Svolta del governo sul Pnrr. Ecco fatti, numeri e approfondimenti.
CHE COSA HA DECISO IL GOVERNO SUL PNRR
Il governo di Giorgia Meloni chiede la rimodulazione di 15,9 miliardi di euro del Pnrr, circa l’8% del totale dei fondi concessi dalla Ue per favorire la ripresa economica continentale dopo la pandemia di Covid.
LE PROSSIME TAPPE DEL PNRR
Verrà presentata, prima in Parlamento e poi a Bruxelles, una proposta di modifica relative a 144 misure contenute nel piano Recovery per l’Italia: si va da meri cambi formali alla riprogrammazione di risorse all’interno dello stesso progetto.
L’architettura svelata dal Governo, che sarà illustrata il 1° agosto da Fitto alle Camere (sono previste risoluzioni e voto), è solo l’inizio di un negoziato con la Ue che inizierà ufficialmente dopo l’invio formale della proposta a Bruxelles entro il termine del 31 agosto.
IL DEFINANZIAMENTO
Poi c’è il capitolo sul definanziamento, con il quale vengono espunte opere valutate non realizzabili entro il termine ultimo del piano nel 2026 per salvaguardarle attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione.
LE CRITICHE DEL GOVERNO
Il governo, nella sintesi del documento elaborato dalla cabina di regia di Palazzo Chigi, specifica che “sono emerse criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul piano”.
IL PIANO DEL GOVERNO
In questo contesto, prosegue il testo, l’esecutivo garantisce che attiverà “le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti” e contemporaneamente “assicura il completo finanziamento degli interventi stralciati dal Pnrr”.
DOSSIER REPOWERUE
A tal fine il governo intende utilizzare anche il 7,5% delle risorse delle politiche di coesione 2021-2027, già destinate a obiettivi assimilabili a quelli del REPowerEU.
LA SINTESI DEL SOLE 24 ORE
“La rimodulazione del Pnrr presentata ieri in cabina di regia dal Governo italiano – sintetizza il Sole 24 Ore – investe 144 dei 349 obiettivi che scandiscono il programma fino al 2026. E definanzia misure per 15,89 miliardi di euro, che però – assicura l’Esecutivo – saranno recuperati tra fondi di coesione, revisione del Piano nazionale complementare e risorse nazionali. Larga parte dei definanziamenti serve ad alimentare il capitolo aggiuntivo del RepowerEu, che vale 19,2 miliardi (solo 2,7 sono nuovi sussidi Ue) e punta su investimenti in infrastrutture energetiche e incentivi a imprese ed edilizia per la transizione verde”.
IL RUOLO DELLE PARTECIPATE DI STATO ENEL, ENI, TERNA E SNAM
Nel Pnrr entra inoltre il capitolo RepowerEu con le misure per accelerare la transizione green e l’autonomia energetica del Paese, con massicci investimenti in infrastrutture – attingendo ai programmi delle partecipate pubbliche Enel, Eni, Terna e Snam – e la previsione di nuovi Ecobonus a favore di famiglie e imprese che investano nel risparmio energetico.
GLI INTERVENTI STRALCIATI
Si va dalle misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie; da quelle per l’efficienza energetica dei Comuni ai progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale.
LA SPIEGAZIONE DEL MINISTRO FITTO
“Ci sono misure che hanno problematiche rispetto alle tempistiche previste dal Pnrr, che si conclude entro il 2026. Ora si aprirà un confronto con le parti sociali, poi con la Ue, martedì sarò in aula in Parlamento per avviare un dibattito costruttivo”, spiega il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto. Il titolare della delega al Pnrr puntualizza più volte che: “Non abbiamo eliminato nessun finanziamento, non stiamo tagliando nulla, solo riorganizzando”.
Poi aggiunge: “Se abbiamo la certezza che alcuni interventi già avviati e previsti non possono rientrare nell’ambito della tempistica del Pnrr ci dobbiamo porre il problema. Il fondo di coesione, la programmazione Ue 2021-2027, consentono di aprire un confronto per finanziare comunque queste misure”. Tra le opere di mobilità stralciate dal Pnrr, fa sapere il Mit, perché realizzabili con tempi non più’ compatibili con la scadenza del 2026, spicca la tratta ferroviaria Roma-Pescara, assieme a due lotti della Palermo-Catania. Le risorse saranno utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari e Palermo-Catania.
