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Arnese

Governo preoccupato per Damilano (l’Espresso), il niet della Luiss, guerra di smartphone fra ucraini e russi

Damilano, l'Espresso, Ilva, Tim, Luiss, guerra e non solo. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag

 

DIARIO DI GUERRA

 

L’EUROPA RISCHIA DI NON REGGERE L’ESODO DALL’UCRAINA

 

LA BOMBA DEI PREZZI

 

PERCHE’ CI SIAMO GASATI CON LA RUSSIA?

 

CARTOLINE DALLA RUSSIA

 

IL MINISTRO DEL LAVORO PREOCCUPATO PER LE DIMISSIONI DI DAMILANO

 

IL PARERE DELLA LUISS

Luiss, come e perché il prof. Orsini putineggia su Usa e Ue

 

ADDIO SVOLTA VERDE ALL’EX ILVA

 

TIM SPROFONDA IN BORSA

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI REPUBBLICA SU TIM:

Una pioggia di vendite si è riversata sul titolo Tim per il secondo giorno consecutivo, a seguito della presentazione del nuovo piano industriale dell’ad Pietro Labriola. Le azioni ordinarie ieri hanno perso il 15,56% scendendo al minimo storico di 0,2496 euro e le risparmio hanno fatto peggio lasciando sul campo il 19,59%. Ora la società vale in Borsa poco più di 5 miliardi contro i circa 11 miliardi che il fondo Kkr aveva offerto il 21 novembre 2021 quando ha manifestato l’interesse a lanciare un’Opa a 0,505 euro. Come si è potuti arrivare a questo punto? Secondo gli operatori di mercato è stato un combinato disposto tra pulizia di bilancio con svalutazioni e perdite fino a 8,7 miliardi, prospettive di crescita per l’anno in corso troppo conservative (il margine operativo lordo nel 2022 è visto scendere del 13-14%), taglio del dividendo alle azioni di risparmio – fatto mai accaduto dal 1997 – comunicazione improvvida di un accordo sulla Rete unica che è ben lungi dal realizzarsi. Tutto ciò condito con due sedute di Borsa determinate dalla paura della guerra con i listini di tutta Europa in forte discesa e gli investitori che riposizionano i loro portafogli. Insomma, una Caporetto per il neo ad Labriola e per gli azionisti che l’hanno sostenuto, Vivendi e Cdp. A discolpa del manager c’è da dire che si è trovato davanti una situazione difficile, con un’eredità pesante da far digerire al mercato dopo i tre profit warning della gestione dell’ex ad Luigi Gubitosi, il disastroso contratto con Dazn che pesa per 500 milioni di perdite, più anticipazioni non replicabili per 400 milioni a sostegno del margine operativo. Ma di certo non ha giovato comunicare tutti questi elementi negativi in un solo momento, dando ascolto un po’ agli advisor e un po’ agli azionisti. Sembra sia stata Mediobanca, in qualità di consulente per il piano industriale, a insistere per l’eliminazione del dividendo alle risparmio, che sarebbe costato solo 160 milioni, provocando il loro crollo in Borsa anche per l’effetto delle opzioni put che ha messo nelle mani di alcuni azionisti le azioni da riversare subito sul mercato.

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