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Guerra Report-Webuild sul Ponte sullo Stretto di Messina

Il Ponte sullo Stretto fa litigare Report con una pagina Facebook dal nome che non lascia spazio all'immaginazione: Ponte sullo Stretto di Messina 

 

Matteo Salvini sarà l’uomo del Ponte sullo Stretto? A chiederselo è la trasmissione Report che nell’ultima puntata, con diverse argomentazioni, ha demolito il progetto della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. La puntata ha stimolato il dibattito e una pagina Facebook, Ponte sullo Stretto di Messina, che difende la costruzione del Ponte sullo Stretto, ha risposto alle critiche di Report. “Il post contro Report è stato inviato a moltissime redazioni giornalistiche e testate online da Francesca Bronzi che, risulta essere senior account della società Sec Newgate, gruppo globale di comunicazione strategica e advocacy – ha scritto la trasmissione di Rai3 -. Francesca Bronzi dalle mail allegate risulta occuparsi anche della comunicazione di WeBuild”. Quest’ultima è il colosso delle opere pubblicate guidato da Pietro Salini che realizzerà il Ponte e su cui nei giorni scorsi sono arrivate le critiche indirette del ministro della Difesa, Guido Crosetto, per ragioni non chiarite (qui l’approfondimento di Start Magazine). La pagina Ponte sullo Stretto di Messina, a seguito di un controllo di Facebook, è stata prima oscurata e poi, dopo le rimostranze degli animatori, riattivata.

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA: I TRASCORSI DI ANAS E PIETRO CIUCCI

Il servizio di Danilo Procaccianti per la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci parte dalla critica alla gestione Anas di Pietro Ciucci, durante la quale sono crollati tre viadotti. In particolare, il viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento è crollato il 30 dicembre 2014, appena sei giorni dopo essere stato inaugurato senza collaudo. “C’è stato un errore in fase di progettazione e in fase di realizzazione dell’opera – ha detto l’ex Presidente e Direttore Generale di Anas Pietro Ciucci -, ma il viadotto, quel viadotto era una soluzione tecnica adeguata al problema da superare”. Qualcosa di più di un errore, visto che la Procura di Palermo ha ipotizzato dei reati e ha rinviato a giudizio 13 persone, tra cui Pietro Ciucci. Tuttavia, per le tredici persone coinvolte nell’inchiesta la prescrizione è quasi certa. Nonostante questi pregressi il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha affidato a Pietro Ciucci la gestione della costruzione del Ponte sullo Stretto. Una scelta che, sottolinea Report, piace ai costruttori messinesi. “Secondo me è l’unica persona che conosce perfettamente la macchina del Ponte”. A parlare così è Giuseppe Ricciardiello, Presidente Ance Messina, costruttore siciliano, oggi a processo perché coinvolto nella famosa inchiesta sulla Dama nera, la dirigente dell’Anas Antonella, che secondo l’accusa era a capo di un vorticoso giro di mazzette che nelle intercettazioni definiva ciliegie.

LE PREOCCUPAZIONI PER LE INFILTRAZIONI MAFIOSE

 “Del Ponte se discute da sempre, anche in ambienti criminali. Il rischio qual è? È che il ponte non colleghi due coste, ma colleghi due cosche”. A parlare così è Giuseppe Lombardo, Procuratore aggiunto Reggio Calabria. “Questo assolutamente non deve avvenire perché dico questo? Perché ci sono stati anni in cui tutta l’area del messinese era un’area che faceva capo a famiglie di ndrangheta – dice il magistrato -. Certamente gli appetiti ci saranno, ma non saranno più appetiti legati alla singola articolazione territoriale che controlla quel territorio, ma a componenti di più alto livello”. A muoversi è un livello alto delle associazioni criminali. Si tratta di soggetti riescono a muoversi all’altezza della “direzione strategica” del ponte sullo Stretto di Messina. “C’è un livello molto alto nelle due componenti calabresi e siciliane, in cui le due componenti diventano una cosa unica”, aggiunge il procuratore Lombardo. L’allarme mafia in merito alla costruzione del ponte sullo Stretto era stato lanciato anche dalla diplomazia più potente al mondo, quella americana. Le preoccupazioni erano emerse anche nelle carte di Julian Assange nell’ambito di Wikileaks.

