arabia Saudita, Milano ha subito perso quasi 9 punti percentuali mentre lo spread, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e gli omologhi tedeschi, sfonda quota 200 punti per toccare il picco a 220. Al momento in cui si scrive questo articolo è ripiegato sotto i 210 mentre il FTSE Mib si aggira pericolosamente attorno ai -12 punti percentuale.

LE CARCERI IN RIVOLTA

Ma questo lunedì tanto particolare per il Nord Italia ha avuto inizio anche all’insegna delle rivolte in diverse carceri. A Milano, negli ultimi minuti, oltre le mura di San Vittore si sono viste levare dense colonne di fumo nero. Le notizie sono al momento frammentate, parrebbe che alcuni detenuti siano anche in possesso delle chiavi di diverse celle. I primi tumulti risalgono a ieri, a Modena, nel carcere di Sant’Anna. Là si contano sei morti e diversi detenuti portati in ospedale: quattro hanno necessitato del ricovero in terapia intensiva. E sappiamo bene quanto ora quei posti letto siano diventati preziosi. Nel corso della mattinata, le rivolte carcerarie si sono estese in tutto il Paese. A Foggia sarebbe tutt’ora in corso e avrebbe avuto come conseguenza l’evasione di un gruppo di carcerati, come documentano diversi video apparsi sui social.

1 – EMILIA ROMAGNA

L’Emilia Romagna nelle ultime ore è diventata la seconda regione italiana con il maggior numero di infetti. Si teme ora per le ripercussioni a livello economico. “Il turismo è il settore maggiormente colpito dall’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Occorrono misure straordinarie per tutta la filiera, a partire da un Fondo nazionale di sostegno e da un piano strategico industriale per il rilancio del settore”, ha detto l’assessore regionale a Turismo e Commercio, Andrea Corsini.

LA REGIONE: PIANO STRAORDINARIO DA 1,5 MILIONI

Quindi Corsini ha annunciato una prima tranche di aiuti al sistema economico emiliano romagnolo: “Intanto, come Emilia-Romagna, stiamo già lavorando a un piano di comunicazione straordinario che finanziamo con 1,5 milioni di euro, da far partire non appena sarà terminata l’emergenza sanitaria. Interesserà il mercato italiano con lo scopo di promuovere fin da subito il recupero della domanda interna, mentre per il mercato internazionale abbiamo già attivato una cabina di regia con altre Aziende di promozione turistica. E con la Commissione turismo nazionale stiamo ipotizzando anche altre misure sempre per stimolare la domanda interna come il credito d’imposta sulle spese che le famiglie sosterranno in vacanza per trasporto pubblico, alberghi, campeggi e ricettività in generale, ingressi nei musei e siti culturali”.

PARMA COLPITA NELL’ANNO IN CUI ERA CAPITALE DELLA CULTURA

“Nel nostro ambulatorio la situazione è abbastanza pesante. Chi ha sintomi influenzali non potendo andare in ospedale, si rivolge a noi. Ma chi ha sintomi influenzali non viene fatto entrare, come richiesto dal Governo. Ci sono molti anziani che hanno bisogno di cure, devono venire a ritirare le ricette per avere i farmaci”, racconta a Start Lorenzo Del Canale impiegato in uno studio medico della provincia di Parma. La città rischia di essere particolarmente colpita a livello economico perché avrebbe inaugurato a breve il proprio anno da capitale della cultura, come spiega sempre Lorenzo: “Parma 2020 rischia di finire nel 2021: è saltato tutto. Il mercante in fiera di Parma è già slittato al 18-23 aprile. Molti stand stanno provando a contenere le perdite vendendo online. Si guarda ora al concerto dei Kraftwerk”.

“SITUAZIONE SOTTOVALUTATA”

E dato che Lorenzo si occupa anche di organizzare serate, ha un occhio attento rispetto a quanto accade in giro: “La situazione – racconta – è stata sottovalutata a tutti i livelli, anche amministrativo. Prima che la nostra città fosse dichiarata zona arancione c’erano palestre aperte ma senza corsi. Situazioni ambigue di evidente compromesso per limitare i danni al settore. In città sabato c’era ancora molta gente in giro, anche nei ristoranti. Solo le discoteche hanno dovuto osservare le restrizioni, ma i pub hanno comunque potuto fare serata fino a tardi ed erano pieni”. La situazione è leggermente migliorata invece domenica: “Ieri in centro c’era pochissima gente con alcuni negozi chiusi, gli anziani stanno rispettando l’ordinanza ma molti giovani hanno comunque trascorso la giornata di sole nei parchi”.

2 – LOMBARDIA

CREMONA TRA DUE FUOCHI: CODOGNO E PIACENZA

Cremona si è subito ritrovata nella scomoda situazione di cittadina sul fronte. Codogno dista infatti appena 30 chilometri. Ora si è innescato anche il focolaio di Piacenza, a soli 15 minuti di auto. La situazione, però, dopo un iniziale sbigottimento, non ha comunque impedito alla popolazione di vivere la propria vita come se nulla fosse, ignorando le regole stabilite dal pool di scienziati cui si affida il governo per contenere il contagio.