Il RepowerEu, spiega Fitto, contiene tre misure di investimento: «Reti elettriche e del gas; efficientamento imprese, case e immobili con produzione di energie rinnovabili; filiere produttive. E sei riforme. Tra queste il Testo unico delle rinnovabili». In particolare, 4 miliardi sarebbero destinati a un nuovo ecobonus per le famiglie a basso reddito.
GLI IMPORTI DELLA RIMODULAZIONE
Complessivamente nella rimodulazione sono previsti interventi per 19 miliardi di euro che andranno a beneficio della crescita economica, occupazionale e di tutti i principali settori strategici selezionati in base ai criteri del REPowerEU relativi sia al raggiungimento degli obiettivi in ambito energetico, sia alla tempistica di realizzazione entro il 2026.
GLI ECOBONUS
Uno dei punti qualificanti del REPowerEU riguarda l’Ecobonus, che sarà dedicato espressamente alle abitazioni private. Attraverso lo strumento tradizionale della detrazione fiscale, ma con alcune correzioni, specifica il documento della cabina di regia, la “nuova misura del piano andrà in supporto delle famiglie a basso reddito, in passato rimaste escluse dagli interventi di efficientamento delle abitazioni”. La dotazione del provvedimento è di 4 miliardi di euro e si basa sulle consuete detrazioni fiscali ma con vincoli stingenti”.
DOSSIER ASILI NIDO
Sale di 900 milioni di euro la dotazione di fondi per la realizzazione di 260 mila nuovi posti in asili nido, uno degli obiettivi più qualificanti dell’intero piano. Si tratta di risorse necessarie per indire un nuovo bando e conseguire il target finale, in linea con gli orientamenti della Commissione. “L’ambizione per quanto riguarda gli asili nido sono quelle scritte nel piano – conferma Fitto – ci mettiamo 900 milioni di euro in più”.
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ESTRATTO DI UN APPROFONDIMENTO DEL SOLE 24 ORE:
Una tabella riassuntiva spiega in modo efficace le ragioni di tanta agitazione. Si incontra a pagina 150 del documento e si intitola «Elenco misure da eliminare dal Pnrr». È aperta dai 6 miliardi delle cosiddette “piccole opere” dei Comuni, e contempla la rigenerazione urbana (3,3 miliardi), i piani urbani integrati (2,49 miliardi), la riduzione del rischio idrogeologico (1,29 miliardi), l’idrogeno per favorire la decarbonizzazione nei settori “hard to abate” (si tratta del miliardo destinato all’impianto Ilva a Taranto per il “preridotto”), le infrastrutture sociali di comunità (725 milioni), la promozione di impianti innovativi, inclusi gli eolici e fotovoltaici galleggianti (675 milioni), la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni) e il verde urbano ed extraurbano (110 milioni). In sintesi, 13 dei 15,89 miliardi «eliminati» dal Piano riguardano i Comuni. Attenzione: il quadro non è definitivo. La ragione tecnica addotta dal Governo per queste scelte è soprattutto il rischio che questi interventi non superino l’esame della Commissione, per esempio per contrasti con i criteri ambientali imposti dal Dnsh (“do not significant harm”), rischio concreto per investimenti come la manutenzione straordinaria delle strade. «Avete presente gli stadi?», ha domandato Fitto, richiamando i casi di Firenze e Venezia esclusi in corsa dal Pnrr: «Non stiamo definanziando nulla, stiamo mettendo in salvaguardia i fondi che rischiano di non poter essere spesi o rendicontati all’interno del Pnrr, o addirittura di essere ritenuti non ammissibili». Sulla possibilità di sostituire le risorse Ue con il bilancio nazionale, però, pesa l’incognita forte data da saldi di finanza pubblica che già faticano parecchio a offrire margini per la prossima manovra. In attesa di certezze, il primo rischio è il blocco dei cantieri locali al buio sui finanziamenti.
Sul terreno dei Comuni arrivano però anche notizie di segno opposto, come la promessa di 900 milioni in più per gli asili nido, per i quali sarà indetto un nuovo bando, a conferma degli inciampi sull’esame dei progetti già presentati (si veda Il Sole 24 Ore del 4 luglio).