MAFIA: LA REPLICA DELLA PAGINA PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

A questa preoccupazione la pagina Ponte sullo Stretto di Messina risponde in questo modo: “Questa affermazione è pericolosissima. Non creare le opere per paura della criminalità organizzata è il metodo migliore per portare allo scatafascio il territorio e annientare il futuro della popolazione. In ogni caso, non capiamo la sensibilità in merito per quest’opera nello specifico. Le altre opere sono infinitamente più “a rischio” da questo punto di vista. Per il ponte di Messina, parliamo di un progetto internazionale identificato come strategico dall’Unione Europea che sarà realizzato con riflettori perennemente puntati da qualsiasi direzione e controlli speciali. Se c’è un progetto dove è rischioso e difficile infiltrarsi è proprio questo”.

A CAPO DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO C’È IL PROF. PRESTININZI

Un altro punto critico è quello che riguarda i cambiamenti climatici. “I calcoli sono stati fatti sui venti sinottici, cioè quei venti che sono prevedibili sulla base delle registrazioni storiche. Adesso i cambiamenti climatici con i dati non sono più significativi”. A parlare così è un ingegnere che non vuole essere inquadrato secondo il quale gli eventi estremi non sono mai stati presi in considerazione. Anche in questo caso la pagina Ponte sullo Stretto di Messina contesta i giornalisti di Rai 3. “Proprio il vento è stato uno dei più grandi focus in fase di progettazione. L’impalcato del ponte di Messina è stato progettato per essere stabile anche in caso di eventi estremi inverosimili per non dire impossibili, come tempeste da primato che soffiano a 300 km/h – scrivono sui social -. Nello Stretto di Messina, non si è mai raggiunta nemmeno la metà di questa velocità. Il segreto sta nell’aver suddiviso l’impalcato in cassoni distinti con profilo aerodinamico che annullano i vortici. Il vento attraversa il Messina Type Deck e addirittura lo stabilizza. Basti pensare che rispetto all’Akashi le prestazioni sono superiori del doppio nonostante la luce di 3300 al posto di 1991. I giapponesi ci fecero i complimenti per il progetto, prima di vincere la gara internazionale per la progettazione esecutiva e costruzione dell’opera con la loro multinazionale IHI, che fa parte del consorzio”. Il Comitato tecnico scientifico nominato da Salvini che dovrà supervisionare la costruzione del ponte sarà coordinato dal prof. Alberto Prestininzi, ordinario dell’Università di Roma La Sapienza e critico circa le responsabilità antropiche dei cambiamenti climatici.

L’ANALISI COSTI – BENEFICI

I giornalisti di Report nutrono dubbi sull’analisi costi-benefici dell’opera e sulla sua capacità di aiutare a ridurre l’impatto ambientale. A sostegno di questa tesi citano il discussion paper “Rimandato: prima la crescita, poi Il Ponte sullo Stretto”, di Francesco Ramella, analista e ricercatore di Bridges Research, un think tank attivo nell’ambito delle politiche dei trasporti, di cui aveva scritto anche Startmag. “Numerose ACB autorevoli danno esito pienamente positivo, come quella recente di Open Economics o di Università Bocconi”, scrive la pagina Facebook.