GENTE IN STRADA, LUNGO IL PO

E così, se in Rete non è mancata l’indignazione per le immagini dei Navigli di Milano presi d’assalto, anche a Cremona sabato scorso la gente non ha prestato affatto attenzione alle nuove regole comportamentali. “La giornata primaverile ha spinto la gente a uscire, c’era la solita movida, soprattutto lungo l’argine del Po, il posto in cui chi abita in città si riversa quando fa bel tempo”, racconta a Start Alessandro Di Stefano, giornalista cremonese che, indignato dalla situazione, ha iniziato a pubblicare una serie di video in cui invita i propri concittadini a restare in casa. “Fino all’ultimo decreto che ha blindato il Nord Italia – continua – è mancata la percezione del pericolo”.

L’OSPEDALE “ZONA DI GUERRA”

“Ho avuto modo di intervistare un cardiologo – continua Alessandro – che è stato dirottato a occuparsi degli infetti di Covid-19 come ogni altro medico e mi ha raccontato la situazione all’ospedale di Cremona. Lo ha descritto come una zona di guerra. Attualmente tutte le altre emergenze slegate dal Coronavirus passano in secondo piano, i posti in terapia intensiva scarseggiano e i medici sono costretti a fare scelte molto dolorose su chi salvare”. Situazione che ha spinto Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona, a realizzare una serie di video pubblicati sui suoi canali social in cui ripete ai propri concittadini di rispettare le regole contenute nei decreti sul Coronavirus.

MILANO APPARENTEMENTE IMMOBILE

Milano si è risvegliata sotto la pioggia. Sabato sembrava primavera inoltrata e la gente aveva deciso di uscire, fare pic nic nei parchi, aperitivi lungo i Navigli. Un modo per esorcizzare la paura dopo due settimane di vita tristemente sospesa. Poi la grande fuga di quarantotto ore fa, la strigliata del sindaco Beppe Sala e subito un’altra domenica in casa. Anche oggi le strade e le metro sono tornate vuote. Si muove solo chi deve andare a lavorare o fare la spesa. Nei negozi si entra contingentati. Alla Stazione centrale, a Cadorna e a Garibaldi, gli snodi principali del traffico ferroviario, la Polfer controlla chi prende il treno e richiede le autocertificazioni come da ultimo provvedimento del Viminale.

SALA: FERMARE LA LOCOMOTIVA DEL PAESE AVRÀ CONSEGUENZE SUL PIL

Contrario al nuovo decreto del presidente del Consiglio sulle misure restrittive che riguardano tutta la Lombardia il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che su Facebook, dopo aver invitato i propri concittadini a restare a casa, scrive: “Più che ovvio che siamo in emergenza sanitaria, ma il blocco di un quarto del Paese (che però in termini economici vale tre quarti) produrrà danni incalcolabili alle famiglie italiane. Non per qualche settimana, ma per un lungo periodo. Non è una questione di PIL, ma di reddito familiare. Di chi perderà il lavoro, di chi è già in difficoltà e vedrà peggiorare la sua situazione”. Quindi il primo cittadino di Milano avverte l’esecutivo: “Mi aspetto dal Governo una risposta rapida e decisa su questo fronte, che non si risolva in misure fiscali ma che preveda forti iniezioni di liquidità.”

IL CAPOLUOGO LOMBARDO PROVA A RIPARTIRE DALLE UNIVERSITÀ

Provano invece a ripartire le lezioni universitarie, in remoto. “Abbiamo finito in tempo la sezione degli esami invernali, grazie a Dio, ora però si sperimenta l’e-learning”, racconta a Start Miriam Bozzi, studentessa di Agrotecnologie alla Statale di Milano. “Le lezioni sarebbero dovute iniziare due settimane fa, proprio quando è scoppiata l’epidemia di Coronavirus a Codogno. I professori si stanno organizzando tutti abbastanza in fretta. Alcuni con videocorsi registrati, con altri invece ci si interfaccia via videochat”.

3 -LIGURIA (FUORI DALLA ZONA ARANCIONE)

LA LIGURIA TEME IL CONTAGIO

E poi c’è la Liguria, che non fa parte della zona messa in quarantena ma teme il contagio, soprattutto dopo l’esodo di lombardi e piemontesi che si è avviato sabato notte, quando sono circolate le prime voci sul possibile isolamento di gran parte del Nord Italia. Si stima che le quattro province siano state interessate da un afflusso considerevole: almeno sessantamila presenze, confermate non solo dagli albergatori ma pure dall’alto numero di auto e camper targati “Milano” che si vedono parcheggiati.

GENOVA DESERTA

“A Genova non è un lunedì normale: in strada c’è ben poca gente. I negozi chiusi sono parecchi. All’ora di pranzo i bar erano quasi vuoti e anche se i tavoli sono alla solita distanza, i pochi avventori se ne stanno ben distanti tra loro. C’è molto traffico, ma bisogna considerare anche che sta piovendo”, racconta l’avvocato ligure Andrea Brunelli.

APPRENSIONE PER UNA DELLE REGIONI PIÙ “VECCHIE”

Potrebbe essere maggiormente delicata la situazione nelle riviere di Levante e Ponente, le zone più turistiche dove molti lombardi hanno la seconda casa. Per questo, il presidente della Regione, Giovanni Toti, nella serata di ieri ha emanato una ordinanza che impone agli hotel di non accettare turisti provenienti dalle zone interessate dai provvedimenti del Governo e a chi ha una seconda casa di restare in quarantena per 14 giorni. La Liguria, del resto, è la seconda regione più anziana d’Italia: dato che il Coronavirus costringe all’ospedalizzazione soprattutto gli over 70, una eventuale epidemia metterebbe subito in seria difficoltà il sistema sanitario locale.

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