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Russia Google

Guardian e New York Times svelano gli altarini di Google sugli stipendi

Google sottopagava illegalmente migliaia di lavoratori in dozzine di Paesi secondo quanto rivelato dal Guardian e dal New York Times

Google avrebbe sottopagato illegalmente migliaia di lavoratori — parte della forza lavoro estesa di fornitori, lavoratori interinali e lavoratori autonomi — in numerosi paesi.

Lo scorso dicembre il colosso di Mountain View si è reso conto di aver retribuito i lavoratori a contratto meno per determinati lavori rispetto ai propri dipendenti. Si tratta di una violazione delle leggi sul lavoro in vari Paesi. Lo hanno riferito New York Times e il Guardian, citando documenti interni.

La rivelazione arriva durante le polemiche sui posti di lavoro in Google, inclusa la formazione di un sindacato di minoranza che sostiene i lavoratori temporanei insieme ai dipendenti a tempo pieno.

L’uso di lavoratori interinali è comune nel settore tecnologico, rimarca il quotidiano britannico. Tuttavia, la dipendenza di Google da una “forza lavoro ombra” che supera in numero la sua base di dipendenti diretti ha attirato a lungo le critiche dei dipendenti dell’azienda, nonché di politici e sindacati.

Tutti i dettagli.

BIG G HA PAGATO DI MENO I LAVORATORI TEMPORANEI

I dirigenti di Google sono a conoscenza da almeno maggio 2019 che la società non rispettava le leggi locali nel Regno Unito, in Europa e in Asia che impongono ai lavoratori temporanei di essere retribuiti in modo uguale ai dipendenti a tempo pieno che svolgono lavori simili.

Una nota interna del febbraio 2021 — rivela il Guardian — mostra che Google pagava i lavoratori temporanei nelle regioni EMEA e APAC dal 12% al 50% in meno di quanto avrebbe dovuto. Un altro documento mostrava che le retribuzioni orarie dei lavoratori del Regno Unito avrebbero dovuto essere fino ad anche il 28% in più.

IN VIOLAZIONE DELLA LEGGE SULLA PARITÀ RETRIBUTIVA

Più di 30 paesi, tra cui Regno Unito, Stati membri dell’UE, India e Taiwan, hanno emanato leggi sulla “parità retributiva” o “parità di trattamento”. Queste richiedono che i lavoratori temporanei siano trattati allo stesso modo dei dipendenti a tempo pieno, che svolgono lo stesso o lavori simili, secondo la guida interna di Google sulle leggi.

PARECCHIO TEMPO PER CORREGGERE IL TIRO

Secondo i rapporti del Guardian e Nyt, una volta che Google ha scoperto il problema, la direzione ha pianificato di aumentare la retribuzione per i nuovi lavoratori assunti.

Tuttavia, Google, sempre secondo il report, ha impiegato parecchio tempo per risolvere il problema.

La società guidata da Sundar Pichai temeva infatti “l’aumento dei costi per i reparti che dipendono fortemente dai lavoratori temporanei, della potenziale esposizione a rivendicazioni legali e della paura di un’attenzione negativa della stampa”.

LA POSIZIONE DI GOOGLE

“È chiaro che questo processo non è stato gestito in modo coerente con gli elevati standard a cui ci atteniamo come azienda”, ha dichiarato il responsabile della conformità di Google Spyro Karetsos in una dichiarazione al New York Times. “Stiamo andando a scoprire cosa è andato storto qui, perché è successo e lo faremo nel modo giusto”.

LA DENUNCIA PRESSO LA SEC

Ma le verifiche interne potrebbero non bastare a risolvere la situazione per il colosso di Internet.

Un informatore rappresentato da Whistleblower Aid ha presentato una denuncia sulle presunte violazioni alla Securities and Exchange Commission (Sec) degli Stati Uniti ovvero l’ente federale preposto alla vigilanza della borsa.

Sebbene il diritto internazionale del lavoro non sia di competenza della Sec, la denuncia sostiene che la mancata divulgazione da parte di Google delle passività relative alla parità retributiva, che secondo le sue stime potrebbe ammontare a 100 milioni di dollari, costituisce errori significativi nei suoi rapporti finanziari trimestrali, una violazione della legge sui titoli statunitensi.

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