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Orsini Luiss

Luiss, come e perché il prof. Orsini putineggia su Usa e Ue

Tensione a Piazzapulita (La7) e sui social per le parole di critica a Usa e Ue da parte del direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss, Orsini, per il quale ormai l’Ucraina è persa. Fatti, commenti e critiche (di Bassanini e Crosetto in particolare). E la posizione della Luiss

 

Ieri, nel corso del programma Piazzapulita su La7, Alessandro Orsini, professore di sociologia e direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale dell’Università Luiss di Roma, ha esposto la sua visione di quanto sta accadendo in Ucraina paragonando l’attuale guerra a eventi storici del passato e spiegando quali errori sono stati commessi da Unione europea e Nato.

Dalle sue parole si è poi scatenato un dibattito, prima in studio con il vicedirettore ed editorialista del Corriere della sera Federico Fubini e poi sui social. Ecco cosa è successo.

PERCHÉ IL BLOCCO OCCIDENTALE HA TERRORIZZATO PUTIN

“La narrazione in Italia in questo momento è: non riusciamo a spiegarci perché Putin veda nella Nato un pericolo, perché non è mai arrivato alcun pericolo dall’Europa”, esordisce Orsini per spiegare le ragioni che hanno spinto, secondo lui, Putin ad attaccare l’Ucraina.

Per il professore, il blocco occidentale ha fatto a Putin tre cose che lo hanno terrorizzato.

“Primo, la Siria. Noi abbiamo alimentato dall’esterno il conflitto in Siria, infatti, noi europei abbiamo un sacco di morti sulla coscienza in Siria, abbiamo venduto uno sproposito di armi per rovesciare Bashar al-Assad e impiantare al suo posto un presidente filoamericano. Putin – dice Orsini – è stato costretto a intervenire in Siria, nel settembre del 2015, e questa è anche una delle ragioni per cui ha dovuto ritardare l’intervento militare in Ucraina”.

“Poi – prosegue – Trump ha disintegrato con due missili nel traffico di Baghdad il generale Soleimani dell’Iran, e l’Iran è un Paese stretto alleato della Russia. E poi nel 2003 gli Stati Uniti hanno disintegrato l’Iraq che era un altro stretto alleato della Russia. Quindi, se noi guardiamo soltanto l’Europa e abbiamo una visione così miope diciamo: beh, in effetti Putin è pazzo, che motivi ha di temere il blocco occidentale? Se invece ampliamo la nostra prospettiva il discorso cambia”.

LE ARMI DEI PAESI UE ALL’UCRAINA

Orsini affronta poi il tema delle armi provenienti dagli Stati dell’Unione europea per sostenere la resistenza del popolo ucraino.

“Per quanto riguarda le armi, questo è un altro tragico errore dell’Unione europea perché l’Unione europea, in primo luogo, sta vendendo delle armi [fuori campo si sente: “non sta vendendo le armi”, ndr] con cui gli ucraini, poverini, non ci fanno nulla perché non sono certamente queste armi che noi intendiamo vendere all’Ucraina che possono fermare l’esercito russo. Nella misura in cui noi non vogliamo mandare soldati a combattere in Ucraina, se noi mandiamo lì 20 proiettili, Putin ne metterà 40. E questo l’ha già fatto in Siria”, puntualizza il professore.

RESPONSABILITÀ RUSSE ED EUROPEE

Secondo Orsini “la responsabilità militare di questa tragedia è tutta di Putin e io condanno con tutte le mie forze questa invasione e sono totalmente schierato dalla parte del blocco occidentale e dalla parte degli ucraini, ma la responsabilità politica di questa tragedia è principalmente dell’Unione europea. Per quale motivo? In primo luogo, perché questa era la guerra più prevedibile del mondo e io mi sono sgolato per dire che certamente la Russia avrebbe invaso l’Ucraina perché esiste una legge ferrea della politica internazionale, la quale prevede che le grandi potenze proibiscono categoricamente ai Paesi confinanti, laddove sia possibile, di avere una linea di politica estera che rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale”.

