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Golden power: la bozza, il Copasir e i nodi

L'approfondimento di Start Magazine sulla bozza di Dpcm sul golden power

 

Ministeri al lavoro sullo schema di Dpcm per il rafforzamento del golden power, mentre addetti ai lavori e analisti compulsano la bozza in circolazione.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro (M5s), ha reso nell’ultimo consiglio dei ministri un’informativa sulla bozza di Dpcm che dovrà passare al vaglio in una delle prossime riunioni del consiglio dei ministri.

La bozza del Dpcm prevede la protezione di« infrastrutture critiche», «tecnologie critiche», «fattori produttivi critici», «informazioni critiche» e «rapporti di rilevanza strategica».

Inoltre elenca i nuovi settori protetti: energia, acqua, salute, informazioni sensibili, infrastrutture elettorali, finanza, intelligenza artificiale e robotica, semiconduttori, cyber, nano e bio tecnologie, tecnologie spaziali non militari, fattori produttivi e settore agroalimentare, prodotti dual use.

“Il rischio di scalate o di perdite dolorose negli asset strategici italiani è ogni giorno più alto. La fibrillazione è frenetica, soprattutto negli ambienti finanziari. I segnali trasmessi dall’intelligence al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sono continui”, ha scritto il Sole 24 Ore.

Giovedì scorso dal Copasir – il Comitato per la sicurezza della Repubblica presieduto da Raffaele Volpi (Lega) – è arrivato un segnale inequivocabile sulle norme: «Insufficienti».

Le obiezioni del Copasir a maggior ragione valgono per il decreto attuativo, ha aggiunto il Sole 24 Ore: “È una sfida nella sfida: quali norme è il caso di sparare per la tutela della sicurezza economica nazionale. Emergono così scuole di pensiero diverse. Chi sostiene anche dentro il governo – ma non è chiaro perché – norme meno rigide rispetto a un’acquisizione ostile dall’estero. E chi, invece, caldeggia meccanismi severi di difesa normativa contro scalate sempre più insidiose. Nel settore bancario innanzitutto. La bozza di Dpcm messa in circolazione sembra voler sondare gli umori degli interessati. Di certo non è un meccanismo titanico di difesa antiscalate. Secondo fonti qualificate potrebbe rivelarsi – come sostiene il Copasir – poco efficace in particolare nelle scalate bancarie. Le più difficili da contrastare visti i meccanismi intricati in gioco”.

Ci sono alcune domande che circolano fra addetti ai lavori e analisti del comparto sicurezza: “E’ un provvedimento tardivo, specie alla luce di misure simili già prese da tempo da altri Stati? Il Dpcm presta attenzione a settori produttivi e tecnologici che in certa misura si caratterizzano per il basso “tasso” di innovazione, rilevanza strategica?”.

I Servizi – fa notare una fonte parlamentare al corrente del dossier – anche grazie all’opera e contributo del generale Luciano Carta (capo Aise, da pochi giorni alla presidenza di Leonardo), hanno focalizzato con più attenzione e precisione l’intelligence economica (con un acclarato via-vai di dossier per Palazzo Chigi), “ma siamo sicuri che la presidenza del Consiglio abbia tutti i riferimenti utili (specie quelli del Dis)? C’è chi ritiene che manchino, come pure tutti i regolamenti attuativi che dovevano completare la Legge 105/2019”.

Il Sole 24 Ore oggi – a conferma di incertezze e coni d’ombra – parla di Npl (Non Performing Loans, i crediti deteriorati): “Per com’è scritto il Decreto Liquidità, nella vaghezza dei suoi contorni, sembrerebbe infatti che anche le cessioni di crediti deteriorati da parte delle banche possano essere soggette alla normativa sul Golden Power. Questo significherebbe dover notificare al Governo ogni vendita di Npl e attendere il via libera, dilatando i tempi fino a 75 giorni. Insomma: il mercato degli Npl, già colpito dal Covid 19, rischierebbe di impantanarsi ancora di più. Questo per ora è solo un timore, probabilmente non molto concreto. Ma fin tanto che non arriva il decreto attuativo che deve delineare meglio il perimetro del Golden Power, il rischio c’è”.

Non solo Npl. Un analista che segue le questioni tlc sottolinea che nel Dpcm emerge “la necessità di una struttura organizzativa/società che gestisca la futura infrastruttura dei dati essenziali per i cittadini italiani. Ma chi ne farà parte, con quali poteri operativi, con quali incarichi e strumenti concreti?”.

In sostanza, se la rete su cui corrono i dati è in particolare quella di Tim, vi sarà l’infrastruttura di Sparkle (la controllata dell’ex Telecon Italia che ha la proprietà dei cavi sottomarini considerati strategici) a gestire e conservare i dati?

Su tutto questo (che è la vera sostanza del provvedimento, assieme a tutti i decreti attuativi del DL 105/2019 sul Perimetro di cybersicurezza nazionale) c’è una certa “nebbia”, che nessuna mente giureconsulta interpellata finora ha saputo/voluto diradare, nota un tecnico del ramo.

D’altronde c’è chi fa notare che questo approccio “legalistico” si rintraccia nel numero della rivista Gnosis di inizio 2020 tutto dedicato al Golden power: scorrendo l’indice si può intuire chi ha scritto quel Dpcm, cosa avesse in mente e come operare.

QUI LA BOZZA INTEGRALE DEL DPCM SUL GOLDEN POWER

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