L’evidente rottura della relazione negativa tra rendimenti reali e prezzi dell’oro merita un esame più approfondito. Quali sono le nuove forze che guidano i prezzi dell’oro? Negli ultimi 15-20 anni, una delle principali tendenze osservate è stata la sua relazione negativa con i rendimenti reali. Tale relazione si è sviluppata soprattutto a causa della finanziarizzazione dell’oro, con gli asset allocator che sono diventati i principali investitori impegnati nelle negoziazioni quotidiane in oro.
La diffusione degli ETF sull’oro e l’aumento dei volumi di scambio sui mercati dei futures hanno rafforzato il ruolo dell’oro sul mercato, riflettendo il costo opportunità di altre attività. I mercati hanno iniziato ad avvalersi dei derivati sull’oro e degli ETF in modo più ampio attorno al 2004, quando l’oro è passato da essere uno strumento fisico e un deposito di ricchezza per banche centrali e ultra-wealthy a un bene d’investimento speculativo. Prima dell’incremento della domanda speculativa da parte degli investitori, non esisteva una relazione osservabile tra i rendimenti reali e il prezzo dell’oro. La relazione negativa si è affermata in particolare solo dopo la crisi finanziaria globale.
La divisione globale creata dal conflitto tra Russia e Ucraina è stata uno dei punti di svolta del rapporto tra rendimenti reali e prezzo dell’oro. Anche le sanzioni imposte agli asset russi dal governo statunitense hanno spinto molte altre economie a valutare il rischio di detenere riserve in dollari. Ciò ha incentivato un’accelerazione degli acquisti di oro da parte delle banche centrali, che molti investitori indicano come il driver principale del divario tra oro e rendimenti reali. Di seguito, illustriamo brevemente alcuni fattori aggiuntivi che, a nostro avviso, influenzeranno il prezzo dell’oro nel prossimo futuro.
RENDIMENTI REALI NEGLI USA
A fronte dell’attenuazione dell’inflazione, riteniamo che la relazione negativa tra rendimenti reali e oro si riaffermerà. Quando le banche centrali inizieranno a tagliare i tassi, i rendimenti reali dovrebbero scendere e l’attrattiva relativa dell’oro porterà a una ripresa della domanda.
DOLLARO USA
L’oro è, di norma, valutato sui mercati internazionali in dollari. Quando il valore del dollaro cresce, l’oro diventa più costoso in altre valute. Ciò comporterà una riduzione della domanda. Se le banche centrali mondiali iniziassero a sganciarsi dalla politica della Fed, potrebbero crearsi dei differenziali sui tassi d’interesse, che possono generare significativi movimenti valutari, i quali possono, a loro volta, influenzare il prezzo dell’oro.
DOMANDA OCCIDENTALE
Il rally dell’oro degli ultimi due anni non può essere attribuito alla domanda occidentale, diminuita in modo significativo. Gli investitori occidentali hanno storicamente optato per le obbligazioni per sfruttare i guadagni dei tassi reali, evitando gli elevati costi e le opportunità associati alla detenzione di oro. Questa tendenza spiega la liquidazione dell’oro osservata sui mercati degli ETF. Di contro, la domanda delle banche centrali e la domanda interna in Oriente sono state il principale driver dei prezzi dell’oro nell’ultimo periodo. Questo cambiamento evidenzia che l’attuale performance dell’oro è largamente influenzata da fattori che vanno oltre le tipiche dinamiche di mercato. A fronte del passaggio a un imminente ciclo di tagli dei tassi, potremmo però assistere a un’inversione di tendenza.
DOMANDA DELLE FAMIGLIE ORIENTALI (CINA, GIAPPONE)
Il passaggio all’acquisto di oro da parte delle famiglie cinesi coincide con la fine del mercato immobiliare rialzista. E ha portato l’oro dall’essere l’asset d’investimento meno apprezzato dalle famiglie cinesi a diventare il bene più apprezzato. Ciò potrebbe continuare a rappresentare un driver per i prezzi dell’oro, almeno in Oriente. Il malessere generale dei mercati cinesi onshore non ha lasciato agli investitori nazionali alternative migliori se non gli acquisti di oro. Di conseguenza, la domanda cinese di ETF sull’oro ha registrato una crescita significativa dei patrimoni gestiti, il che implica una forte crescita sul mercato fisico. Il forte aumento dei prezzi dell’oro, tuttavia, ha ridotto la domanda in alcuni mercati, ma una crescita economica positiva può attenuare questo impatto. Inoltre, la potenziale stabilizzazione dei prezzi dell’oro può attrarre consumatori più sensibili alla volatilità dei prezzi che al loro livello effettivo. Ciò è particolarmente importante per l’India, dove le aspettative di crescita economica sono elevate e l’oro è saldamente affermato come riserva di valore.
DOMANDA DELLE BANCHE CENTRALI
Come abbiamo accennato in precedenza, gli acquisti delle banche centrali hanno assunto un ruolo di primo piano dalla fine del 2022, poiché quest’ultime diversificano le rispettive riserve valutarie. La Cina è stata una grande sostenitrice degli acquisti di oro da parte delle banche centrali dal quarto trimestre del 2022 fino a maggio 2024. Considerando tutte le principali regioni, la variazione delle riserve auree delle banche centrali nel 2023 è decisamente più elevata rispetto al 2021 e al 2022 insieme. L’interruzione degli acquisti da parte della banca centrale cinese non dovrebbe sconvolgere più di tanto la tendenza generale. Infatti, altri attori importanti, come la Turchia e i Paesi del Medio Oriente, potrebbero continuare a trainare la domanda. A volte i fattori politici possono far passare in secondo piano le considerazioni economiche, rendendo l’incentivo ad acquistare oro più influenzato dagli eventi geopolitici che non dai rendimenti reali o dalle condizioni economiche dei singoli Paesi.
RISCHIO GEOPOLITICO
In tempi di incertezza, gli investitori tendono a cercare beni rifugio percepiti per assicurarsi una copertura contro i rischi geopolitici: la guerra tra Russia e Ucraina e le tensioni in Medio Oriente non fanno eccezione in questo senso. Tuttavia, sembra che si stia sviluppando una preferenza per l’oro rispetto al dollaro. L’invasione dell’Ucraina e il successivo congelamento di 300 miliardi di dollari di asset russi sono stati un incentivo a investire in oro, il che ha messo in discussione il predominio del dollaro, come si può notare in Cina. La de-dollarizzazione, ovvero la riduzione della dipendenza dalla valuta forte, è particolarmente interessante per le economie che cercano di ridurre la rispettiva vulnerabilità alle sanzioni. Tuttavia, il fatto che le riserve auree siano aumentate a un ritmo simile a quello delle riserve in dollari suggerisce che questa transizione dal dollaro sarà graduale.
RISCHIO DI DEPREZZAMENTO DELLE VALUTE
Alcune economie potrebbero avere una minore fiducia nell’affidabilità creditizia a lungo termine della valuta di riserva, il che potrebbe spingerle a cercare l’oro come elemento di diversificazione strutturale. Nell’attuale quadro economico, il governo statunitense è in forte deficit e i timori di una politica fiscale più espansiva, pur già in presenza di rapporti debito/Pil significativi, potrebbero peggiorare la situazione. Un’economia emergente che storicamente si è affidata al dollaro potrebbe cercare delle alternative.