skip to Main Content

Giorgetti

Le capriole tassaiole di Giorgetti e Zanetti sugli extraprofitti delle banche

I consigli del tributatista Zanetti (ex deputato montiano) per una tassa sugli extraprofitti delle banche non è stata accolta dal ministro dell'Economia, Giorgetti, che pure aveva sposato l'idea del suo consigliere... Fatti, parole e approfondimenti. L'articolo di Emanuela Rossi

Dal cilindro del governo non uscirà alcuna tassa sugli extraprofitti delle banche. La parola fine al dibattito che ha appassionato anche politici e sindacati – in testa parlamentari M5S e Cgil – l’ha messa il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che però qualche riflessione sull’ipotesi di mettere questa imposta l’aveva fatta. Tanto più che l’idea era sorta proprio dalle parti di Via XX Settembre, per essere più precisi dallo studio del consigliere del ministro, il tributarista Enrico Zanetti.

COS’HA DETTO GIORGETTI DUE GIORNI FA

Intervenendo in videoconferenza all’“Italy Capital Markets Forum” di Bloomberg, lunedì scorso, Giorgetti ha affermato che il sistema bancario italiano “è solido” pure se, come riferisce l’Ansa, deve dimostrare “più flessibilità” sui rendimenti dei conti correnti. Per aggiungere poi: “Non abbiamo in cantiere nessuna tassazione sugli extraprofitti”.

COS’AVEVA DETTO GIORGETTI NELLE SCORSE SETTIMANE

Il mese scorso, però, il responsabile dell’Economia aveva mostrato una certa – seppur timida – apertura nei confronti di questa eventuale imposta. Durante il question time alla Camera, Giorgetti aveva evidenziato che “le banche hanno fatto registrare significativi miglioramenti sul fronte della redditività, grazie al miglioramento del margine di interesse, per effetto di un rapido adeguamento alle decisioni di politica monetaria della Bce degli interessi sul credito erogato alla clientela, che non sta trovando un altrettanto solerte adeguamento degli interessi riconosciuti alla clientela sulla raccolta. Una dinamica questa che il governo non può trascurare e non trascurerà”.

Qualche giorno dopo, nel corso del question time al Senato, il ministro era sembrato tornare sul tema: “Il Governo, tenendo conto del contesto internazionale dei mercati finanziari, guarda con attenzione alle iniziative che il settore bancario porrà in essere per attenuare la divergenza tra l’aumento del margine di interesse sui crediti erogati e quello sui rendimenti dei conti correnti, al fine di garantire condizioni più vantaggiose, oserei dire più eque sulle famiglie”. E ancora, aveva assicurato: “Il governo resta vigile sull’impatto che le condizioni di finanziamento restrittive stanno avendo o possono produrre, sul mercato delle abitazioni e sul risparmio delle famiglie”.

E LE BANCHE?

Il mondo del credito non aveva mostrato invece grande “simpatia” per questa ipotesi. “Su una eventuale tassa sugli extraprofitti non tocca a noi decidere. Il governo deve proporla al Parlamento e poi il Parlamento deciderà” era stato il commento secco – riferito dall’Ansa – del presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, a margine del Festival dell’Economia di Trento.

Nella stessa location le parole del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, erano risuonate molto chiare: “’Gli extra profitti non esistono in dottrina, altrimenti esisterebbero anche le extraperdite”. Secondo il numero uno di Palazzo Altieri “veniamo da un decennio di estrema difficoltà delle banche in cui le banche si sono trovate da sole ad affrontare i problemi. Se lo Stato non poteva aiutare le banche quando erano in difficoltà, non può approfittare ora di un momento di ripresa”. Peraltro, come hanno riportato le agenzie di stampa, Patuelli ha sottolineato che “in questi anni ci sono stati 12 salvataggi delle banche, 11 a carico di banche concorrenti e uno a carico dello Stato e una banca è finita allo Stato. È bene ricordarsi anche questo aspetto”. Insomma, dimenticare quanto accaduto nell’ultimo periodo – è stata la chiosa del presidente dell’Abi – “è concettualmente sbagliato”.

Non a caso ieri, all’indomani della chiusura del ministro dell’Economia alla tassa sugli extraprofitti, è arrivato il plauso di Palazzo Altieri. “Abbiamo apprezzato molto quanto ha detto il ministro Giorgetti, perché ha evidenziato come in questo momento in cui le prospettive anche di crescita, sebbene siano più positive dell’Italia, non escludono una serie di ulteriori rischi per il settore bancario” ha detto Giovanni Sabatini, direttore generale Abi, al Supervision Risks & profitability. Tra questi, ha evidenziato il dg, “una crescita dei crediti deteriorati”, la necessità di “aumentare gli accantonamenti”, “la volatilità dei mercati” che “incide anche sulla valorizzazione dei titoli in portafoglio”. “Quindi, se è vero che i risultati degli ultimi anni hanno visto un miglioramento della redditività delle banche, questa in prospettiva è ancora tutta da ricostruire” ha concluso Sabatini.

I SUGGERIMENTI DEL CONSIGLIERE ZANETTI

Come si diceva, l’ipotesi di tassare gli extraprofitti delle banche è nata proprio in seno al Mef grazie al tributarista Enrico Zanetti, consigliere del ministro Giorgetti, già deputato con Scelta Civica di Monti (dal 2013 al 2018) e prima sottosegretario poi viceministro dell’Economia (dal 2014 al 2016).

Dal 2 dicembre scorso, con decreto del ministro leghista titolare del Mef, Zanetti – che è tornato ad esercitare il suo lavoro di commercialista e revisore legale – è consigliere di Giorgetti al costo di circa 75mila euro lordi annui.

In un articolo pubblicato su Eutekne, quotidiano online dedicato ai temi del fisco, della contabilità, dell’economia e del diritto in generale, Zanetti scriveva: “Se questa politica di rialzo della Bce non sta per ora sortendo grandissimi effetti sul fronte del contrasto all’inflazione, sta però sortendo effetti estremamente significativi sul fronte delle performance economiche degli istituti bancari”.

Il ragionamento dell’ex viceministro, ripreso dal Corriere Economia, parte da prima di luglio 2022 (quando la Bce ha iniziato a rialzare i tassi) e precisamente da quando le banche – con modifiche unilaterali dei contratti – hanno ridotto o azzerato i tassi di interesse riconosciuti ai clienti sulle giacenze dei conti correnti. La crescita dell’inflazione e la conseguente politica rialzista di Francoforte hanno portato gli istituti di credito ad aumentare i tassi su prestiti, mutui e sconfinamenti del conto corrente senza però fare altrettanto con gli interessi sulle giacenze. E il risultato sono gli utili record registrati nel primo trimestre 2023.

Secondo Zanetti “non è semplice per i vertici di una banca, che devono rispondere ai loro azionisti, rinunciare volontariamente a extraprofitti nell’ordine di decine o centinaia di milioni di euro”. Però un aiuto potrebbe arrivare dalla tassa o meglio da un meccanismo che porti le banche a “redistribuire” i maggiori utili. “È del tutto probabile che le banche, tra regalare quegli extraprofitti allo Stato sotto forma di tassazione addizionale e restituire quegli extraprofitti alla propria clientela sotto forma di annullamento delle modifiche contrattuali a sfavore dei clienti, sceglierebbero la seconda opzione”, è stata la sintesi del consigliere di Giorgetti.

Meccanismo che però, evidentemente, non ha convinto il ministro.

Back To Top