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Ikea Stati Uniti

I salotti americani si tingeranno di giallo e blu Ikea?

Gli Stati Uniti sono già il secondo mercato di Ikea per vendite, ma ora la multinazionale svedese di arredamento ha annunciato un super investimento di 2 miliardi di euro per espandersi ancora. Tutti i dettagli

 

Billy, Malm, Poang, Lack e molti altri vogliono entrare nelle case degli americani. I mobili di Ikea, con i loro nomi stravaganti per chi non parla svedese, si preparano a sfidare aziende del calibro di Walmart e Wayfair visto che la multinazionale specializzata in arredamento ha intenzione di spendere, nei prossimi tre anni, 2 miliardi di euro per espandersi negli Stati Uniti. Si tratta del suo più grande investimento in un singolo Paese.

IL PIANO DI IKEA

Ingka Group, la holding con sede nei Paesi Bassi che possiede la maggior parte dei negozi Ikea, oltre a voler ristrutturare quelli già presenti negli Stati Uniti, ha intenzione di aprirne di nuovi: 8 grandi e 9 più piccoli, chiamati plan and order points, dove i clienti possono ricevere consigli e ordinare i mobili per la consegna.

Con questo piano, gli attuali 51 negozi e i 2 plan and order points, aumentano di un terzo e si aggiungono alle aperture già in programma nel centro di San Francisco e ad Arlington, in Virginia.

L’azienda sta anche aggiungendo 900 nuovi punti di ritiro per venire incontro ai clienti.

IKEA NEL MERCATO USA

Storicamente Ikea si è concentrata sulla costa orientale nella sua espansione negli Stati Uniti, con l’apertura del primo negozio americano a Filadelfia nel 1985. Per l’investimento da 2 miliardi di euro però Tolga Öncü, responsabile della divisione retail di Ingka Group, ha dichiarato che non è stata ancora decisa l’ubicazione dei negozi, tuttavia, “è in tutti gli Stati Uniti che vediamo opportunità, ma direi in particolare nel Sud, dove vediamo una grande domanda a cui finora non siamo stati in grado di rispondere”.

Gli Stati Uniti, infatti, come scrive Reuters, rappresentano il secondo mercato di Ikea per vendite dopo la Germania e nel 2022 il gruppo ha registrato oltreoceano un fatturato di 5,5 miliardi di euro. Solo di librerie Billy, afferma Quartz, il prodotto più famoso dell’azienda, ne sono state vendute dallo sbarco negli Stati Uniti 110 milioni, praticamente una ogni 5 secondi.

L’espansione creerà inoltre 2.000 posti di lavoro.

PERCHÉ PUNTARE SUGLI USA

Ma perché puntare proprio ora sul mercato Usa? I consumatori sono a corto di denaro e grandi rivenditori come Walmart e Wayfair stanno tagliando posti di lavoro e chiudendo i negozi, lasciando un vuoto che fa gola a Ikea, i cui prezzi sono più accessibili.

“Ci sono luoghi disponibili che prima non lo erano, ci sono opportunità per noi di accelerare gli investimenti nell’acquisizione di terreni e luoghi esistenti per portare Ikea più vicino a molte persone”, ha detto Öncü. E considerando che la dimensione media di un negozio Ikea negli Stati Uniti è di circa 97.000 metri quadrati, ci sarà bisogno di molto spazio.

Quartz aggiunge, inoltre, che l’investimento arriva in un momento di crisi del settore della vendita al dettaglio, con aziende come Bed Bath & Beyond che rischiano la bancarotta.

NON SOLO AFFARI

Ma Ikea, oltre a pensare ai profitti, ha riferito di voler continuare a investire anche per diventare sempre più sostenibile, modernizzando i negozi esistenti, migliorando l’efficienza energetica, le installazioni di pannelli solari e le flotte di veicoli elettrici.

“Tutti questi sforzi – ha detto alla Cnbc Javi Quiñones, Ceo e responsabile della sostenibilità di Ikea Usa – saranno fondamentali per gli obiettivi climatici dell’azienda”, che, per esempio, entro il 2025 intende far arrivare le consegne a domicilio esclusivamente tramite veicoli elettrici.

Ikea, tra l’altro, ricorda Quartz, ha lanciato anche iniziative di solidarietà come la donazione di articoli per un valore di 9 milioni di euro agli ucraini sfollati a causa della guerra e ha chiuso tutti i suoi punti vendita in Russia poco dopo l’invasione dell’Ucraina, annunciando che avrebbe smesso di rifornirsi di materiali dal Paese.

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