LE PREOCCUPAZIONI PER LA PRESENZA DELLA FERROVIA

Tra i diversi punti critici c’è la presenza nel progetto del ponte, che Report definisce “la più imponente opera infrastrutturale al mondo, insieme a sei carreggiate (tre per ogni senso di marcia) anche della linea ferroviaria. Proprio la ferrovia è quella che desta più preoccupazione tra gli esperti di ponti perché, soprattutto a causa dei forti venti, il ponte potrà avere oscillazioni di diversi metri. La pagina Ponte sullo Stretto di Messina contesta che il ponte di Messina sia la più imponente opera infrastrutturale al mondo. “Ovviamente non è così – scrivevano -. Un ponte sospeso di terza generazione di 3,3 km con torri in superficie non è quasi niente rispetto ad altri mega progetti nettamente più grandi e complessi in realizzazione in altre zone del pianeta”. Gli esperti contattati da Report (gli ingegneri Emanuele Codacci Pisanelli e Mario De Miranda) ricordano che la duttilità, la flessibilità del ponte mal si adatta alle necessità dei binari ferroviari. Non sono d’accordo i curatori della pagina Ponte sullo Stretto. “Come ben sa qualsiasi ingegnere strutturista specializzato, al crescere delle dimensioni del manufatto la percorribilità migliora, perché il peso stabilizzante dei cavi di sospensione sale non linearmente – scrivono -. I mezzi circolanti deformano di meno una struttura più grande e pesante, in parole povere. Rispetto ad un ponte sospeso di luce 1650, le pendenze si riducono del 70%. Non è un caso che quando L non è sufficiente si debba ricorrere allo schema ibrido con stralli. Così come non è un caso che ormai non si realizzino ponti sospesi sotto 750-1000 m di luce. I ponti sospesi iniziano ad avere prestazioni di tutto rispetto proprio dopo 1 km di luce, pur restando ovviamente nel limite massimo di 5 km di luce, quella critica con le attuali tecnologie, materiali e schemi statici”. A causa delle oscillazioni “i treni sarebbero costretti a camminare su binari a inclinazione trasversale”. Cosa semplicemente impossibile.

IMPOSSIBILE RISPETTARE IL CRONOPROGRAMMA DELLA COSTRUZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

Come è impossibile, secondo gli autori di Report, rispettare il cronoprogramma che dettato dal Ministero delle Infrastrutture. Il primo termine è quello del 30 settembre 2023, entro quella data andava aggiornato un progetto vecchio di 11 anni. “Non è vero. La progettazione dell’opera è già in stato avanzatissimo, come confermato dalla società statunitense Parsons, una delle realtà più importanti al mondo in ambito – scrivono i curatori della pagina di Ponte sullo Stretto di Messina -. Basta poco per arrivare alla fine dell’iter, disponendo già ora di un progetto così dettagliato (oltre 8500 elaborati tecnici firmati dai massimi esperti mondiali). In genere, per le altre opere la progettazione definitiva non arriva dello stato di completezza del progetto definitivo del ponte di Messina. Persino la variante di massima era già sostanzialmente definitiva, anche se all’epoca non esisteva ancora burocraticamente questa distinzione e quindi non aveva questo nome”.

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA: UN PROGETTO VECCHIO?

Il consorzio Eurolink di Webuild ha scritto sul proprio sito che ha consegnato la documentazione di aggiornamento del progetto definitivo alla Società Stretto di Messina. “Quello che io penso è che il progetto del 2011 è un progetto che è lo stesso che viene ora ripresentato. Non hanno nemmeno aggiornato gli elenchi dei prezzi – dice l’ingegnere Emanuele Codacci Pisanelli -. Cioè nessuno sa quanto cacchio costa questo ponte. Adesso hanno fatto una relazione di aggiornamento di 500 pagine dove dicono sostanzialmente cosa bisogna fare per aggiornare il progetto ma non c’è un aggiornamento non esiste”. Anche su questo punto è arrivata la confutazione dei responsabili di Ponte sullo Stretto di Messina. “Il progetto rappresenta ancora oggi il gold standard mondiale in materia di ponti sospesi di grande luce con impalcato di terza generazione, la più recente – scrivono i responsabili della pagina -. Negli ultimi dieci anni non ci sono state innovazioni che hanno reso il progetto obsoleto, come ben sa qualsiasi ingegnere strutturista specializzato in questo tipo di strutture. Non esistono tecnologie e soluzioni, al momento, che possano permettere la realizzazione di un progetto differente che sia migliore di quello di cui disponiamo. In altre parole, anche se stracciassimo tutto e ripartissimo da zero, tra 10-20 anni arriveremmo ad un progetto simile a quello che c’è”.