Il definanziamento è però soltanto una parte del restyling del Piano, che investe in modo trasversale tutte le sei missioni. Molte le riscritture nel programma di investimenti ferroviari: esce la Roma-Pescara (i 620,2 milioni sono destinati ad altre tratte), mentre dalla Napoli-Bari alla Palermo-Catania la strategia concordata con il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini prevede di escludere i lavori che rischiano di sforare la scadenza di giugno 2026 e di riprogrammare i finanziamenti per interventi sulle stesse linee che non presentano la stessa incognita.
Ma a spostarsi non sono solo i soldi, perché il Governo chiede anche di far slittare in avanti una ricca serie di riforme che in questi mesi hanno visto cumularsi affanni sempre più preoccupanti. È il caso, per esempio, dell’eterno ritardo dei pagamenti delle Pa: la proposta è di rinviare di 15 mesi l’obbligo generalizzato di pagare le imprese fornitrici in 30 giorni (60 per la sanità), che nel programma finora in vigore andrebbe realizzato entro la fine del 2023.
Ha bisogno di più tempo anche la riduzione degli arretrati nei tribunali (ma non nelle Corti d’appello), il target relativo alle infrastrutture idriche per la sicurezza dell’approvvigionamento e l’accelerazione delle aggiudicazioni degli appalti: l’obiettivo del tempo medio di 100 giorni viene archiviato.
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ESTRATTO DI UNA SCHEDA SUL PNRR PUBBLICATA DAL CORRIERE DELLA SERA
I Comuni
Con la riscrittura del Pnrr i Comuni perdono circa 13 miliardi, dei complessivi 15,9 che verranno spostati su altre fonti di finanziamento. Sei miliardi riguardano gli interventi di efficienza energetica, 3,3 miliardi le misure di rigenerazione urbana, 2,5 miliardi i piani urbani integrati, 1,3 le «misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico».
Strade, ferrovie, asili
Vengono eliminati anche investimenti previsti sulle strade, perché non ammissibili nel Pnrr, ha spiegato Fitto. Per la realizzazione di nuovi asili ci saranno invece 900 milioni di euro in più, per assicurare il conseguimento dell’obiettivo di 264 mila posti in più entro il 2026. Sono state escluse dal Pnrr, perché non realizzabili entro il 2026, la tratta ferroviaria Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania e una parte degli investimenti per l’Ertms (European rail traffic management system). Le risorse saranno utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari e Palermo-Catania, ha fatto sapere il ministero delle Infrastrutture.
Ecobonus
Nel piano RepowerEu uno dei punti considerati «qualificanti» è quello dell’Ecobonus, destinato alle abitazioni private. Tra le decisioni adottate dal governo c’è, dunque, il ricorso a uno degli strumenti più utilizzati negli ultimi anni per incentivare i lavori di efficientamento energetico: la detrazione fiscale. I crediti di imposta, tuttavia, viene specificato che avranno importanti e sostanziali correzioni. «La nuova misura del piano andrà in supporto delle famiglie a basso reddito, in passato rimaste escluse dagli interventi di efficientamento delle abitazioni». Le risorse a disposizione per l’Ecobonus dedicato alle abitazioni private sono in tutto pari a 4 miliardi di euro. Il meccanismo, come detto, si basa sulle consuete detrazioni fiscali, ma, viene ribadito: «A differenza del passato, con vincoli che le renderanno disponibili solo alle fasce a basso reddito».
Imprese
Un pacchetto di misure è riservato alle imprese, con uno stanziamento di 6,3 miliardi di euro. L’obiettivo è favorire le attività produttive «sostenendo soprattutto quelle di piccola e media dimensione, l’ossatura portante dell’economia italiana». Così come per l’Ecobonus lo strumento a sostegno delle imprese è il credito di imposta. A beneficiarne sarà chi effettuerà «interventi innovativi, volti all’efficienza energetica e all’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili». Gli incentivi sono dedicati a investimenti trasversali nell’industria, per diverse categorie di interventi volti all’efficienza e alla produzione da fonti rinnovabili, destinati a tutte le imprese ed a tutti i settori.