Le azioni del colosso biofarmaceutico statunitense AbbVie questa mattina sono scese di circa l’11% nelle ultime contrattazioni premarket. Il motivo è il mancato raggiungimento dell’obiettivo chiave negli studi di fase intermedia di un farmaco per la schizofrenia recentemente acquisito.
TEST FALLITO
AbbVie ha annunciato che i suoi due studi di fase 2 EMPOWER che studiano l’emraclidina come trattamento orale monoterapia una volta al giorno per adulti con schizofrenia che stanno vivendo un’esacerbazione acuta dei sintomi psicotici, non hanno raggiunto il loro endpoint primario di mostrare una riduzione statisticamente significativa dei sintomi dopo sei settimane.
L’emraclidina era uno dei punti principali dell’acquisto di Cerevel da parte di AbbVie, conclusosi quest’anno, per un valore di 8,7 miliardi di dollari.
“Sebbene siamo delusi dai risultati, stiamo continuando ad analizzare i dati per determinare i prossimi passi”, ha affermato Roopal Thakkar, executive vice president, research and development, chief scientific officer, AbbVie, aggiungendo che la pipeline innovativa della società “continuerà a portare terapie significative ai pazienti e rimaniamo impegnati a trovare trattamenti migliori per le persone che vivono con disturbi psichiatrici e neurologici”.
Un altro candidato farmaco di Cerevel, il tavapadon, si è invece dimostrato promettente nel morbo di Parkinson.
LA REAZIONE DELLA BORSA
Alla notizia le azioni di AbbVie sono scese di circa l’11% nelle ultime contrattazioni premarket, mentre quelle di di Bristol Myers, che a settembre ha ottenuto l’approvazione negli Stati Uniti del primo nuovo tipo di farmaco per la schizofrenia in settant’anni, sono salite del 13% a 61,10 dollari prima della campanella di apertura.
“Se il calo dovesse confermarsi – scrive Bloomberg – si tratterebbe della maggiore flessione giornaliera di AbbVie degli ultimi tre anni. Il titolo ha guadagnato il 29% quest’anno fino alla chiusura di venerdì, superando il rialzo del 26% dello S&P 500″.
LA SCHIZOFRENIA E LA NECESSITÀ DI UNA CURA
La schizofrenia, spiega AbbVie, è un disturbo mentale grave, complesso e debilitante, caratterizzato da una costellazione di sintomi, tra cui deliri, allucinazioni, disorganizzazione del linguaggio o del comportamento e rallentamento dell’eloquio. La malattia inoltre è spesso associata a un significativo deterioramento cognitivo, che limita ulteriormente la capacità del paziente di svolgere un’attività lavorativa e di mantenere relazioni. Nel mondo si stima che ne soffrano 24 milioni di persone.
La diagnosi viene fatta di solito in giovane età e la malattia segue un decorso cronico e indolente, caratterizzato da periodi di remissione e ricadute. Solo il 20% dei pazienti riporta esiti favorevoli del trattamento e l’aderenza ai farmaci è scarsa, con un tasso di compliance di circa il 60% e un tasso di interruzione del 74% entro 18 mesi. I pazienti che interrompono i farmaci presentano un alto tasso di ricadute, pari al 77% a un anno e al 90% a due anni.
Infine, le persone affette da schizofrenia hanno un’aspettativa di vita ridotta di 10-25 anni rispetto alla popolazione generale.