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA: IL RISCHIO SISMICO

Il Carlo Tansi, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, mette in guardia dal rischio sismico esistente tra la Calabria e la Sicilia. Tra le due regioni esiste una faglia, identificata non solo nel 2021 dall’Università di Catania. “Significa 10 anni dopo del vecchio progetto Ponte risalente al 2011 – dice Carlo Tansi -. Noi immaginavamo una zona di connessione tra la placca africana e quella europea. Queste due placche si stanno avvicinando a una velocità geologicamente importante, circa 7 mm all’anno”. In sostanza si tratta di progettare una grande infrastruttura in una delle aree a più alto rischio del pianeta. “Come ben sa qualsiasi ingegnere strutturista specializzato, i ponti sospesi di grande luce sono le strutture umane più sicure in caso di sisma – scrivono i responsabili della pagina Ponte sullo Stretto di Messina -. Anche devastante. Sono quelle che assorbono meno input sismico e che reagiscono in modo più disconnesso durante un terremoto. Nel caso del ponte di Messina, posto un terremoto come 1 Hz, la struttura reagisce a non oltre 0,003 Hz. In più, ha un periodo fondamentale di oscillazione di oltre 30 secondi. Le fondazioni delle torri sono realizzate con jet grouting per la massima stabilità. Altrove esistono mega strutture più pesanti su terreni meno stabili, a dirla tutta. In altre parole, parlare di terremoti nell’ambito dei ponti sospesi di grande luce è già di per sé un argomento quasi completamente privo di senso”. La progettazione avrebbe tenuto in considerazione anche la faglia generata dal terremoto del 1908. “La progettazione ha tenuto conto di tutte le faglie (144) presenti nell’area. Se conosciamo bene lo Stretto è proprio grazie al Ponte. Se non avessimo dovuto progettare l’opera, non avremmo condotto studi di questa portata sul territorio, coinvolgendo i più autorevoli esperti mondiali e compiendo operazioni rischiose di esplorazione dei fondali – aggiungono -. Peraltro, la faglia del terremoto del 1908 è molto più a sud della zona dove sorgerà il ponte, come ben si nota dalla mappa inquadrata dai giornalisti della trasmissione”.

IL PROGETTO ESECUTIVO DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

Il ministro Salvini ha affermato che entro marzo il progetto definitivo verrà approvato e nell’estate 2024 partiranno i cantieri. “Questo presuppone che in pochi mesi deve essere pronto anche il progetto esecutivo ma non è tecnicamente possibile”. A essere così perentorio è Alberto Ziparo ingegnere e urbanista (Università di Firenze). Per arrivare a un progetto esecutivo non servono meno di due anni. “La progettazione dell’opera è già in stato avanzatissimo, come confermato dalla società statunitense Parsons, una delle realtà più importanti al mondo in ambito – scrivono gli animatori della pagina Ponte sullo Stretto di Messina -. Basta poco per arrivare alla fine dell’iter, disponendo già ora di un progetto così dettagliato (oltre 8500 elaborati tecnici firmati dai massimi esperti mondiali). In genere, per le altre opere la progettazione definitiva non arriva dello stato di completezza del progetto definitivo del ponte di Messina. Persino la variante di massima era già sostanzialmente definitiva, anche se all’epoca non esisteva ancora burocraticamente questa distinzione e quindi non aveva questo nome”.

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