L’UCRAINA DI ZELENSKY COME LA CUBA DI CASTRO

Per spiegare cosa intende dire, Orsini si lancia in rischiosi paragoni storici: “Quello che Putin sta facendo oggi all’Ucraina è esattamente la stessa identica cosa che Kennedy ha fatto a Castro nel 1962, cioè gli Stati Uniti dissero a Cuba: tu non puoi avere una linea di politica estera indipendente dagli Stati Uniti che metta a repentaglio la mia sicurezza nazionale. Se tu provi a impiantare missili sovietici a Cuba io ti distruggo e sono disposto ad arrivare fino all’escalation militare”.

“In altre parole, – afferma Orsini – quello che accade è che l’Ucraina sta alla Russia come il Messico e il Canada stanno agli Stati Uniti. Se il Messico oggi si alleasse con Putin, certamente gli Stati Uniti distruggerebbero il Messico o assassinando il suo Presidente o favorendo una guerra civile in Messico oppure con uno sfondamento del confine facendo esattamente questo tipo di guerra. Quindi il punto fondamentale è comprendere la logica delle grandi potenze, i cui comportamenti sono largamente prevedibili perché fanno le stesse cose da centinaia di anni”.

LINEE ROSSE E PALETTI NON MESSI AGLI USA

“Veniamo adesso all’Unione europea. Dove ha sbagliato l’Ue?”, si chiede retoricamente il professore, il quale dichiara che “tutte le grandi potenze o quelle potenze che ambiscono a essere grandi hanno delle linee rosse”. Porta gli esempi degli Stati Uniti con Israele, della Russia con Ucraina e Georgia, e della Cina con Taiwan per poi passare alle linee rosse oltrepassate dall’Ue.

“L’Ue avrebbe dovuto dire agli Stati Uniti – premesso che io amo profondamente gli Stati Uniti perché è un Paese che mi ha dato tantissimo nella vita e io amo profondamente gli Stati Uniti – noi vi amiamo, noi europei amiamo voi americani, ma noi abbiamo una linea rossa che voi americani non dovete permettervi di superare. La linea rossa – chiarisce Orsini – è che l’Ue deve rifiutare drasticamente qualunque politica che metta in pericolo la vita degli europei”.

IL GRANDISSIMO ERRORE DELL’UE

Secondo Orsini, sintetizzando il suo pensiero, il tema dell’allargamento della Nato a est – facendo credere o pensare agli ucraini che potessero accedere alla Nato – “è stato un grandissimo errore perché l’Ue ha demandato questa questione alla Nato. Mentre i Paesi dell’Ue sono tutti in Europa, i Paesi che compongono la Nato non sono tutti in Europa. Dunque, il Canada, l’Australia e gli Stati Uniti non temono una guerra in Ucraina come dovremmo temerla noi europei”.

COSA CI INSEGNA LA CRISI DEI MISSILI

Per il professore, gli Stati Uniti – che “ci sono superiori in quasi tutto”, afferma -, “ci insegnano loro come uscire da questa crisi”. E ribadisce il paragone con Cuba: “Come uscì Kennedy dalla crisi dei missili? Disse a Krusciov: noi adesso facciamo un accordo segreto che nessuno deve conoscere: tu ti impegni a togliere i missili sovietici da Cuba e io, entro un anno, ti tolgo i missili Jupiter dalla Turchia, ma questo accordo segreto non può essere rivelato perché io sto massimizzando la sicurezza degli Stati Uniti minimizzando la sicurezza degli europei”.

PERCHÉ SECONDO ORSINI ORMAI L’UCRAINA È PERSA

Venendo all’attualità, il 28 febbraio, Orsini affermava a Rsi News che, a causa della continuità territoriale tra territori ucraini e Russia, Putin ha la strada spianata, motivo per cui “l’Ucraina è fondamentalmente persa”.

