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Il debito di Francia e Spagna esploderà (come in Italia). Parla Brera

Le decisioni del Consiglio europeo, il ruolo della Bce e gli scenari per gli Stati secondo il finanziere e scrittore Guido Maria Brera

 

Nei momenti di emergenza, come quello che stiamo vivendo, il fattore tempo diviene decisivo. Ne è convinto Guido Maria Brera, finanziere e cofondatore del Gruppo Kairos, scrittore e autore tra l’altro del libro da cui è tratta la serie televisiva “Diavoli”, attualmente in onda su Sky. Un viaggio nei luoghi della finanza in compagnia di chi quegli ambienti li frequenta da più di 25 anni.

Anche un esempio di come possa essere pervasiva e giungere alle soglie dei palazzi del potere, talvolta aggirandosi per i corridoi o entrando nelle sale principali.

Esattamente come ciò che sta accadendo oggi in cui – ama ripetere Brera – il ruolo della finanza è anche politico visto che la finanza è diventata uno strumento che in alcuni casi prova a compensare le carenze dei governanti.

Basti pensare all’attuale Europa, pervasa dalla pandemia da Covid-19 e costretta ad allargare i cordoni della borsa per far fronte ad ingenti spese sanitarie e per sostenere l’economia, a cominciare dai redditi delle famiglie e dai conti delle imprese.

Un Vecchio Continente che stenta però ad unirsi sia per seguire le stesse modalità di lotta alla diffusione del virus sia per varare aiuti fiscali ai Paesi in maggiori difficoltà. Uno stato di incertezza che permea – a più livelli – la quotidianità dei cittadini europei molti dei quali toccati pure in prima persona dal Covid-19.

Perplessità che rimane anche dopo il Consiglio europeo di giovedì scorso. Com’è andato? “Né bene né male, si può guardare il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto” commenta con Start Magazine il finanziere. Tutta questione di punti di vista, insomma.

Il dato più evidente è che “la palla resta in mano alle banche centrali che cercano di sopperire alla politica, in linea proprio con quanto succede nella serie ‘Diavoli’”. I capi di Stato dei Paesi dell’Unione tergiversano, sono meno incisivi e faticano a trovare intese perché “i politici guardano all’elettorato, al Parlamento”.

Ecco dunque che la Banca centrale europea “in parte si sostituisce alla politica moderna”. compiendo un’operazione con punti a favore – “l’arrivo veloce di liquidità” è uno di questi – e con elementi a sfavore “come le disuguaglianze e le asimmetrie” che ne derivano.

Dopo settimane di confronti a distanza, di dichiarazioni e di polemiche, il Consiglio si è concluso con l’approvazione del Mes senza condizionalità e della cassa integrazione europea (il Sure, nuovo strumento contro la disoccupazione), con un ampio intervento della Banca europea degli investimenti a favore delle imprese e con la creazione di un Recovery fund – fortemente voluto dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – su cui però aleggiano parecchi dubbi: entità, funzionamento (se concederà prestiti oppure sovvenzioni a fondo perduto come vorrebbero Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia), entrata in azione.

“Il Recovery fund aiuterà ma se arrivi quando il malato è morto ci fai ben poco” è il giudizio di Brera secondo cui “di sicuro non agevola la ricerca di un accordo tra le parti il fatto di discutere in videoconferenza”. Una modalità necessaria in questo momento che però mal si attaglia a riunioni di tale importanza.

Riguardo al Mes l’invito del manager-scrittore a Francia e a Spagna è di schierarsi dalla parte dell’Italia “visto che affermano di volerci aiutare. In questo modo lo stigma non ricadrebbe solo su di noi”.

Questi tre Paesi, peraltro, saranno accomunati dalla forte crescita del debito pubblico che “verrà espanso. La cosa positiva – rileva – è che non saremo più soli”, con l’Italia che sarà “in buona compagnia proprio di Francia e Spagna”.

Da parte sua il nostro governo “sta facendo il possibile” visto che “ci troviamo in una condizione non facile anche per come è l’assetto istituzionale del Paese. Basti pensare al sistema sanitario nazionale che non è centralizzato ma in mano alle Regioni”.

Se però viene chiamato a dare consigli, Brera non ha dubbi: “Il fattore tempo è la chiave per risolvere la situazione. Poi servono soluzioni innovative e creative, uno shock fiscale, l’uso del microcredito”.

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