E ha aggiunto: “L’idea che stiamo alimentando in queste ore è un’idea totalmente priva di fondamento nella realtà. Che Kiev da sola possa resistere, è semplicemente da escludere”.

LA RISOLUZIONE SECONDO ORSINI

Per Orsini, dunque, se l’obiettivo europeo è quello di salvare vite umane, non resta che ammettere che “la Russia ha vinto”. “La Russia ha vinto sugli Stati Uniti, sull’Unione Europea e sulla NATO”, è la conclusione del professore perché “se noi porteremo avanti questa guerra, gli abitanti di Kiev saranno massacrati”, si legge su Rsi News.

“L’unica via – conclude – è che l’Unione Europea e la NATO accettino la richiesta di Putin di demilitarizzare l’Ucraina e assicurino che non entrerà mai nella NATO. Allo stesso tempo però dovrebbe chiedere a Putin, che l’Ucraina entri nell’Unione Europea”.

PERCHÉ È SBAGLIATO IL PARAGONE CON CUBA

Alle sue affermazioni ovviamente sono seguite diverse critiche. Prime tra tutti quelle di Fubini, presente durante la trasmissione: il vicedirettore ed editorialista del Corriere della sera ha detto che le affermazioni di Orsini “non sono vere” perché il paragone con Cuba per molte ragioni non ha nulla a che fare con l’invasione voluta da Putin in Ucraina.

“Nel suo amore per gli Stati Uniti – risponde Fubini – dovrebbe studiare la storia degli Stati Uniti perché gli Stati Uniti non hanno mai bombardato le città cubane, non hanno attaccato Cuba, nessuno sta parlando di mettere testate nucleari. Nessuno sta minacciando la sicurezza della Russia se non Putin che sta opprimendo il suo popolo in uno Stato di polizia. Questa è la realtà”.

“Punto numero uno, – prosegue il giornalista – l’Ucraina non è lontanamente vicina all’ingresso nella Nato. Nessuno sta pensando di mettere delle testate nucleari in Ucraina, nessuno sta minacciando la Russia. La Nato è un’alleanza difensiva che non ha mai fatto la guerra a nessuno ed è molto diverso dal mettere delle testate nucleari che minacciano gli Stati Uniti. In ogni caso, la guerra, gli Stati Uniti a Cuba non l’hanno mai portata. Queste scene non le abbiamo mai viste. La responsabilità politica di quello che sta succedendo adesso è di una persona ed è di un regime”.

LE CRITICHE A ORSINI

Il dibattito si è poi spostato sui social, dove il costituzionalista ed ex ministro Franco Bassanini ha twittato: “Alessandro Orsini Direttore Sicurezza Internazionale Luiss sostiene a Piazzapulita che si deve abbandonare l’Ucraina a Putin. Il diritto di un popolo di voler vivere in libertà e democrazia per lui vale zero. D’accordo con lui gli altri docenti Luiss?”

Dalla Luiss è giunta la risposta:

 

Anche Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia, imprenditore e presidente dell’Aiad (associazione che riunisce le aziende attive nel settore della difesa e dell’aerospazio) ospite di Piazzapulita ha scritto su Twitter:

LA POSIZIONE DELLA LUISS

È poi arrivato un comunicato ufficiale dell’ateneo di Confindustria. “L’Università Luiss Guido Carli ha espresso piena solidarietà al popolo ucraino che, da giorni, difende coraggiosamente il proprio diritto alla democrazia e all’autodeterminazione sancito dai trattati internazionali. L’Ateneo ha avviato da subito azioni concrete che stanno coinvolgendo tutta la sua comunità: studenti, docenti, ricercatori, alumni e staff – si legge nella nota per la stampa – Al contempo, nel tragico contesto di una guerra, l’attività di analisi e ricerca di ogni centro, scuola, o dipartimento Luiss diventa ancor più rilevante, richiedendo solida capacità di interpretazione e racconto del contesto geopolitico, equilibrio e capacità di dialogo con l’opinione pubblica”.

Infine la critica diretta a Orsini: “La Luiss reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”.

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